ESCO: risparmiare energia fa guadagnare soldi

Migliorare l’illuminazione, ristrutturare edifici in modo ecoefficente, adottare tecnologie ecosostenibili senza spendere. Anzi, guadagnando.

Molti Comuni hanno lampioni vecchi e malfunzionanti, apparati
tecnici antiquati ed energivori. Ci sono due strade per
aggiustarli. Una, metter mano al portafoglio. E le risorse non ci
sono mai. Due, cederne rinnovamento e gestione a una ESCO, una
società di servizi energetici, che s’appalta i lavori,
risistema tutto con nuove tecnologie ecoefficenti, che fanno
risparmiare soldi e inquinamento, e chiede una bolletta inferiore a
prima.

Cosa ci guadagna l’ESCO? Una quota del risparmio.

Il Comune pagava una bolletta di 100. Grazie agli interventi
strutturali (finanziati) della ESCO, sarà di 80. Il Comune
continua a versare alla ESCO 100 (che guadagna la differenza) ma
poi riscatterà gli impianti tutti nuovi, che risparmiano
energia, costano meno, e salvaguardano l’ambiente.

L’Energy Service Companies prima prende le misure: la “bolletta”
pagata dall’amministrazione pubblica, le condizioni degli impianti,
il potenziale di risparmio energetico e gli interventi necessari
per ottenerlo. Se i margini sono sufficienti, la ESCO ci mette
soldi e know-how, finanzia i lavori, si occupa delle forniture,
della manutenzione, della gestione. Il servizio costa
all’amministrazione pubblica esattamente quanto la vecchia
“bolletta”, o anche meno.

Ecco in un rapido glossarietto i termini tecnici, che ogni
volenteroso assessore degli 8.000 comuni d’Italia dovrebbe ora
esplorare nei dettagli:

Energy Service Company – ESCO. Non esiste oggi alcuna
definizione di ESCO nel nostro paese. Il primo accenno ufficiale a
questa denominazione, peraltro esistente all’estero ed in Italia
ormai da decenni, si trova nei decreti ministeriali 24 aprile 2001
sull’efficienza energetica. Nel caso della Pubblica
Amministrazione, la possibilità di ricorrere al
finanziamento tramite terzi è stata introdotta dal Decreto
Legislativo 17 marzo 1995 n. 157, come modificato dal Decreto
Legislativo 25 febbraio 2000, n. 65, e dalla Legge 11 febbraio 1994
n. 109 (Merloni – articoli 19-21), come modificata dalla Legge 18
novembre 1998 n. 415 (Merloni ter – articolo 11).

Finanziamento tramite terzi – FTT o TPF nell’acronimo
inglese. La Esco ricorre a questo strumento (bancario/finanziario)
per le spese iniziali di ristrutturazione.

Shared Saving – la ripartizione del risparmio, per
cui alla ESCO viene girato un 70-90% della bolletta energetica
annua. Ci sono casi in cui alla ESCO tocca l’intera entità
del risparmio conseguito, cui può corrispondere un minore
tempo di riscatto dell’impianto da parte del beneficiario (first
out).

I vantaggi di questa formula.
– si applicano tutte le più avanzate tecnologie per il
risparmio energetico
– non ci sono spese iniziali per rifare tutto
– assenza di rischi (è la ESCO che s’assume le
responsabilità per gli interventi tecnici e guadagna poi sul
delta di risparmio);
– ci si libera dai problemi connessi alla gestione e manutenzione
degli impianti
– benefici energetico-ambientali consistenti, tenuto conto del
fatto che i profitti della ESCO, in un contratto ben realizzato,
sono proporzionali all’efficienza dell’impianto.

Gli svantaggi di questa formula.
– è necessaria una valutazione preliminare attenta e
imparziale sul valore della bolletta e dei possibili risparmi
(esiste un International Performance Measurement and Verification
Protocol)
– i contratti sono molto complessi, si devono predisporre
capitolati dettagliati. Forse per questo in Italia le Pubbliche
Amministrazioni che hanno impiegato le ESCO si contano sulle dita
di una mano.

Roberta
Marino

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