L’esercito israeliano è entrato sul suolo del Libano, per condurre, secondo quanto dichiarato da Tel Aviv, dei “raid terrestri limitati, localizzati e mirati”. La notizia è stata diffusa nella serata di lunedì 30 settembre dapprima dagli Stati Uniti, attraverso il portavoce del dipartimento di Stato, Matthew Miller: “Siamo stati informati – ha dichiarato – del fatto che Israele sta conducendo in questo momento operazioni che affermano essere limitate a delle infrastrutture di Hezbollah situate nei pressi della frontiera”.
Israele dispiega aeronautica e artiglieria a sostegno delle truppe di terra
Alcune ore più tardi, le forze armate della nazione ebraica hanno confermato la notizia, precisando di aver dispiegato anche l’aeronautica e l’artiglieria a sostegno delle truppe di terra. Uno dei raid avrebbe inoltre colpito un campo profughi a Sidon, sul territorio libanese, secondo quanto dichiarato da fonti palestinesi. Lo stesso esercito israeliano ha quindi aggiunto che il tutto si sarebbe svolgendo “seguendo un piano metodico stabilito dallo stato maggiore generale, sul quale i soldati si sono allenati e preparati negli ultimi mesi. Faremo tutto ciò che è necessario per difendere i nostri cittadini e per consentire a chi abita nelle regioni settentrionali di Israele di poter rientrare nelle loro case”.
Nella notte, un ordine di evacuazione è stato inviato agli abitanti delle periferie meridionali della capitale del Libano, Beirut. All’annuncio dell’avvio delle operazioni di terra da parte di Israele, l’esercito libanese ha fatto sapere di aver instaurato una “zona militare chiusa” nelle località di frontiera e di aver disposto un “riposizionamento e raggruppamento delle truppe”.
L’esercito libanese si “riposiziona”, ordini di evacuazione a Beirut
L’emittente locale al-Manar, vicina a Hezbollah, ha riferito poco dopo di “colpi dell’artiglieria sionista” nei pressi dei villaggi di Wazzani, nella valle di Khiam, Alma al-Shaab e Naqoura. Le notizie sono state confermate anche dall’agenzia di stampa libanese Ani.
Nelle prime ore di martedì, l’esercito israeliano ha parlato di “violenti combattimenti” nel sud del Libano, e ha esortato i residenti a non spostarsi a bordo di veicoli, dopo aver accusato Hezbollah di utilizzare i civili come scudi umani. Il gruppo libanese ha invece dichiarato di aver contrattaccato colpendo soldati israeliani nei pressi di Metula.
Caschi blu dell’Onu immobilizzati, Guterres contrario a “ogni sorta di invasione”
Già dalla serata di lunedì, l’escalation e i continui, pesanti bombardamenti condotti da Israele hanno costretto anche i caschi blu dell’Onu presenti nella zona a interrompere le proprie attività. Gli oltre diecimila soldati dell’Unifil (la Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite) hanno infatti spiegato di non essere più in grado di pattugliare la zona, a causa degli incessanti raid aerei, talmente violenti da “impedire ogni spostamento”.
Da parte sua, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha immediatamente reagito dichiarandosi contrario “ad ogni sorta di invasione terrestre”, lanciando nuovamente un appello per una de-escalation e un cessate il fuoco e ribadendo la propria preoccupazione per le “conseguenze umanitarie” delle operazioni militari di Israele in Libano.
Lebanon: More than 100,000 people have crossed into Syria as devastating airstrikes continue.
Families are fleeing in search of safety, arriving tired and with few possessions.@Refugees is scaling up critical support for people in need.
Anche il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, benché avvertito delle decisioni assunte da Tel Aviv, ha manifestato la propria contrarietà: “Sono d’accordo sulla necessità di fermarsi. In questo momento serve un cessate il fuoco”, ha spiegato.
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