La Lettoniaha approvato l’uscita dalla Convenzione di Ottawa, ovvero dal trattato internazionale che da decenni vieta la produzione, la detenzione e l’utilizzo di mine antiuomo. Il parlamento di Riga ha dato il via libera all’uscita con una votazione effettuata mercoledì 16 aprile. E lo ha fatto a larghissima maggioranza, segno di una grande convinzione da parte delle istituzioni della repubblica baltica.
Today, on 16 April 2025, the Saeima (Parliament of Latvia, @Jekaba11) decided that Latvia will withdraw from the Ottawa Convention Convention on the Prohibition of the Use, Stockpiling, Production and Transfer of Anti-Personnel Mines and on their Destruction.
This decision…
— Latvian MFA 🇱🇻 | #StandWithUkraine 🇺🇦 (@Latvian_MFA) April 16, 2025
La Lettonia: “Così potremo rispondere alle minacce di aggressione”
La ragione della scelta era stata già annunciata in precedenza ed è stata ribadita da un comunicato firmato da Inara Murniece, presidente della commissione parlamentare Affari esteri: “Il nostro ritiro dalla Convenzione di Ottawa sulle mine antiuomo garantirà alle nostre forze armate margine di manovra in caso di minacce militari e permetterà loro di utilizzare tutti i mezzi possibili per difendere i nostri cittadini”.
In nome insomma del riarmo e della paura di un attacco da parte della Russia, la decisione è di permettere alle truppe di utilizzare armi che da quasi trent’anni sono considerate inaccettabili perché disumane. Le mine antiuomo sono infatti degli ordigni che rimangono presenti sui territori per anni e anni, e che perciò continuano a mietere vittime anche dopo tregue, cessate il fuoco e accordi di pace. Come se dopo la fine di una guerra ci fossero alcuni sistemi missilistici che, per anni, continuassero a lanciare razzi contro un nemico che non c’è più.
“L’80 per cento delle vittime di mine antiuomo è costituito da civili”
È proprio per questa ragione che le mine antiuomo rappresentano un pericolo soprattutto per le popolazioni civili: Gilles Carbonnier, vicepresidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, ha spiegato all’emittente Euronews che “l’80 per cento delle vittime è costituito proprio da civili, e in particolare bambini”. A saltare in aria sono infatti contadini che arano i campi, famiglie che passeggiano nei prati e ragazzini che giocano a pallone. Per questo Carbonnier considera le mine antiuomo “armi del passato” non più neppure così efficaci dal punto di vista militare.
Ma tant’è, nel delirio collettivo chiamato riarmo che stiamo vivendo, dobbiamo assistere perfino a passi indietro come quello deciso dalla Lettonia. Che, va detto, non è la sola nazione a voler abbandonare la Convenzione di Ottawa, che fu approvata nel 1997, entrò in vigore nel 1999, ed è stata ratificata da 164 paesi (ma non da Cina, India, Iran, Israele, Corea del Nord, Russia, Corea del Sud e Stati Uniti). Anche Estonia, Lituania e Polonia hanno annunciato la volontà di riabilitare le mine antiuomo, attraverso una dichiarazione congiunta dei loro ministri della Difesa. Ed è facilmente immaginabile che anche i parlamenti di Varsavia, Vilnius e Tallin approveranno tali scelte, che anche la Finlandia sta valutando.
Tra sei mesi la Lettonia potrà ricominciare a produrre e stoccare mine antiuomo
Concretamente, ora la Lettonia dovrà aspettare sei mesi dalla notifica dell’uscita dal trattato prima di poter ricominciare a produrre e/o stoccare mine antiuomo. “Un ritorno al passato pericoloso che rischia di vanificare decenni di sforzi globali profusi per sradicare questi ordigni disumani”, ha commentato il Comitato internazionale della Croce Rossa in un comunicato ufficiale. C’è da chiedersi come farà l’Europa a continuare ad ergersi a “patria dei diritti” o ad affermare che “noi, anche in caso di guerra, rispettiamo delle regole” se si accetterà di utilizzare perfino ordigni di questo tipo.
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