Alle elezioni in Iran ha vinto l’astensione
L’estensione dell’orario di apertura delle urne non incrementa l’affluenza, rafforzando l’idea secondo cui i cittadini rifiutano il regime rimanendo a casa.
L’Iran è una repubblica islamica presidenziale e il più grande paese mediorientale a maggioranza sciita, fatto che rende contrastati i rapporti con i paesi arabi a maggioranza sunnita. Con la rivoluzione iraniana del 1979, il Paese passa dalla monarchia degli scià al potere teocratico degli ayatollah. Attualmente la Guida suprema del paese è Alī Ḥoseynī Khāmeneī. Da settembre 2022 l’Iran è scosso dalle proteste di donne e uomini in seguito alla morte di Mahsa Amini. La donna curda è stata uccisa dopo esser stata arrestata a Teheran perché una ciocca di capelli sfuggiva dal velo indossato in maniera inappropriata, secondo la polizia morale.
L’estensione dell’orario di apertura delle urne non incrementa l’affluenza, rafforzando l’idea secondo cui i cittadini rifiutano il regime rimanendo a casa.
L’Iran si prepara a una bassa affluenza alle elezioni, nonostante gli appelli di Khamenei. Il 77% boicotterà il voto in solidarietà con le proteste.
Un 22enne che aveva partecipato alle manifestazioni per Mahsa Amini è stato giustiziato. Aumentano le pene di morte ad appartenenti a minoranze etniche.
Oltre 100 missili sono piovuti sullo Yemen. È la risposta Usa agli attacchi degli Houthi nel mar Rosso, in rappresaglia all’offensiva israeliana su Gaza.
A più di 24 ore dall’attentato, l’Isis ha rivendicato l’attentato di ieri nei pressi della tomba di Qasem Soleimani, che ha causato la morte di 84 persone
Le esplosioni hanno avuto luogo durante la commemorazione di Qasem Soleimani, il capo delle forze al-Qods ucciso da un drone statunitense quattro anni fa.
Il rifiuto assoluto di indossare l’hijab ne ha bloccato il trasferimento in ospedale dal carcere di Evin, a Teheran, in cui Narges Mohammadi è rinchiusa da quasi due anni con accuse pretestuose.
Narges Mohammadi, attivista iraniana incarcerata, da anni si batte per la difesa dei diritti delle donne del suo paese denunciando le violenze indicibili che avvengono nelle prigioni iraniane.
Armita Geravand si trova in coma in un ospedale dell’Iran. Sarebbe stata aggredita dalla polizia religiosa in metropolitana perché non indossava il velo.
In Iran è stata presentata una nuova legge repressiva contro le donne. Proprio quando ricorre l’anniversario della morte di Mahsa Amini.