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Con le cooperative di piattaforma, la sharing economy mostra il suo volto etico

Ovunque nel mondo utenti e lavoratori si uniscono per dare vita a servizi di sharing economy democratici e cooperativi. Contro lo strapotere dei giganti della Silicon Valley.

Alzi la mano chi non ha mai prenotato un pernottamento su AirBnB? E chi non è mai rientrato da una serata con un’auto di Uber? O ancora, chi non ha mai pensato di farsi portare la cena a casa dai fattorini di Deliveroo? Servizi diversi, un medesimo funzionamento: un’applicazione per smartphone, privati cittadini che si mettono a disposizione per offrire questo o quel servizio (affittarvi casa loro, accompagnarvi a casa in auto…) e prezzi ultracompetitivi. Facile, smart. E se a qualcuno non piace, come ai tassisti che ieri ancora una volta protestavano nelle principali città d’Italia contro Uber, la risposta la si da parafrasando l’Humphrey Bogart di Casablanca: “È la sharing economy, bellezza. E non puoi farci niente”. Oppure sì?

Le cooperative di piattaforma, quando l’800 incontra il web 2.0

Passata l’euforia iniziale infatti, qualcuno si è accorto che, se da un lato queste piattaforme riuscivano a generare enormi profitti mettendo fine a posizioni di rendita in molti settori a tutto vantaggio degli utenti, questo avveniva il più delle volte a scapito di chi era chiamato a realizzare la prestazione. In Italia, il caso dei fattorini di foodora è solo l’ultimo esempio. Un’“economia dei lavoretti” stava avendo la meglio sulle promesse di condivisione. Ma se invece di appartenere a fondi di investimento o a un team di startupper,  queste piattaforme fossero nelle mani di chi le fa vivere e se ne serve? E’ più o meno quanto si è detto il ricercatore alla New School di New York e attivista Trebor Scholz quando nel 2014, andando a ripescare un movimento vecchio di oltre 200 anni come quello cooperativo, ha coniato il termine di “cooperativismo di piattaforma”. Insieme al giornalista Nathan Schneider, Scholtz ha pubblicato nel 2015 Ours to Hack and to Own: The Rise of Platform Cooperativism, a New Vision for the Future of Work and a Fairer Internet, la bibbia del cooperativismo di piattaforma di cui si trovano sintesi anche in italiano.

Da pedine a padroni

La piattaforme cooperative mettono l’infrastruttura nelle mani delle persone, nel rispetto dei principi dell’Alleanza internazionale delle cooperative che, declinati in chiave digitale, impongono alle cooperative di piattaforma di essere trasparenti sul trattamento dei dati dei clienti e di chi ci lavora, democratiche e partecipative, perché chi farà vivere la piattaforma deve essere implicato nella sua creazione. Ma anche di garantire un salario dignitoso nel rispetto dei diritti sindacali e della libertà di espressione, in chiara opposizione alle derive rappresentate dai sistemi di sorveglianza e valutazione della reputazione di applicazioni come Lyft o Uber. Nel concreto, esempi di cooperative di piattaforma non mancano. Nata nel 2012, Stocksy è già una succes story. Si tratta di una piattaforma di diffusione di immagini e fotografie di stock (usate nella pubblicità, nella comunicazione, nell’editoria…) di proprietà degli artisti e fotografi stessi. Nel 2015 ha realizzato utili per 200mila dollari, tutti ridistribuiti al suo migliaio di membri. Sullo stesso modello di Stocksy, nella baia di San Francisco sta nascendo Loconomics, una cooperativa di proprietà di lavoratori che eseguono servizi a domicilio. Qualcosa di simile a quanto fa in in Belgio la cooperativa Smart. A Berlino, la piattaforma cooperativa di streaming musicale resonate si rivolge agli artisti stufi che i clic sui loro video portino profitti solo a Google. In Francia, Hotel du Nord è una cooperativa creata da alcuni abitanti di Marsiglia come alternativa ad AirBnB mentre Les courses Asteur è il nome della cooperativa di fattorini in bici nata a Dunkerque per finirla con lo strapotere dei vari Deliveroo e Foodora… Piccoli Davide contro Golia accomunati dal rifiuto dell’uberizzazione come sola chiave di lettura dell’economia digitale e solo modello possibile di sharing economy.

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