C’è stato un vasto incendio nel carcere di Evin, in Iran

Fiamme, spari ed esplosioni hanno causato diverse vittime nella prigione dei dissidenti di Evin. Intanto in Iran le proteste continuano.

  • Almeno quattro detenuti sono morti nell’incendio della prigione di Evin, nota per le violazioni dei diritti umani.
  • Nel carcere sono reclusi dissidenti interni e cittadini stranieri, tra cui l’italiana Alessia Piperno, che però starebbe bene.
  • In Iran le proteste vanno avanti da ormai un mese. Finora ci sono stati 230 morti e oltre 8mila arrestati.

Il carcere di Evin, a Teheran, è stato interessato da un vasto incendio e da esplosioni. Nella struttura si trovano imprigionati perlopiù attivisti, giornalisti, dissidenti e cittadini stranieri, tra cui presumibilmente la 30enne italiana Alessio Piperno, arrestata a fine settembre.

Un manifesto per Mahsa Amini, in Iran
Un manifesto per Mahsa Amini, in Iran © Omer Messinger/Getty Images

Secondo fonti iraniane nell’incendio a Evin sarebbero morte quattro persone, ma il bilancio potrebbe essere molto più alto. La Farnesina ha però rassicurato sulle buone condizioni di Piperno. Intanto nelle città dell’Iran sono andate avanti le proteste anti-regime, che proseguono ormai da un mese.

Che cosa è successo a Evin

Il carcere di Evin, realizzato negli anni Settanta, si trova su una collina che domina Teheran. Alcune delle sue sezioni sono vigilate dalle guardie rivoluzionarie, il corpo di sicurezza che assicura il rispetto dei precetti della rivoluzione del 1979, quando il paese passò da una monarchia a una repubblica islamica integralista. Tra i detenuti ci sono molti dissidenti interni e cittadini stranieri accusati di cospirare contro il regime. Diversi rapporti indipendenti negli anni hanno denunciato le violazioni dei diritti umani che avvengono nella prigione, che hanno portato a prese di posizione anche degli Stati Uniti.

Nella giornata di sabato 15 ottobre il carcere di Evin è stato interessato da un vasto incendio. Secondo testimoni che abitano in prossimità della struttura, ci sono stati anche spari ed esplosioni. Non è chiaro come si sia sviluppato l’incendio: secondo l’agenzia di stato iraniana IRNA, tutto sarebbe partito da una rivolta nella sezione destinata ai condannati per reati finanziari. Altre fonti hanno parlato di un attentato o di un tentativo di evasione, ma potrebbe esserci anche un legame con le proteste che da ormai un mese stanno scuotendo il paese. Secondo testimoni infatti nel carcere sarebbero stati urlati slogan come “morte al dittatore” e in effetti nella struttura ci sono molte dei manifestanti arrestati nelle ultime settimane.

Nella serata di sabato le autorità iraniane hanno annunciato che l’incendio era stato domato, ma in realtà nella notte e nella giornata di domenica ci sarebbero state altre esplosioni. Il bilancio fornito da Teheran è di quattro detenuti morti e 61 feriti, ma secondo altre fonti il numero delle vittime sarebbe molto più alto. La Farnesina ha però rassicurato sulle buone condizioni di Alessia Piperno, la 30enne italiana arrestata a fine settembre in Iran e che è detenuta proprio a Evin.

Continuano le proteste in Iran

Mentre le fiamme avvolgevano alcune sezioni del carcere di Evin, nelle città dell’Iran sono andate avanti nel week end le proteste contro il regime, a ormai un mese dalla morte della 22enne Mahsa Amini

Nella giornata di domenica 16 ottobre sono state soprattutto le università il teatro delle proteste, con gli studenti che da settimane stanno prendendo la testa delle proteste in Iran. Ma gli scontri si sono allargati anche alle scuole superiori. Ad Ardabil il rifiuto di alcuni alunni di cantare alcune canzoni di propaganda al regime ha portato all’intervento violento della polizia.

Uno studente, Asra Panahi, è morto, mentre altre decine sono rimasti feriti. Diversi esercizi commerciali del Kurdistan iraniano, la regione di Mahsa Amini, hanno indetto uno sciopero per domenica e tenuto le saracinesche abbassate. Il bilancio di un mese di proteste in Iran è finora di 240 morti, di cui 32 minorenni. Le persone arrestate, di cui molte recluse proprio nel carcere di Evin, sarebbero oltre 8mila, di cui una quarantina di giornalisti.

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