La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
Un documento riservato diffuso dall’Independent che inchioda l’Europa sulla Cop 21
Un documento riservato pubblicato da una ong inglese, e rilanciato dall’Independent, mostrerebbe le reali intenzioni dell’Ue alla Cop 21 di Parigi.
L’accusa è clamorosa. Secondo quanto riportato sulle colonne del quotidiano inglese The Independent da John Hilary, direttore della ong War on Want, nei giorni immediatamente precedenti all’avvio della Conferenza mondiale sul Clima di Parigi la Direzione generale per il Clima della Commissione europea avrebbe inviato un documento riservato al Comitato per le politiche commerciali del Consiglio dei ministri dell’Ue. Scorrendo il testo, si comprende chiaramente il punto di vista dell’organismo esecutivo di Bruxelles sulla Cop 21: la richiesta – esplicita – è infatti di fare in modo che i rappresentanti dell’Ue blocchino due meccanismi considerati fondamentali nell’ambito della lotta ai cambiamenti climatici. Ovvero la possibile introduzione di misure per limitare gli impatti ambientali del commercio internazionale, e il trasferimento di tecnologie ecologiche verso i paesi più poveri.
Il documento riservato è stato pubblicato dal Corporate Europe Observatory
Hilary cita il documento, che l’associazione Corporate Europe Observatory (Ceo) ha pubblicato online, spiegando che “l’indicazione è di bloccare qualsivoglia discussione su misure finalizzate a combattere i cambiamenti climatici che possano rappresentare una restrizione al commercio internazionale”. Il pdf è intitolato “Unfccc and Trade-related issues and intellectual property” ed è datato 20 novembre. La nostra redazione ha contattato gli uffici di Bruxelles del Ceo, dai quali è giunta una conferma: “Il documento, benché non firmato e privo di loghi, è effettivamente partito dalla Direzione generale per il Clima della Commissione”.
“Mentre le delegazioni del Sud del mondo chiedono una maggiore flessibilità negli accordi commerciali al fine di proteggere i loro fragili ecosistemi – scrive l’attivista britannico – l’Ue insiste sulla richiesta di non limitare le opportunità di investimento delle grandi aziende del Vecchio Continente”. Ma non è tutto: le “istruzioni” dell’Unione europea, prosegue il direttore di War on Want, “puntano anche a bloccare ogni cambiamento del regime attuale di protezione dei diritti intellettuali”. In altre parole, Bruxelles vorrebbe difendere la disciplina attuale dl copyright, che “favorisce il controllo aziendale sulle tecnologie”. “Il documento – ha commentato Kenneth Haar, ricercatore del Ceo – mostra chiaramente quali siano le priorità dell’Unione europea. Ovvero privilegiare gli accordi commerciali rispetto, ad esempio, alla necessità di sostenere le energie pulite”.
L’Unione europea ambigua sul Ttip
La posizione dell’Unione europea, insomma, sarebbe estremamente ambigua. Come lo è, d’altra parte, anche sul Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Ttip): un controverso accordo che mira a liberalizzare il commercio tra Europa e Stati Uniti, creando di fatto una gigantesca area di libero scambio. Le autorità comunitarie discutono da tempo con quelle di Washington sul tema. “Eppure la stessa Ue – ricorda Hilary – ha ammesso che il Ttip rappresenta una minaccia per la biodiversità, per le risorse naturali e per l’ambiente”.
In un documento ufficiale del 12 marzo 2013, infatti, l’organismo esecutivo di Bruxelles affermava che il trattato rischia di tradursi in milioni di tonnellate di CO2 in più disperse nell’atmosfera. “Ciò nonostante – accusa Hilary – l’Unione europea spinge affinché nello stesso Ttip venga introdotto un capitolo dedicato all’energia, che prevederebbe un gigantesco aumento delle importazioni di gas e petrolio dagli Usa. Comprese le risorse provenienti dalle sabbie bituminose, considerate le più devastanti in termini ambientali tra le fonti fossili”.
ALERTE : le spectre d’un accord a minima pèse de plus en plus sur les négos au Bourget. Ce n’est pas acceptable. #COP21
— Greenpeace France (@greenpeacefr) 8 Dicembre 2015
La speranza, a questo punto, è che dall’Unione europea arrivi una smentita. Mentre i negoziati alla Cop 21 entrano infatti nella loro fase finale, il solo dubbio che dall’Europa possa non arrivare una spinta chiara, coerente e decisa per un accordo ambizioso, rappresenta un elemento di grande preoccupazione.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Siamo tutti contenti del compromesso trovato alla Cop28 sulle parole, perché le parole sono importanti. Ma quando si passa all’azione?
Il testo finale della Cop28, quello che contiene anche il bilancio delle azioni fatte e quello che c’è da fare contro la crisi climatica, è stato approvato dalla plenaria.
Durante la Cop28 di Dubai, i rappresentanti arabi dell’Opec si sono riuniti a Doha per far fronte unico contro il phase out dei combustibili fossili.
Phase out, phase down, unabated. Cerchiamo di capire meglio il significato delle parole della Cop28, al fine di orientarci meglio nelle prossime ore quando arriveranno nuove bozze e nuovi documenti da analizzare.
Alla Cop28 di Dubai si attende una nuova bozza del Global stocktake, dopo quella, estremamente deludente, pubblicata lunedì. Segui la diretta.
L’Italia è stata protagonista nella dichiarazione su agroalimentare e clima, la Emirates declaration. Sulla convergenza tra questi due temi vuole costruire anche l’agenda del G7.
Riuscire a non farsi influenzare dal contesto è sempre difficile per un giornalista. A Dubai lo è ancora di più, ma questo non deve inquinare il racconto del risultato che verrà raggiunto dalla Cop28.
Nella giornata a loro dedicata, i giovani parlano di occupazione militare, economica, fossile. Mentre l’Opec chiede ai “propri” delegati di rigettare l’accordo, al-Jaber si dice “fiducioso che qualcosa di speciale possa accadere”.