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In Europa come negli Stati Uniti, in Canada come in Australia e Nuova Zelanda, la consegna della posta è sempre più spesso affidata a una straordinaria varietà di veicoli elettrici. Anche l’Italia fa la propria parte grazie alla nuova flotta di van Nissan a batteria.
Nel mondo, ogni giorno vengono recapitati milioni di pacchi e di lettere, trasportati con mezzi di ogni genere che percorrono tragitti molto diversi tra loro, spaziando dalle rotte intercontinentali a poche centinaia di metri all’interno dei centri urbani. La consegna della posta, del resto, è una delle attività cruciali nell’architettura della società civile, sin dai tempi remoti. Un’attività che l’era moderna sta portando a una radicale evoluzione nella direzione della sostenibilità, introducendo una miriade di veicoli elettrici deputati a percorrere il cosiddetto “ultimo miglio”, vale a dire destinati alla distribuzione capillare all’interno delle città. Una fase cruciale, dato che il 75 per cento dei trasporti nazionali avviene in un raggio d’azione massimo di dieci chilometri.
Auto, furgoni, biciclette, quadricicli leggeri e tricicli elettrici sono i veicoli più utilizzati nel mondo per la consegna di pacchi e lettere. Una varietà di mezzi destinata a crescere ulteriormente, dato che sono allo studio droni e segway specifici per il trasporto delle merci. In Germania, ad esempio, da anni le e-bike in configurazione standard o “cargo” – con portata massima di 500 kg – operano all’interno dei centri cittadini, così da abbattere le emissioni di polveri sottili, contenere il traffico e garantire al tempo stesso un servizio capillare. Una pratica tanto radicata e apprezzata da aver convinto Deutsche Post a collaborare con il gigante della distribuzione DHL per lo sviluppo di un veicolo elettrico specifico, chiamato StreetScooter, destinato alle consegne a medio raggio, dove le e-bike non potrebbero arrivare. Un furgone lungo 4,6 metri e con un’autonomia di circa 120 km a pieno carico.
Veicoli elettrici a quattro ruote sono da anni in dotazione al servizio postale francese, ma ora la realtà transalpina cambia passo, indirizzandosi nettamente verso l’alimentazione a batteria. Oggi, nella flotta de La Poste, si contano infatti ben 25mila mezzi a ridotte emissioni, ripartiti tra biciclette a pedalata assistita, quad, tricicli e furgoni. E-bike che spopolano anche in Croazia, mentre le applicazioni più originali vengono da Nuova Zelanda e Australia. Nel primo caso, infatti, sono stati presentati i primi prototipi di segway cargo, vale a dire l’evoluzione adattata al trasporto merci dell’originale due ruote che imita l’equilibrio umano. Forte di un’autonomia di circa 40 km, è ideale per la consegna di lettere e piccoli pacchi. Identica destinazione d’uso per i droni, testati da Amazon in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, ma già in azione in Australia, dove il servizio postale ha attivato alcuni velivoli per la logistica a breve raggio, con portata massima di 2,5 kg e altezza operativa di 120 metri. Una rivoluzione.
Mentre il Canada introduce i primi quad, o meglio UTV (Utility Task Vehicle), a batteria, in grado di consegnare la posta anche in presenza di neve e terreni forestali, il Sud Africa punta su di una versione speciale delle macchinette da golf e la città di San Francisco, in California, introduce gli scooter cargo, in grado di trasportare oggetti grandi quanto un televisore all’interno del telaio. Tanto fermento e tanta creatività trovano terreno fertile anche nel nostro Paese? Per una volta, la risposta è positiva. Poste Italiane e Nissan hanno infatti siglato un accordo per rendere operativa una grande flotta di veicoli commerciali elettrici. 70 van a batteria eNV200 entrano in funzione, tramite le società di noleggio a lungo termine Arval e Leasys, in diverse località dello Stivale – incluse Torino, Milano, Brescia, Roma, Avellino e Bari – con l’obiettivo di abbattere le emissioni nelle consegne a breve percorrenza.
Lo sviluppo della mobilità elettrica nell’ambito del trasporto delle merci sgretola uno degli ultimi “miti negativi” legati alla trazione a batteria, vale a dire la presunta impossibilità di destinare questa forma di propulsione alla logistica commerciale. Un passo avanti verso una società più sostenibile, ma non per questo meno pratica e concreta.
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