Covid-19

Coronavirus: tre i morti in Italia, oltre 150 i contagi. Gli aggiornamenti in tempo reale

Cerchiamo di fare chiarezza sulla diffusione del nuovo coronavirus in Lombardia e Veneto. Quanti sono i contagi, a chi è stato fatto il test, perché si è deciso per l’isolamento.

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23 febbraio ore 21:00 – Le vittime per il coronavirus in Italia sono tre. Ad aggiungersi è una donna ricoverata a Crema (provincia di Cremona) in oncologia, con una situazione molto compromessa e che ha contratto anche il virus, secondo quanto dichiarato dall’assessore lombardo Giulio Gallera. Il numero dei contagi sale a 152 (di cui 112 in Lombardia), comprese le tre persone decedute. Scuole e università chiuse in Piemonte, Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.

23 febbraio ore 11:00 Secondo caso di contagio in provincia di Milano. Si tratta di un uomo di 71 anni residente a Mediglia. Le attività universitarie sono state sospese nel capoluogo lombardo e la partita Inter-Sampdoria è stata rinviata.

Secondo contagio anche a Torino. Il paziente lavora in una ditta di Cesano Boscone e avrebbe contratto il virus da un altro dipendente non cesanese, proveniente dal focolaio di Codogno. Sono in corso le verifiche.

E’ poi risultato positivo al test del coronavirus un diciassettenne residente in un paese della Valtellina, che studia però all’istituto agrario di Codogno. Venerdì, dopo esser tornato nel paese della provincia di Sondrio, ha iniziato ad avere la febbre e gli è stato fatto il tampone all’ospedale di Sondrio.

Il bilancio aggiornato pubblicato dall’università statunitense Johns Hopkins e pubblicato dall’agenzia Ansa riporta i seguenti dati:

  • totale dei contagi nel mondo: 77.662
  • totale dei decessi nel mondo: 2.360
  • totale dei pazienti guariti nel mondo: 21.029

Aggiornamento 22 febbraio ore 20:30 – Primo caso di contagio a Milano. È un uomo di 78 anni residente a Sesto San Giovanni, ricoverato all’ospedale San Raffaele da una settimana. Gli esperti stanno cercando di capire se sia collegato o meno al focolaio del Lodigiano, da dove tutto è partito.

Nel frattempo sono arrivati i risultati ai test degli anticorpi per il presunto paziente zero: non è lui. “Il paziente zero non ha sviluppato gli anticorpi, non è lui. Va cercato. Questo cambia tutto il quadro”. Lo dice il vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, avvicinato dai cronisti nella sede della Protezione civile.


Aggiornamento 22 febbraio ore 18:00 –  Il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio ha confermato il primo caso di contagio da coronavirus a Torino. Si tratta di un uomo di quarant’anni che ha avuto contatti con i casi in Lombardia. Lui e la sua famiglia sono stati messi in quarantena.

Aggiornamento 22 febbraio ore 16:30 – Il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana ha confermato che sono ormai 39 i contagiati dal coronavirus sul territorio di propria competenza. Ai quali si aggiungono altri undici casi in Veneto. Secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, c’è anche un caso sospetto in Umbria: si tratta di una persona che è stata posta in isolamento.

Nel frattempo, il numero di vittime è salito a due. Il secondo decesso, come nel primo caso, ha riguardato una persona ultrasettantenne, già debilitata da una polmonite.

Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr di Pavia, ha commentato all’agenzia Agi la ricerca cinese sulla morbilità, spiegando che senza complicazioni il 95% dei malati guarisce senza gravi complicazioni. Inoltre, ad essere colpiti sono soprattutto gli anziani, molto meno i bambini.


Primo morto in Italia per coronavirus. Si tratta di un uomo di 78 anni, deceduto venerdì sera poco dopo le 22.45 all’ospedale di Schiavonia, in provincia di Padova: è uno dei due pazienti positivi al coronavirus. Lo conferma all’Ansa il governatore Luca Zaia. I contagiati sono quindici in Lombardia, nel lodigiano, e uno in Veneto, nel padovano.

Si chiamava Adriano Trevisan ed era di Vo’ Euganeo. L’uomo era stato ricoverato da una decina di giorni per precedenti patologie, ma le sue condizioni sono peggiorate così velocemente che “non c’è stato neppure il tempo per poterlo trasferire” ha affermato il governatore Luca Zaia.

Aumentano i contagi da coronavirus in Lombardia

I casi di contagio da nuovo coronavirus (denominato ufficialmente Covid-19) in Lombardia sono aumentati vertiginosamente nella giornata di venerdì 21 febbraio. Ma se da un lato questa notizia potrebbe creare il panico, dall’altro è anche sinonimo di un sistema sanitario che funziona nel modo corretto e che ha saputo reagire mettendo in atto le misure necessarie.

