
Protezione dell’acqua e della biodiversità. L’attivista libanese Roland Nassour in lotta per difendere il fiume Bisri dalla costruzione di una diga.
Davide Amurri, della Fondazione Avsi, era a Beirut. In un video racconta cosa ha visto e come si è risvegliata la città dopo il disastro.
Deserta, silenziosa, attonita. Sprofondata nella sua paura. Beirut si è svegliata così, la mattina di mercoledì 5 agosto. Il boato sordo e distruttivo che l’ha colpita al cuore nel tardo pomeriggio di martedì ancora risuona nelle teste fasciate delle vittime, nelle braccia paralizzate di chi è stato investito dall’onda d’urto, negli occhi attoniti di chi ha visto scene apocalittiche.
Il volto serio, la voce ferma e grave, le parole lucide e la sensazione di impotenza. Davide Amurri – responsabile del progetto Back to the Future per l’educazione dei bambini siriani e libanesi, per conto della Fondazione Avsi – era a Beirut al momento dell’esplosione che ha raso al suolo il porto e una porzione della città. A LifeGate racconta quei momenti.
In questo video, il racconta la deflagrazione, la paura, il pensiero ad un possibile sisma. E poi l’onda d’urto, la presa di coscienza che no, non si trattava di un terremoto ma di un’esplosione: una bomba? Un attentato? Un attacco aereo? La guerra che torna? E poi le informazioni confuse, i black-out, il silenzio nelle strade, le telefonate per sapere come stanno i colleghi, gli amici, i familiari. Ma anche le riflessioni sulle conseguenze per una nazione già in grave difficoltà.
Un’immersione in un evento che rimarrà nella storia del Libano. La redazione di LifeGate ringrazia Davide Amurri e la Fondazione Avsi per questo prezioso contributo.
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