I cavalli per la riabilitazione

La scelta del cavallo da usare nei diversi settori della riabilitazione, non

Dalla psicoterapia alla riabilitazione fisica, il cavallo è
il fulcro attorno cui gravita la quasi totalità del successo
della terapia. E’ chiaro, quindi, che anche le caratteristiche
dell’animale si adeguano al tipo e grado di invalidità del
paziente.

Tempo addietro, fu realizzata una ricerca in cinque diversi centri
ippici italiani, da cui si tentò di trarre un disegno
preciso dell’animale-tipo.
Il cavallo medio, soprattutto per quanto riguarda la Riabilitazione
Equestre e l’Ippoterapia, è tendenzialmente mosomorfo ( un
giusto equilibrio tra massa del tronco ed arti), con un’altezza al
garrese di 157 cm e un dislivello con il dorso di circa 9 cm .
Il torace ha una notevole circonferenza rispetto all’altezza dello
stesso , mentre l’incollatura (misura che comprende testa e collo
di un cavallo sino al petto) è di medie dimensioni.
Ovviamente, non è così matematico trovare questo tipo
nei vari centri, per cui i cavalli sono stati suddivisi in tre
principali gruppi:

  • Dolicomorfi, generalmente, cavalli che erano stati impiegati
    nel salto a ostacoli quindi con muscoli molto sviluppati, che,
    però, sono soggetti tendenzialmente alti, per cui poco
    adatti all’ippoterapia, mentre sono idonei alle fasi più
    avanzate della cura;
  • Mesomorfi, presentano una minore circonferenza toracica che
    consente al cavaliere di mantenere una posizione di maggior
    equilibrio in sella;
  • Brachimorfi, più giovani dei precedenti (11 anni, contro
    i 14-25 degli altri), più bassi (144cm al garrese contro i
    160 -165).

La maggior parte dei cavalli utilizzati per le terapie deriva da
donazioni e sono stati identificati tre sistemi principali per
valutare se il comportamento del cavallo è adatto al suo
tipo di impiego:

  • videoregistrazione in condizioni standard;
  • test comportamentali;
  • schede a punteggio.

Considerato idoneo il cavallo, inizia il suo addestramento, che
consiste nel modificare ed indirizzare le caratteristiche
comportamentali dell’animale in funzione di ciò che poi
dovrà elaborare ed eseguire.
Una delle condizioni è l’abitudine a convivere con
sollecitazioni esterne o situazioni improvvise, che generalmente,
provocano nel cavallo paura o timore e quindi scatenano reazioni
anche violente e pericolose.
Coloro che sono abituati ad avere a che fare con i cavalli,
intendono perfettamente il tipo di reazione alla quale si fa
riferimento!

I cavalli usati in terapia devono essere educati a sviluppare
reazioni equilibrate e non comuni capacità di adattamento a
molteplici situazioni. In particolare, devono essere abituati ad
avere la presenza di persone ad entrambi i lati ( a cavallo si sale
e si scende sempre da sinistra, perchè tutti i cavalli del
mondo così sono stati addestrati; salire o scendere da
destra può risultare molto pericoloso!). Purtroppo,
eventuali errori nell’addestramento possono rendere inefficace il
rapporto tra cavallo-paziente-terapista e, rendere, dunque inutile
la terapia.

Daniela Bellon
Vice-presidente dell’Associazione Gaia

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