È quanto è emerso da due conferenze stampa tenute a Palazzo Lombardia a cui hanno partecipato Roberto Speranza, ministro della Salute; Giulio Gallera, assessore al Welfare della regione Lombardia; Attilio Fontana, presidente della regione Lombardia; Maria Gramegna e Luigi Cajazzo, entrambi direttori generali del welfare della Lombardia; Pietro Foroni, assessore al territorio e alla protezione civile; Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità e Angelo Borrelli, capo del dipartimento della Protezione civile.

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Molti i temi affrontati durante le conferenze, ma accomunati tutti dallo stesso filo rosso: il sistema sanitario ha risposto alla crisi nel migliore dei modi. La giornata era partita con sei contagi registrati nel lodigiano – un 38enne, la moglie e un amico e altre tre persone –, per concludersi con quindici casi, un decesso e dieci comuni in isolamento. Le misure adottate, considerate agli occhi di molti come drastiche, hanno invece permesso di risalire rapidamente ai movimenti dei pazienti, individuare le persone con cui sono venuti in contatto e procedere con le misure sanitarie più opportune per proteggere le loro vite e quelle di chi gli sta intorno. L’ospedale Sacco di Milano è stato designato, insieme all’ospedale Spallanzani di Roma, come il centro di riferimento per trattare casi di bioemergenze.

Vediamo quali sono stati i punti più importanti della giornata:

Cosa si sa dell’uomo di 38 anni ricoverato a Codogno?

L’uomo lavora all’Unilever di Casalpusterlengo. Non è stato in Cina, ma ha avuto contatti con l’ipotetico paziente 0 che è tornato dal Paese ai primi di febbraio. Durante il mese di febbraio avrebbe partecipato a diversi eventi e cene con amici, ai quali è stato effettuato il test.

La cronologia conosciuta fino a questo momento e confermata dalle autorità è la seguente:

  • Il 15 di febbraio manifesta i primi sintomi;
  • il 18 febbraio si reca per la prima volta al pronto soccorso di Codogno. Lamenta uno stato febbrile ma le sue condizioni non lasciano intendere niente di più serio di un’influenza. Non segnala nessun viaggio in Cina negli ultimi mesi e per questo viene rimandato a casa;
  • il 19 febbraio le sue condizioni degenerano. Viene portato nuovamente al pronto soccorso e ricoverato in terapia intensiva. Incalzata dalle domande degli infermieri e dei medici, la moglie ricorda che un amico dell’uomo è rientrato a metà gennaio dalla Cina. A lei e al marito vengono quindi fatti i test per verificare il contagio da Covid-19. Entrambi risultano positivi e vengono messi in isolamento;
  • attualmente è ricoverato all’ospedale di Codogno in terapia intensiva. Le sue condizioni sono gravi, ma stabili.

Cosa si sa della moglie

Si tratta di un’insegnante, ma al momento non sta lavorando perché si trova in maternità. È ricoverata in isolamento all’ospedale Sacco di Milano le e sue condizioni sono positive.

Chi è il terzo caso

Il terzo caso è un uomo di Codogno, un podista di 40 anni che fa abitualmente sport con il 38enne contagiato. È stato ricoverato all’ospedale di Codogno la sera di giovedì 20 febbraio con una polmonite ed è risultato positivo al Covid-19. Attualmente è ricoverato al Sacco di Milano.

Chi è l’ipotetico paziente 0

L’uomo che si pensava fosse l’ipotetico paziente zero è risultato negativo al tampone faringeo per testare la presenza di coronavirus e non ha sviluppato gli anticorpi che gli sarebbero serviti per sconfiggere il Covid-19. Quindi non è lui la persona dalla quale sono partiti i contagi. La conferma è arrivata nella serata di sabato 22 febbraio dal vice ministro della Salute, Pierpaolo Sileri, avvicinato dai cronisti nella sede della Protezione civile.

L’uomo che si presupponeva fosse il paziente zero lavora alla Mae di Fiorenzuola d’Arda e trascorre in Cina la maggior parte dell’anno. È ritornato dal Paese il 21 gennaio scorso e si è incontrato svariate volte con il 38enne ricoverato a Codogno.

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Un uomo è stato ricoverato all’ospedale di Codogno, in provincia di Lodi, con una forte insufficienza respiratoria. È risultato positivo al test del coronavirus © Sylvain Lefevre/Getty Images

Chi sono le altre tre persone contagiate

Si tratta di tre persone di un’età compresa tra i settanta e gli ottant’anni che sono state ricoverate a Codogno. Si conoscono fra loro in quanto frequentano lo stesso bar insieme al podista e a suo padre. Sono stati tutti ammessi al pronto soccorso nella notte di giovedì 20 febbraio. Uno di loro si è auto presentato in ospedale, mentre gli altri due sono stati portati in ambulanza.

