Karim Wasfi: il violoncellista fra le macerie

La storia di Karim Wasfi inizia qualche settimana fa quando, dopo l’esplosione di un’autobomba nel quartiere Karrada di Baghdad, decide di imbracciare il proprio strumento – Wasfi è direttore dell’Orchestra sinfonica nazionale d’Iraq – e suonare nel luogo dove, qualche ora prima, si era verificato l’attentato.   Una scelta d’impulso: la devastazione è avvenuta così

La storia di Karim Wasfi inizia qualche settimana fa quando, dopo l’esplosione di un’autobomba nel quartiere Karrada di Baghdad, decide di imbracciare il proprio strumento – Wasfi è direttore dell’Orchestra sinfonica nazionale d’Iraq – e suonare nel luogo dove, qualche ora prima, si era verificato l’attentato.

 

Una scelta d’impulso: la devastazione è avvenuta così vicino a casa sua, che non ha potuto fare a meno di recarsi sul luogo per fare quello che gli riesce meglio da sempre: suonare con il suo violoncello una propria composizione, The Melancholy in Baghdad Mourning.

 

https://www.youtube.com/watch?v=AkBgNHh9UNI

In quell’occasione, molte delle stesse persone che avevano assistito all’orrore dell’attentato (che aveva provocato dieci morti) sono accorse per seguire la sua performance.

 

Alla fine dello scorso anno, la frequenza degli attentati a Baghdad era diminuita considerevolmente, tanto che il coprifuoco notturno indetto da più di un decennio era stato revocato. La capitale iraquena sembrava respirare una nuova vita.

 

Ma negli ultimi mesi, con i militanti dello Stato islamico in fermento, sono tornate le esplosioni: secondo le Nazioni Unite, nell’aprile 2015 nella città hanno perso la vita 319 civili, mentre 846 sono rimasti feriti.

 

 

Quando suono, tutti lasciano quello che stanno facendo e si riuniscono per ascoltare (…) Sono tutti abbastanza sensibili per capire l’importanza di questo gesto di civiltà e bellezza.

 

In effetti, la cosa che più preoccupa Wasfi è che la situazione in Iraq

– che da più di dieci anni ogni giorno mette alla prova i suoi abitanti – possa ridurre l’esistenza umana a mera sopravvivenza: gli iracheni sono spesso concentrati a salvare la propria vita piuttosto che a pensare ad arte e cultura, che sono diventate qualcosa di inutile e superfluo.

 

Ma Wasfi sa che non è così: lui usa proprio la musica per celebrare la speranza e la vita di fronte alla violenza e alla morte. In un’intervista per la Bbc ha affermato:

Suono per le vittime e per le persone che devono continuare a vivere (…) Suono per mostrare che la vita è degna di essere vissuta. Voglio portare la bellezza a Baghdad. E la musica è uno delle espressioni più eclatanti di bellezza.

mentre ad Aljazeera ha confidato:

Quando le cose sono normali, ho responsabilità e impegni. Ma quando le cose sono anormali e assurde come in questo momento, ho l’obbligo di ispirare le persone, condividendo speranza, perseveranza, dedizione”.

 

karim wasfi

 

Insomma per Wasfi la musica è vitale come acqua e ossigno perché:

Affina e coltiva, ispira le persone, sviluppa il cervello, ci aiuta con la matematica e la fisica. Perché ci aiuta nelle belle arti e la pittura. Perché rende i bambini ben educati (…) Perché ha un impatto positivo sulla psicologia degli uomini. Perché si respira meglio (…) E, prima di tutto questo, è un linguaggio internazionale di reciproca comprensione: è tutto.

 

E Wasfi continuerà a fare musica, anche se, in un paese pieno di divisioni come l’Iraq, c’è anche qualcuno che già lo critica.

Immagine di copertina: Ayman Oghanna/The Washington Post

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