
Bis!, il podcast che racconta il ritorno di Colapesce e Dimartino al Festival di Sanremo, è online su tutte le piattaforme.
Riccardo Tesi: quando ero bambino trovai nella cantina di casa mia una valigetta. La quale conteneva un organetto. Un vero organetto diatonico degli anni ’70. L’aveva comperato mio padre, da ragazzo.
Quell’oggetto mi ha sempre stregato. Non ho mai imparato a
suonarlo, però da allora ricerco musica creata con quello
strumento. Qualche giorno fa ho avuto la fortuna di intervistare
RICCARDO TESI, il maestro italiano per eccellenza di organetto
diatonico.
“Presente Remoto”. Cosa rappresenta per te questo ultimo
lavoro.
E’ nato con l’idea di festeggiare i miei 30 anni di carriera.
Credo che questo tipo di appuntamenti siano un modo per ripensare
tutto ciò che si è fatto e anche per tracciare nuovi
percorsi. Non è uno sguardo solo verso il passato ma anche
verso il presente e futuro. Ho colto questa occasione per
incontrare musicisti che sono stati importanti nel corso della mia
carriera musicale. Ma è stata l’occasione per collaborare
anche con artisti che da parecchi anni inseguivo come Stefano
Bollani, Gavino Murgia, Le Balentes e tanti altri. E’ un disco che
è nato così… per la voglia di fare
musica… con brani che avevo nel cassetto da quindici
anni… son partito dalle composizioni e mi son chiesto quali
sarebbero stati gli interpreti più idonei per questo tipo di
atmosfere… e di volta in volta ho chiamato artisti diversi ed
è stata una bellissima esperienza.
“La Città Vecchia” di Fabrizio De
Andrè.
E’ un omaggio che ho inserito per questo grande artista con il
quale ho avuto la fortuna di collaborare. Ho partecipato alla
registrazione di Anime Salve. Grazie al fatto di aver collaborato
con lui ho riscoperto a suo tempo, la forma canzone che per molto
tempo avevo abbandonato. E quindi ho avuto voglia di reinterpretare
questa canzone in chiave un po’ liscio… perché
Fabrizio è stato uno dei primi ad usare ritmi di liscio per
comporre canzoni… a me questa cosa era molto interessata.
Suono da “balera raffinato”. E così ho pensato che GianMaria
Testa potesse essere la voce giusta, sufficientemente personale per
reggere il confronto con Fabrizio. Sono molto soddisfatto del
risultato finale.
Hai conosciuto Rosa Balistreri?
No. Non l’ho mai incontrata. E’ sempre stata evocata nei
racconti di Caterina Bueno con cui ho iniziato la mia carriera. Era
una sua carissima amica ed insieme hanno iniziato il movimento del
folk revival in Italia. Poi l’altro giorno nel concerto di Carmen
Consoli mi son trovato seduto proprio accanto al figlio di Rosa
Balistreri.
“Il Ballo della Lepre” è stato il tuo primo
disco?
Sì, è stato il mio primo disco. E credo sia stato il
primo disco in Italia dedicato all’organetto diatonico. Ogni mio
disco è la fotografia esatta di quello che ero in quel
momento. Adesso non farei più un disco in quel modo
perché è cambiata la mia estetica musicale, è
cambiato il mio modo di suonare. Non rinnego a. E’ stato il mio
primo passo nel mondo della musica.
Apprezzo molto il tuo stile nella musica popolare.
Perché hai virato, mi è parso di capire nelle tue
ultime produzioni, verso il jazz?
Ma no… non ho virato verso il jazz, anzi meno che in
passato. E’ che in realtà io non faccio musica popolare, nel
senso che non sono un compositore… attingo dalla tradizione
come fonte di ispirazione… però su questo
interagiscono anche altri fonti di ispirazioni come il jazz, musica
che amo ascoltare ma che non so suonare… non ho mai studiato
veramente jazz. Però nel jazz amo l’improvvisazione e un
certo gusto armonico che mi serve per comporre.
Se dovessi indirizzare mio figlio che ha 4 anni ad
imparare a suonare l’organetto, qual’è l’età migliore
per iniziare?
Mah… come tutti gli strumenti prima si inizia meglio
è. Io non posso dir molto perché ho iniziato a 22
anni e sono completamente autodidatta. Ho veramente un percorso
anomalo. Io mi ci sono avvicinato molto tardi. Arrivavo dalla
chitarra. Credo che si possa iniziare a suonare a tutte le
età. La musica è gioia e suonare uno strumento
è una grande ricchezza.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Bis!, il podcast che racconta il ritorno di Colapesce e Dimartino al Festival di Sanremo, è online su tutte le piattaforme.
Tra il 2018 e il 2021, la musica italiana all’estero ha registrato una crescita del +7,6 per cento sui ricavi del diritto d’autore. Grazie a Måneskin, ma non solo.
Max Casacci ci racconta il suo ultimo album Urban groovescapes, interamente prodotto con i suoni della città e senza l’uso di strumenti musicali.
Un altro anno se ne va e, come da tradizione, ecco la playlist delle migliori canzoni del 2022 secondo LifeGate Radio.
Ben Frost e Francesco Fabris raccontano il suono del vulcano Fagradalsfjall, registrato durante l’eruzione e diffuso con il progetto Vakning (Risveglio).
Le origini, la nascita dei Thegiornalisti, Sanremo e il percorso solista. Il nuovo episodio del podcast Venticinque racconta di Tommaso Paradiso e del 2016.
I Coma Cose e l’anno 2017 protagonisti dell’episodio quattordici del podcast di LifeGate Radio e Rockit: ricordi, difficoltà e passioni del duo italiano.
Alternativi alla scena alternativa italiana. I Baustelle si raccontano nella puntata quindici del podcast Venticinque, incentrata sull’anno 2000.
La storia di Bomba Dischi, una delle etichette che ha contribuito a cambiare la discografia italiana. L’anno al centro di questa puntata è il 2012.