Anche il medico del 38enne è stato ricoverato in ospedale

Stando alle ultime informazioni, il medico di base del 38enne contagiato è stato ricoverato in ospedale, al Sacco, a causa di una polmonite. Sono in corso gli accertamenti.

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Quanti sono i nuovi contagi in Italia

Sono 16 i nuovi contagi in Italia:

  • 15 si trovano in Lombardia: il 38enne, la moglie, l’amico podista e le altre tre persone sono i sei casi originali. Durante la giornata sono risultati positivi al test anche altre otto persone: cinque sono medici e infermieri dell’ospedale di Codogno e tre sono pazienti. Sono tutti venuti in contatto con il 38enne. In serata è poi stato reso noto che anche il medico del 38enne è stato ricoverato in ospedale;
  • 1 si trova in Veneto: si tratta di un anziano risultato positivo al test ricoverato presso l’Azienda ospedaliera di Padova. I tamponi sono stati inviati all’Istituto Spallanzani di Roma e si attendono ora i risultati di ulteriori analisi. L’altro anziano che era ricoverato nella stessa struttura è deceduto nella serata di venerdì 22 febbraio.

L’ipotetico paziente 0 non è incluso in questo conteggio in quanto è risultato negativo al test.

A chi è stato fatto il test

Le autorità sanitarie stanno cercando di rintracciare i “contatti stretti” dei pazienti affetti dal nuovo coronavirus. Verranno tutti sottoposti ad un test. Fino ad oggi, sono state visitate 150 persone, compresi i colleghi, gli operatori sanitari e chiunque abbia avuto un contatto diretto con i contagiati. Per il momento un’unità mobile si è recata presso la sede dell’Unilever dove lavora il 38enne e ha eseguito i tamponi a 120 dei 160 dipendenti dell’area ricerca e sviluppo. Sono in corso le analisi.

È il caso di indossare una mascherina?

“Le mascherine devono essere utilizzate solamente da chi risulta positivo ai test per evitare di infettare le persone intorno a lui. La gente non ha bisogno di metterle”. È quanto hanno affermato il presidente della regione Lombardia Fontana e l’assessore al Welfare Gallera.

https://youtu.be/0KBvReECRrI

Quali comuni sono stati isolati

Una cabina di regia presieduta da Attilio Fontana,  Roberto Speranza e Angelo Borrelli ha deciso di istituire un’ordinanza per isolare i dieci comuni in cui afferiscono e si muovono le persone risultate positive al Covid-19.

Per il momento, l’ordinanza è valida fino a domenica e si estende per i comuni di:

  • Codogno
  • Castiglione d’Adda
  • Casalpusterlengo
  • Maleo
  • Fombio
  • Bertonico
  • Castelgerundo
  • Terranova dei Passerini
  • Somaglia
  • San Fiorano.

Cosa comporta l’isolamento

La popolazione di questi dieci comuni è invitata a rimanere nelle proprie case e sono state sospese tutte le manifestazioni pubbliche, le attività commerciali, le attività lavorative per le imprese della zona, le attività sportive e le attività educative.

Scienziato conduce test sul Coronavirus
Fino ad oggi, sono state visitate 150 persone © Jane Barlow – Wpa Pool/Getty Images

L’isolamento è una misura per tutelare il bene comune

Il ministro Speranza ha sottolineato come la scelta dell’isolamento sia stata presa a titolo precauzionale: l’unico scopo è evitare il più possibile la diffusione del virus e circoscrivere le aree di contagio. Secondo Silvio Brusafferro, dell’Istituto superiore di sanità, si tratta delle misure più avanzate mai adottate fuori dalla Cina. Anche Gallera concorda: “In Germania e in Francia sono stati registrati dei casi – rispettivamente 16 e 10 – riuniti intorno a due cluster comuni: un’azienda e una scuola. Isolarli ha contribuito ad evitare la diffusione del virus”.

Il presidente Fontana ha poi esortato i media a “far capire ai cittadini che le misure assunte non sono cose terribili, ma sono gli unici mezzi a nostra disposizione per dare una risposta preventiva ed evitare la diffusione del contagio. Sono fondamentali per il bene di tutta la comunità”.

Ci sono strutture adatte a far fronte all’isolamento

Gli ospedali non sono equipaggiati per poter gestire un alto numero di pazienti in isolamento. L’assessore Gallera ha spiegato che i contagiati hanno bisogno di un letto e un bagno privati, staccati dal resto della struttura e regolarmente igienizzati. Solo così l’isolamento può essere davvero efficace. Negli ospedali, questo non è sempre possibile.

Sono state quindi individuate due strutture, una a Milano e una a Piacenza, adatte a queste necessità. Potranno ospitare fino a 150-180 persone, ma si spera non ce ne sia bisogno. È in corso un censimento per individuare altri edifici che rispondono ai requisiti richiesti, con particolare attenzione verso le strutture alberghiere.

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