Record di morti e suicidi, sovraffollamento record, mancanza di personale. La spirale negativa delle carceri italiane non accenna affermarsi.
- Il tasso di affollamento delle carceri italiane è del 133 per cento, con picchi del 220 per cento.
- Il sovraffollamento riguarda anche le carceri minorili, conseguenza di misure come il decreto Caivano.
- Con 246 morti, di cui 91 suicidi, il 2024 è stato l’anno con più decessi di sempre nelle carceri italiane.
Il nuovo rapporto dell’associazione Antigone sulle carceri italiane, dal titolo eloquente “Senza respiro”, è drammatico come e più di quelli degli anni precedenti. Tra gli elementi più critici c’è ancora una volta il sovraffollamento record, con alcune carceri come quello milanese di San Vittore dove i detenuti sono più del doppio dei posti disponibili. Ora il problema riguarda anche le carceri minorili, dove la popolazione è raddoppiata nel giro di pochi anni. È uno degli effetti della deriva punitiva del governo, che da quando è in carica ha introdotto numerose fattispecie di reati, andando a ingrossare il flusso di ingressi nelle carceri, senza distinzione di età.
Tra le altre problematiche delle carceri italiane denunciate nel rapporto ci sono la carenza del personale e la compressione dei diritti. Il risultato è quello di un sistema penitenziario in profonda crisi, dove regnano insofferenza e apatia, e dove ci si ammala a livello corporale e mentale. Non è un caso che il 2024 sia stato il peggior anno di sempre in termini di suicidi da quando si registra questo dato, con ben 91 morti.
Il sovraffollamento delle carceri
Al 30 aprile 2025 erano 62.445 le persone detenute nelle carceri italiane. È un dato allarmante, se si pensa che la capienza del sistema penitenziario è di circa 51mila posti, a cui vanno sottratti circa 4mila posti inagibili per lavori di ristrutturazione. Sono dunque circa 47mila i posti disponibili e questo significa che oggi il tasso di affollamento è del 133 per cento.
L’istituto messo peggio da questo punto di vista è quello di Milano San Vittore, con un tasso di affollamento del 220 per cento. Significa che i detenuti sono più del doppio dei posti disponibili e che ci si arrangia con brandine e altri spazi di fortuna, riducendo drasticamente lo scarso spazio a disposizione dei detenuti, così come la possibilità di accedere ai servizi di base. Le altre carceri dove la popolazione è più del doppio dei posti disponibili sono quelle di Foggia (212 per cento), Lucca (205 per cento) e Brescia (201 per cento).
Deriva repressiva
Uno degli elementi più critici che emerge dal nuovo rapporto dell’associazione Antigone riguarda gli istituti penali per minorenni (Ipm). Alla fine del 2022, quando si è insediato il governo Meloni, le presenze erano 381. Ora sono 611, quasi il doppio. E non è un caso.
Decisivo in questo senso è stato il cosiddetto “Decreto Caivano”, che ha aumentato le pene per i reati commessi da minorenni e ha incrementato notevolmente il ricorso alla custodia cautelare in carcere. È solo una delle tante iniziative repressive introdotte dall’attuale esecutivo, che nel corso del suo mandato ha creato numerose nuove fattispecie di reato che hanno ingrossato il flusso di persone verso le carceri, anche per piccoli reati, aggravando la situazione di sovraffollamento. L’ultimo decreto sicurezza, attualmente in discussione in parlamento, prosegue in questa direzione, prevedendo tra le altre cose il reato di rivolta in carcere, che mira a sopprimere ogni voce di dissenso tra i detenuti e ad aggravare ulteriormente le loro pene.
Morire di carcere
Il 2024 è stato il peggior anno di sempre in termini di morti nelle carceri, quanto meno da quando si registrano i dati. Sono 246 le persone che hanno perso la vita nel corso della loro detenzione e in 91 casi si è trattato di suicidio, anche questo un record negativo.
Sono tante le motivazioni dietro a questi numeri. Il carcere è un luogo patogeno, abitato da persone che vengono perlopiù da contesti di marginalità e che sono dunque molto fragili alle malattie, sia fisiche che mentali. Il sovraffollamento, le scarse attività (in media c’è un educatore ogni 64 detenuti) e le difficoltà nell’accesso alle cure sanitarie non fanno altro che peggiorare il quadro. Nel rilevamento svolto nel 2024-2025 dall’associazione Antigone sono stati constatati 27 episodi di autolesionismo ogni 100 detenuti, un dato in aumento rispetto ai 21 della rilevazione dell’anno scorso. E i numeri sono più alti lì dove è maggiore il sovraffollamento.
Le soluzioni di Antigone
L’associazione Antigone sottolinea che il 51,2 per cento dei detenuti con condanna definitiva ha meno di tre anni da scontare. Più di 1.370 persone sono in carcere per pene inferiori a un anno. Tutti questi soggetti, almeno teoricamente, potrebbero aver diritto all’accesso a misure alternative al carcere e questo permetterebbe di ridurre la pressione sugli istituti, abbattendo il sovraffollamento. Eppure l’unica soluzione prospettata dal governo Meloni è quella di costruire nuove carceri, misure a lungo termine che non risolvono l’emergenza attuale e che non fanno altro che giustificare e alimentare per il futuro la logica della repressione.
Di fronte a questa situazione emergenziale, Antigone ha avanzato tre proposte che si possono rendere immediatamente operative. Un atto di clemenza per i detenuti con residuo pena inferiore ai due anni. Provvedimenti collettivi di misura alternativa decisi dai Consigli di disciplina da riunirsi in forma straordinaria per discutere grazie e altri provvedimenti per detenuti che abbiano meno di un anno di pena. Divieto di nuove carcerazioni, se non in casi eccezionali, se non vi è un posto regolamentare disponibile.
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