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Un rito imperdibile per cominciare l’anno all’insegna delle antiche tradizioni: il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate e in tutta Italia per ricordarlo saranno accesi scenografici falò.
Il fuoco ha un potere ipnotico e suggestiona da sempre. Gli si attribuiscano molteplici simboli, alcuni in contrasto tra di loro. Le fiamme che ardono scaldano e danno vita ma possono anche distruggere e mandare in cenere ogni cosa. In Italia, a inizio anno, la ricorrenza di Sant’Antonio Abate che cade il 17 gennaio, da tempi immemori si festeggia con grandi falò in tutto il paese che solitamente vengono fatti ardere in campagna. C’è chi, simbolicamente, fa bruciare insieme alle fronde il vecchio e ciò che di negativo c’è stato e altri invece preparano una lista con i propri desideri per darla alle fiamme e “benedire col fuoco” i propri sogni. Qualunque sia il motivo per cui si allestiscono, i falò sono suggestivi e, intorno a loro, le comunità si riuniscono, ancora. Ecco una breve agenda di appuntamenti per ammirare queste fiamme in giro per lo stivale.
Nonostante sia una grande città, anche a Milano c’è la possibilità di partecipare a questo rito: le numerose cascine nelle zone periferiche organizzano momenti di aggregazione per la festa di Sant’Antonio Abate. Si comincia già domenica 13 gennaio 2019 alla Cascina Linterno – Via Fratelli Zoia, 194 – all’interno del Parco delle Cave dove sarà allestito un piccolo mercato contadino con miele, pane e prodotti del Parco agricolo sud Milano. A seguire, scalderanno l’atmosfera i Cantori Ambrosiani con il loro concerto, poi avrà luogo la benedizione degli animali domestici e di cascina – Sant’Antonio ne è il protettore. Infine verso le 17:30 l’accensione del falò con canti e balli. Tutto senza dimenticare la filastrocca dedicata al santo: “Sant’Antonio dalla barba bianca, fa che io trovi quello che mi manca. Sant’Antonio dalla barba nera, fammi trovare quel che prima c’era!”.
Anche nel Varesotto le iniziative per questa festa sono numerose, noi vi segnaliamo quella in città alla chiesa di Sant’Antonio Abate: mercoledì 16 gennaio alle ore 20:30 l’accensione del falò, mentre il giorno seguente ci sarà anche la benedizione degli animali. La tradizione è vissuta però soprattutto in campagna dove i fuochi accesi d’inverno hanno sempre una funzione purificatoria e di buon auspicio per la primavera che si appresta a ritornare. Il Santo diventa simbolo della purezza e della fortuna nel trovare qualcosa che si era perduto o, per le donne, della fortuna a trovare un marito. A questo scopo la filastrocca da recitare è: “Sant’Antonio del purscèl, fam truva un om che sia bel – damel picul damel grand/ ma damel mia con stort i gamb”.
In Campania festa grande, dal 18 al 20 gennaio a Nusco, in Irpinia: qui si organizza la Notte dei falò, che gli abitanti e tutti i visitatori che accorrono numerosi considerano propiziatori. Qui sono chiamati i santantuoni e sono la testimonianza di una tradizione mai spenta, che vuole che con il calore delle fiammate si riscaldi il cuore degli uomini. Questa festa molto sentita in tutta la regione, è anche l’occasione di visitare il borgo, uno dei più belli d’Italia ed esempio di cura ed efficienza in tutta la Campania.
Forse è la manifestazione più nota organizzata per festeggiare Sant’Antonio: è la fòcara di Novoli vicino Lecce, cittadina di cui Sant’Antonio è il patrono e che ogni anno grazie all’entusiasmo di tutti i cittadini allestisce e brucia un falò del tutto speciale di 25 metri d’altezza e 20 di diametro. Per la sua costruzione occorrono 100 persone circa abbastanza abili per restare ore in piedi sui pioli delle lunghe scale e passarsi l’uno sull’altro al di sopra della testa i fasci che poi, giunti in cima, vengono sistemati perfettamente. Proprio sulla cima, la mattina del 16 gennaio, viene issata una bandiera con l’immagine del santo che brucerà insieme al falò. Una volta accesa, la focara arde per tutta la notte tra le migliaia di persone che, tra musica popolare e fumi di arrosti delle bancarelle presenti in piazza, assistono allo splendido spettacolo delle fasciddre, le caratteristiche faville che librano nell’aria creando una “pioggia di fuoco”. Il 17 gennaio, inoltre, tra i novolesi ricorre l’usanza di non ‘ncammarare, ossia di pranzare a base di pesce astenendosi dal mangiare carni e latticini.
In Sicilia, in Provincia di Enna, a Troina, i falò allestiti sono più d’uno: in tutto il paese i cittadini bruciano legno e fascine per dare vita alla pagghiara come la chiamano in dialetto. Il clou della manifestazione è la sera del 16 gennaio e, per rendere il tutto ancora più interessante, insieme ai falò e alla celebrazione nella chiesa di Santa Caterina, vengono preparate in strada grandi tavolate per condividere tutti insieme le specialità culinarie della zona. La festa dunque si conferma un rito comunitario, grazie al quale i cittadini si riuniscono intorno al fuoco e al cibo. Come vuole da sempre la tradizione italiana.
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