Covid-19

Covid-19, 400mila nuovi contagi e 3.700 morti in un giorno in India

La diffusione del coronavirus in India è sempre più preoccupante. Arrivati aiuti dal mondo occidentale, ma la situazione è per ora in peggioramento.

Più di 400mila nuovi casi e quasi 3.700 morti in sole 24 ore. Gli ultimi dati disponibili sull’esplosione della pandemia in India, relativi alla giornata di sabato 1 maggio, sono agghiaccianti. La diffusione del coronavirus nell’immensa nazione asiatica appare ormai fuori controllo. Ospedali e personale medico non sono in grado di fronteggiare la situazione: mancano posti letto, medicinali e ossigeno. Tanto che sono numerosi i decessi di persone in attesa di ricevere delle cure.

La crisi sanitaria in India
Pazienti trattati all’esterno di un ospedale nello stato dell’Uttar Pradesh, in India © Rebecca Conway/Getty Images

I numeri reali potrebbero essere peggiori di quelli ufficiali

I numeri ufficiali, inoltre, secondo esperti citati dalla stampa internazionale potrebbero essere perfino sottovalutati. Ufficialmente, sono circa 20 milioni le persone che hanno contratto il coronavirus, a fronte di una popolazione di quasi 1,4 miliardi.

Per cercare di aiutare il governo di Nuova Delhi e aiutare i malati di Covid-19, alcune nazioni occidentali hanno inviato nei giorni scorsi degli aiuti. Un aereo militare proveniente dalla Germania ha consegnato 120 respiratoti. Dagli Stati Uniti sono arrivate più di 400 bombole d’ossigeno e un milione di test per verificare la presenza del virus.

Dal mondo occidentale in arrivo in India ossigeno e respiratori

Al contempo, un cargo è atterrato nella mattinata del 2 maggio sul suolo indiano, proveniente da Parigi: a bordo 28 tonnellate di strumenti medici, tra i quali otto generatori d’ossigeno da 20mila litri l’ora. Essi saranno distribuiti ad altrettanti ospedali indiani: sei nella capitale, uno nello stato di Haryana e uno nello stato di Telangana. Il Regno Unito, inoltre, fare recapitare prossimamente mille respiratori, dopo i 200 già inviati, assieme a 495 concentratori d’ossigeno.

L’India ha aperto la campagna vaccinale all’insieme della popolazione adulta, ovvero circa 600 milioni di persone. Finora però sono stati somministrati soltanto 150 milioni di vaccini, il che significa una copertura dell’11,5 per cento della popolazione. Si punta ad arrivare a 250 milioni di qui a luglio. Inoltre, soltanto 25 milioni di cittadini hanno già ricevuto due dosi.

Le possibili ragioni dell’esplosione dei contagi in India

Ma come si è arrivati a questo punto? Perché in India l’epidemia è esplosa improvvisamente? Il 21 aprile il primo ministro Narendra Modi ha parlato di ondata arrivata “come un uragano”. Qualcosa, però, forse si poteva fare. Malgrado la pandemia, infatti, l’India ha deciso di confermare numerose elezioni in diverse regioni del paese. Molte di esse si sono tenute all’inizio del mese di aprile, e i relativi comizi e meeting sono stati autorizzati a marzo. Ciò potrebbe aver giocato un ruolo nella diffusione del coronavirus.

La crisi sanitaria in India
Un paziente a Nuova Delhi, in India © Rebecca Conway/Getty Images

Esattamente come una serie di riunioni religiose che Modi ha, allo stesso modo, deciso di autorizzare. In particolare il Kumbh Mela, pellegrinaggio induista che prevede il rituale del bagno nel fiume Gange per espiare i peccati. Pratica nel corso della quale far rispettare la distanza tra i credenti è particolarmente difficile, come confermato dalla polizia locale all’Hinduistan Times.

La variante indiana e le diseguaglianze

Benché, inoltre, la scienza non abbia ancora potuto affermare con certezza se variante indiana B.1.617 sia particolarmente letale, sembra chiaro che essa si propaghi con maggiore velocità.

A tutto ciò si aggiungono infine le diseguaglianze. Nazioni con enormi sacche di povertà, nelle quali la diffusione dei servizi sanitari sul territorio è estremamente disomogenea, rappresentano un contesto perfetto per la diffusione del coronavirus. È anche per questa ragione che una distribuzione più equa della ricchezza nel mondo sarebbe vantaggiosa non solo per le regioni povere del Pianeta ma per tutti noi.

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