L’organizzazione palestinese Hamas ha modificato per la prima volta in 30 anni il proprio programma politico. Gelo da Israele.
Le case colpite dai raid israeliani senza motivo, a Gaza
B’Tselem, un gruppo israeliano per la difesa dei diritti umani, ha criticato le Forze di difesa israeliane (Israel defense forces, Idf) per aver deliberatamente condotto raid aerei sulle abitazioni private dei palestinesi uccidendo centinaia di civili. L’accusa si riferisce ai bombardamenti effettuati sulla striscia di Gaza dall’8 luglio al 26 agosto 2014, durante l’operazione Margine
B’Tselem, un gruppo israeliano per la difesa dei diritti umani, ha criticato le Forze di difesa israeliane (Israel defense forces, Idf) per aver deliberatamente condotto raid aerei sulle abitazioni private dei palestinesi uccidendo centinaia di civili. L’accusa si riferisce ai bombardamenti effettuati sulla striscia di Gaza dall’8 luglio al 26 agosto 2014, durante l’operazione Margine protettivo (Operation protective edge).
Raid deliberati. Le forze israeliane, formalmente alla ricerca di terroristi di Hamas, hanno ucciso circa 2.200 palestinesi in 50 giorni, tra cui 500 bambini e 250 donne secondo i dati delle Nazioni Unite basate su fonti non solo palestinesi. L’indagine di B’Tselem ha preso in esame 70 raid che avrebbero causato la morte di 606 persone mentre si trovavano all’interno o nei pressi delle loro case. Tra queste ci sarebbero anche 93 bambini sotto i cinque anni di età.
© Khalil Hamra/AP
Secondo il gruppo umanitario, dunque, Israele avrebbe agito in violazione del diritto internazionale umanitario: “Non si può dire che l’esercito non sapesse o non potesse sapere quanti civili stavano morendo durante gli attacchi” ha detto Yael Stein, a capo dell’indagine. “Forse il primo o secondo giorno. Ma al decimo o al ventesimo giorno, quando vedi quanti civili stanno morendo… questi attacchi non si sarebbero dovuti verificare”.
Cos’è B’Tselem. È un centro di informazione sui diritti umani nei territori occupati nato nel febbraio del 1989 da un gruppo di accademici, avvocati, giornalisti e rappresentanti della Knesset, il parlamento unicamerale israeliano. Già a dicembre, un’altra organizzazione non governativa, Amnesty International, ha scritto che la distruzione di quattro edifici a più piani abitati da civili avvenuta negli ultimi giorni del conflitto è stata “deliberata e senza alcuna giustificazione dal punto di vista militare”. Per fortuna, in quel caso, nessuno ha perso la vita.
La ricostruzione bloccata. Durante il conflitto della scorsa estate sono morti anche 67 militari e 6 civili di nazionalità israeliana e sono state distrutte circa 20mila abitazioni. A settembre, l’inviato delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Robert Serry, era riuscito a far raggiungere un accordo per la ricostruzione della striscia di Gaza concedendo l’ingresso di materiali edili come il cemento. Ora, però, quell’accordo è sospeso in quanto le casse dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione (Unrwa) non hanno fondi per aiutare i palestinesi in difficoltà. Dei 5,4 miliardi di dollari promessi dalla comunità internazionale, non si è ancora visto un centesimo secondo il direttore dell’Unrwa a Gaza, Robert Turner.
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