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I due ragazzi trevigiani erano stati insultati dopo la convocazione nella nazionale di karate perché neri. Ora ci hanno regalato due medaglie ai mondiali di karate shotokan.
A fine agosto, quando la Federazione italiana di karate (Fik) ha diramato le convocazioni, avevano ricevuto insulti con frasi a sfondo razzista sulle pagine social di alcuni giornali locali di Treviso (“se quelli sono trevigiani, io sono un eschimese” oppure “trevigiani o congolesi?” e così via). Oggi invece i trevigiani Francesco Ouattara e Abouba Kone sono il vanto e l’orgoglio del karate italiano grazie alla due medaglie conquistate ai Campionati mondiali di karate shotokan che si sono disputati lo scorso weekend, proprio a Treviso. Ouattara ha conquistato l’argento nella gara individuale, mentre il bronzo è arrivato nella competizione cadetti grazie a Kone.
Due grandi successi e forse una rivincita personale, anche se i due ragazzi, che sono cresciuti e hanno studiato a Treviso, con maturità hanno da sempre cercato di non dar troppo peso agli insulti. “Sono fiero di sentirmi africano, e allo stesso tempo sono fiero di essere italiano e trevigiano”, ha risposto Ouattara a suo tempo. Mentre Kone, intervistato dopo la medaglia vinta, ha spiegato che “vestire la bandiera italiana proprio qui a Treviso è un onore, spero di essere riuscito a meritare questo titolo. Ci sono stati tre secondi in cui mi sono sentito mal sopportato dall’Italia, ma è acqua passata ormai”.
Le vittorie dei due azzurri sono state celebrate anche dall’ex ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge che ha postato sulla propria pagina Facebook l’intervista ad Abouba Kone e commentato: “Lui si chiama Abouba Kone, insieme ai suoi compagni, Francesco Ouattara e Caterina Dozzo, è uno dei tre giovani trevigiani convocati a rappresentare l’Italia nella nazionale di Karate. Alla notizia non sono tardati, tempo fa, gli insulti e i commenti razzisti sui social. Nonostante tutto, Abouba ha tenuto alta la bandiera. Il suo bronzo ci ha reso tutti orgogliosamente fieri di essere italiani”. Complimenti a loro.
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