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L’Università di Pisa ha conferito la laurea magistrale honoris causa in Psicologia clinica e della salute a Tenzin Gyatso, il 14esimo Dalai Lama. “È la più autorevole guida spirituale della tradizione tibetana”.
Tenzin Gyatso, il 14esimo Dalai Lama, ha ricevuto il 21 settembre la laurea magistrale honoris causa in Psicologia clinica e della salute dall’Università di Pisa. La cerimonia ha avuto luogo al Palazzo dei Congressi durante la visita che il premio Nobel per la Pace ha fatto nella città toscana per partecipare al simposio internazionale Mindscience of reality, la scienza che studia l’interazione tra la mente e la realtà. Oltre al rettore Paolo Mancarella, tra i presenti vi era anche l’attore americano Richard Gere, che è un affezionato discepolo del Dalai Lama.
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“Tenzin Gyatso – ha detto il rettore Mancarella nel saluto introduttivo – è qui come studioso della scienza della mente, molto interessato a unire la sapienza millenaria della sua cultura con le più recenti acquisizioni scientifiche. Questo pensiero, che appare ai nostri occhi occidentali così laico e razionale, è quello che ha accompagnato il suo importante e rigoroso lavoro di ricerca”.
Nelle motivazioni si legge che “il Dalai Lama è considerato la più autorevole guida spirituale della tradizione tibetana del buddismo mahayana e, fino a oggi, ha ricevuto numerosi premi, lauree e dottorati honoris causa come riconoscimento del suo messaggio di pace, non violenza, responsabilità universale e compassione, armonia interreligiosa e integrazione tra scienza e spiritualità”. Non a caso “nel 1989 gli è stato conferito il premio Nobel per la Pace”.
Per tutte queste ragioni “l’intervento psicologico del Dalai Lama, mirato alla riduzione della sofferenza umana, non si lascia guidare unicamente dal modello buddhista, ma ha dimostrato un’eccezionale apertura alle conoscenze della psicologia scientifica occidentale mediante collaborazioni con illustri scienziati di tutto il mondo”. Nella sua lectio magistralis il Dalai Lama ha ringraziato l’Università di Pisa, sottolineando che questo riconoscimento rappresenta “una formidabile conferma del mio continuo sforzo di creare un ponte tra le scoperte riguardanti le scienze della mente dell’antica India e la psicologia contemporanea”.
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