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Così in terra, il film di Paolo Santolini dedicato al fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, racconta gli sforzi quotidiani di un uomo in lotta contro le mafie e per gli emarginati.
È la storia della vita di una persona, un uomo e un sacerdote che ha fatto della fede e dell’impegno sociale la propria ragione di vita. C’è la storia di Libera, con la sua lotta alla criminalità organizzata, e di tutto ciò che è venuto prima di Libera: dalla comunità Gruppo Abele, sorta nei primi anni Settanta con l’obiettivo di aiutare i disadattati e i drogati per strada, passando per il Coordinamento nazionale delle comunità di accoglienza e la Lega italiana per la lotta contro l’Aids. E ci sono le storie di tanti altri esempi come lui, nel film dedicato a don Luigi Ciotti, “Così in terra”, il racconto cinematografico fatto da Paolo Santolini (con le musiche di Billy Martin) di uno degli uomini più amati d’Italia, ma anche tra i più esposti e a rischio, costretto a vivere sotto scorta.
Don Luigi Ciotti viaggia sempre: in un’ora e mezza di film lo vediamo sempre in macchina o in treno, dalla sua Torino alla Sicilia passando per Napoli, per eventi di sensibilizzazione, incontri politici o per commemorazioni come quella per don Peppino Diana, prete assassinato nel 1994 per la sua opposizione alla camorra. E lo fa sempre con due testi sotto braccio, il Vangelo e la Costituzione italiana: i due strumenti di quella rivoluzione delle coscienze che l’idea di Libera pratica ogni giorno. Un lavoro costante e instancabile volto a cucire e ricucire le parti sane dell’Italia.
L’importanza di uscire e di muoversi, di denunciare la perdita di umanità ma anche di capacità e onestà politica, perché un fenomeno come l’immigrazione non si può reprimere o respingere con i muri e le espulsioni, si deve governare con lungimiranza, pragmatismo e, certo, umanità pic.twitter.com/q39iZLc0oI
— libera contro mafie (@libera_annclm) 27 ottobre 2018
Tra esortazioni (“C’è bisogno di parlare chiaro, anche nelle omelie” dice esaltando la figura di don Diana; “tutti chiedono tolleranza zero, ebbene: chiediamola anche a noi stesso” quando invita tutti a non abbassare mai la testa di fronte ai soprusi) e citazioni fondamentali (“diventate sovversivi – diceva il vescovo Tonino Bello – Non fidatevi dei cristiani autentici che non incidono sulla crosta della società. Fidatevi dei cristiani autentici sovversivi”) Don Ciotti ci si rivela come una forza carismatica della natura e di Dio, ma anche e soprattutto come un uomo, e Santolini ce lo mostra “per quello che è, senza rappresentazioni” inserendo anche un raro momento di stanchezza: “Sono mesi che non ho una serata libera” confida con un sorriso durante l’ennesima manifestazione, rendendolo al pubblico ancora più un esempio, perché ancora più vicino.
La proiezione del film (che vanta già un passaggio in Rai la scorsa estate) è stata ospitata nell’auditorium Avolio della Confederazione italiana agricoltori, la cui collaborazione con Libera risale fino al 2001, anno della fondazione della prima cooperativa Placido Rizzotto nel palermitano, ed è stata sancita nel 2008 da un protocollo d’intesa con cui la confederazione si impegna attraverso le sue strutture e i suoi tecnici a fornire assistenza e consulenza alle cooperative e ai soci del progetto Libera Terra nella gestione dei terreni confiscati alle mafie. “Siamo grati a Don Ciotti per il suo coraggio e per la sua visione, che ne fanno un vero politico – dice Dino Scanavino, presidente nazionale della Cia – Lui fa politica tutti i giorni e ha una prospettiva dello sviluppo della società che è da ammirare. Siamo sicuri che Don Ciotti non si fermerà davanti alle minacce e continuerà nel suo coraggioso lavoro di contrasto alle mafie. E di promozione della legalità attraverso il riutilizzo sociale di beni e terreni confiscati alla criminalità organizzata”.
Ma anche Davide Pati, vicepresidente di Libera, ha voluto raccontare un suo piccolo pezzo della storia di Don Ciotti: “Chi lavora con lui sa che la sua vita è caratterizzata dall’incontro con le persone. Oggi abbiamo uno scenario non facile, segni di smarrimento, paure, fragilità. Dobbiamo essere coscienti di come alcuni percorsi che ci hanno visti protagonisti in passato hanno permesso a tante persone di rialzare la testa e hanno dimostrato che si può cambiare strada, andare verso l’inclusione sociale, verso una politica attenta alle persone”. Uno sforzo che passa anche per la diffusione di una testimonianza come quella di questo film.
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