Cammini e itinerari

Giro del Confinale, un trekking alla scoperta del Parco dello Stelvio

Il Giro del Confinale è il tour ad anello che attraversa il Parco nazionale dello Stelvio tra ghiacciai, vallate e boschi. A piedi o in mountain bike un sentiero perfetto per rilassarsi.

Si chiama giro del Confinale perché percorre ad anello il monte Confinale (3.370 metri): la vetta più alta del massiccio che si trova più o meno al centro della Valfurva, tra le meno note Val Zebrù, Val Cedec e Valle dei Forni. Un trekking adatto a tutti, percorribile in due o tre giorni, per godere al meglio del Parco nazionale dello Stelvio. Anche in mountain bike.

Giro del Confinale
Uno stambecco, avvistato durante il giro del Confinale. Foto di Andrea Salini

In Alta Valtellina per percorrere il tour del Confinale

Nato circa tre anni fa per iniziativa dei rifugi V Alpini e Forni, è un trekking che gli appassionati di montagna della zona conoscono bene e che sempre più camminatori anche di altre regioni d’Italia percorrono con entusiasmo. La caratteristica che l’ha reso così amato è la grande varietà di paesaggi che offre unita a una percorribilità estesa a ogni tipo di trekker: si tratta infatti di un tour da portare a temine in tre (o anche due) giornate con tappe dalle quattro alle otto ore – per i più esperti – e disegna un anello intorno al gruppo del Confinale, passando dalle valli Zebrù e Cedec. Tra i suoi sentieri è facile incontrare famiglie anche con bimbi piccoli e molti ciclisti in mountain bike.

Siamo in Alta Valtellina, e si parte da Niblogo in provincia di Sondrio, in Lombardia: la meta di questa prima tappa di circa quattro ore e mezza è il Rifugio V Alpini, la Valle che si attraversa è la Val Zebrù, il dislivello è di 1.300 metri, quindi impegnativo. Qui ciò che vi circonda sono pini mughi e abeti e potreste vedere anche volpi e gipeti. A un certo punto del cammino si incontra la Baita del pastore e il pastore c’è davvero ed è possibile acquistare due diversi tipi di formaggio locale, lo scimudin che stagiona 20 giorni o un mese, e la scimuda che è più stagionato. Entrambi ottimi, soprattutto dopo la fatica fatta.

Poi il paesaggio cambia, si fa più aspro, niente più prati e verde ma il grigio della roccia e la neve a volte: per questo occorre informarsi prima e attrezzarsi di conseguenza. Sarà così sino ad arrivare al rifugio V Alpini che si trova a 2.877 metri ed è conosciuto in zona per il suo inconfondibile tetto giallo.

La seconda tappa passa per l’ultimo tratto della Val Zebrù e il suo passo a 3.005 metri, da cui è possibile ammirare, se c’è bel tempo, 13 cime ricoperte di ghiacciai per poi scendere e attraversare la Val Cedec, cinque ore ma il percorso si fa più semplice sino ad arrivare al rifugio Pizzini e poi al Forni.

Questo è un rifugio storico, risalente all’Ottocento, lo si vede subito che non ci si trova nella classica struttura a cui sono abituati i “turisti di montagna”: era infatti una base, un punto di riferimento per i soldati sull’Ortles Cevedale nella Prima guerra mondiale e custodisce una storia importante.

La terza tappa è anche la fine del tour: sei ore di cammino ma su un percorso per lo più pianeggiante. Un susseguirsi di cambi di panorama, lasciandosi alle spalle le alte montagne, attraverso la valle del Confinale per arrivare prima alle baite di Cavallaio e poi scendere ancora in Val Zebrù. Pascoli, verde e quiete.

Giro del Confinale foto di Andrea Salini
Valfurva, giro del Confinale. Foto di Andrea Salini

Il Parco nazionale dello Stelvio nella storia

Il Parco nazionale dello Stelvio interessa due regioni, la Lombardia e il Trentino Alto Adige ed è collocato, con i suoi 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi centrali. Per gran parte il suo territorio è al di sopra dei 2.000 metri e raggiunge un massimo di 3.905 metri sulla cima dell’Ortles.

Su queste alte cime si sono svolte molte delle tragiche vicende della nostra storia recente: durante la Prima guerra mondiale qui correva infatti l’estremo occidentale del fronte di combattimento. Di quei giorni di lotta e sopravvivenza alle rigide e impervie condizioni ambientali, restano ancora oggi molte tracce, soprattutto in Valle del Braulio e al Passo dello Stelvio, nella Valle dei Forni e nella Valle di Gavia. Strade e mulattiere militari, trincee e villaggi militari costituiscono ancora oggi una testimonianza degli eventi della “Guerra bianca”, quella combattuta sulle montagne.

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