
Radical voice, 15 artisti danno corpo alla condizione femminile in Iran
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
L’Iran è una repubblica islamica presidenziale e il più grande paese mediorientale a maggioranza sciita, fatto che rende contrastati i rapporti con i paesi arabi a maggioranza sunnita. Con la rivoluzione iraniana del 1979, il Paese passa dalla monarchia degli scià al potere teocratico degli ayatollah. Attualmente la Guida suprema del paese è Alī Ḥoseynī Khāmeneī. Da settembre 2022 l’Iran è scosso dalle proteste di donne e uomini in seguito alla morte di Mahsa Amini. La donna curda è stata uccisa dopo esser stata arrestata a Teheran perché una ciocca di capelli sfuggiva dal velo indossato in maniera inappropriata, secondo la polizia morale.
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
Gli episodi di malessere che hanno colto centinaia di ragazze in Iran sono frutto di un avvelenamento “intenzionale”. Lo confermano le autorità.
Dopo i mondiali di calcio in Qatar, il Medio Oriente è ancora protagonista con la Coppa delle nazioni del Golfo in Iraq.
Impiccato ieri all’alba Majid Reza Rahnavard, accusato di “guerra contro Dio”: sono almeno dieci i condannati a morte già uccisi dal regime in Iran.
L’Iran ha eseguito la prima condanna a morte per le proteste contro il regime: la vittima è Mohsen Shekari, 23 anni. Altre 10 persone rischiano la vita.
L’Iran annuncia l’abolizione della polizia morale, ma sono oltre 400 i morti in quasi tre mesi. Per le attiviste è solo una mossa del regime per resistere.
Dopo 5 anni dall’ultima esecuzione, il Kuwait torna ad applicare la pena di morte. Sette persone, tra cui due donne, vengono impiccate.
Mondiali in Qatar, l’italiano Mario Ferri invade il campo durante Portogallo-Uruguay con una bandiera arcobaleno e una maglia pro Ucraina e donne iraniane.
La Turchia ha lanciato un’operazione a seguito dell’attentato a Istanbul del 13 novembre, colpendo le zone controllate dai curdi in Siria e Iraq.
Una corte dell’Iran ha comminato la prima pena di morte per un manifestante delle proteste in corso. Migliaia di altre persone sono sotto processo.