Dopo l’Ucraina, la Russia sta per attaccare la Moldavia?

La Moldavia ha denunciato un piano russo per rovesciare il suo governo filoeuropeista. Il timore di Chișinău è di diventare la nuova Ucraina.

  • Nei giorni scorsi la Moldavia ha chiuso il suo spazio aereo e denunciato un piano russo di instaurare un suo governo fantoccio a Chișinău.
  • La Moldavia da un anno già vive le conseguenze dirette della guerra in Ucraina, tra missili, blackout e profughi.
  • Il timore è che possa essere il prossimo obiettivo di Mosca. Che però per il momento smentisce.

Da qualche giorno gli abitanti della Repubblica di Moldavia non dormono sonni tranquilli. In realtà è un anno che non lo fanno, visto che il piccolo stato situato al confine con l’Ucraina sta subendo in modo più o meno diretto le conseguenze della guerra nel suo cortile di casa. Blackout elettrici, missili che sorvolano lo spazio aereo, flusso massiccio di profughi: per la Moldova, lo stato più povero in Europa, non è un momento facile. Ma presto potrebbe andare peggio.

La presidente della Moldavia, Maia Sandu
La presidente della Moldavia, Maia Sandu © SERGEI GAPON/AFP via Getty Images

La presidente della Repubblica Maia Sandu, filoeuropeista, ha dichiarato che la Russia ha in programma di destabilizzare il paese e instaurare un governo fantoccio vicino a Mosca, un po’ come già avviene nella regione moldava autoproclamatosi indipendente della Transnistria. Nei giorni scorsi è stato chiuso per qualche ora lo spazio aereo, intanto la premier Natalia Gavrilita si è dimessa ed è stata sostituita da Dorin Recean, più esperto in tema di sicurezza. Il timore è che la Moldova possa essere la nuova Ucraina.

La storia della Moldavia

Il termine Moldova fa riferimento a un territorio che si allunga fino alla Romania e che comprende l’allora Bessarabia. Nell’Ottocento venne annessa alla Russia e nel 1917 su una parte di questo territorio venne fondata la Repubblica Democratica Moldava, che si unì alla Romania. La Russia sovietica non riconobbe questo processo e diede vita nel versante orientale del fiume Dnestr a una Repubblica sovietica autonoma.

Con la fine della Seconda guerra mondiale la Russia ottenne nuove porzioni di territorio, come la Bessarabia (tranne la parte meridionale), e da qui nacque la Repubblica Socialista Sovietica di Moldova, sottoposta per decenni a un profondo processo di russificazione. Nel 1991, sull’onda del crollo dell’Unione Sovietica, la Moldavia proclamò la propria indipendenza e nei due anni successivi si consumò una guerra civile: da una parte la maggioranza romena che si stava sempre più avvicinando a Bucarest, dall’altra la minoranza russa che si opponeva a questo processo e che autoproclamò lo stato indipendente della Transnistria, che ha una sua moneta e un suo governo e corrisponde a un terzo del territorio moldavo.

Transinistria
Scene di vita quotidiana in Transnistria, stato autoproclamato indipendente in Moldavia © Anton Polyakov/Getty Images

In questi oltre 30 anni di indipendenza la Repubblica di Moldavia si è mostrata come uno Stato diviso e fragile. Oggi è abitato da 2,6 milioni di persone in prevalenza di etnia moldavo-romena, mentre nell’area della Transnistria sono concentrate le minoranze russe e ucraine. I governi che si sono succeduti nel paese, appartenente alla sfera politica comunista e socialista, hanno mantenuto buoni rapporti con la Russia e con Vladimir Putin. E questo ha anche fatto sì che il conflitto interno con la Transnistria sia rimasto congelato, a parte momentanei picchi di tensione dopo la più brutale guerra civile del 1992.

I rapporti odierni con la Russia

La vittoria di Maia Sandu alle elezioni presidenziali del 2020 ha portato a una virata filoeuropeista della Repubblica di Moldavia, che ha indisposto Mosca. La spaccatura politica nel paese si è accentuata: da una parte la Transnistria, testa di ponte russa nel paese e dove tuttora sono presenti forze militari russe, ufficialmente per operazioni di peacekeeping. Dall’altra la capitale Chișinău e il resto del territorio, con lo sguardo rivolto a occidente.

Che tra i due paesi non tiri una bella aria lo dimostrano le relazioni diplomatiche ed economiche. Dal 2020 è in corso una disputa sul gas che la recente guerra in Ucraina ha solo aggravato. Con l’elezione di Sandu infatti Mosca non ha più accettato di rinnovare i contratti per la fornitura di gas a Chișinău alle condizioni degli anni precedenti e ha smesso di chiudere gli occhi sui debiti accumulati dal paese, a differenza di come faceva quando al potere c’era il presidente filorusso Igor Dodon

Protesta
Una protesta in Moldavia per la crisi energetica © Vudi Xhymshiti/Anadolu Agency via Getty Images

L’energia è diventata un’arma di ricatto russa che da una parte ha fatto vacillare il posizionamento verso l’occidente della Moldavia, dall’altro ha rafforzato ulteriormente i suoi rapporti con Bruxelles, alla ricerca di nuove forniture di gas. E la svolta ulteriore si è avuta a marzo 2022, quando il paese ha ufficialmente firmato la richiesta di adesione all’Unione europea e la Commissione europea ha concesso lo status di “candidato ufficiale”. Intanto la pressione russa sul paese si è fatta sentire anche nel settore commerciale: su tutti l’embargo sul vino moldavo, storicamente esportato per la quasi totalità in Russia e punta di diamante della povera agricoltura locale. Ma che si è trovato d’improvviso privato del suo mercato di riferimento.

Un anno difficile per la Moldavia

L’evoluzione dei rapporti tra Moldavia e Russia negli ultimi anni ricorda in parte quanto avvenuto tra Mosca e l’Ucraina. Un paese che prende una direzione filoeuropeista scatenando le ire di Putin per il rischio di fuoriuscita dalla sua sfera di influenza, minoranze filorusse sul territorio che gridano la loro vicinanza a Mosca e rivendicano la loro indipendenza, forze militari russe dai compiti più o meno trasparenti sul campo. Ecco perché quando il 24 febbraio 2022 la Russia ha attaccato l’Ucraina, molti hanno pensato che il prossimo obiettivo del Cremlino potesse essere proprio la Moldavia. 

Il paese da un anno vive in modo indiretto, ma non per questo marginale, le conseguenze della guerra oltreconfine. I missili russi lanciati contro l’Ucraina hanno più volte sorvolato lo spazio aereo moldavo, l’ultima volta è successo all’inizio di febbraio e la traiettoria più che frutto di un errore è sembrata essere un messaggio di avvertimento a Chișinău. Inoltre c’è il problema dei blackout continui nel paese. Tra i principali obiettivi dei raid russi contro l’Ucraina ci sono stati sin dall’inizio gli impianti che forniscono energia al paese, a cui però si appoggia anche la Moldavia. Le linee elettriche continuano così a saltare e dalle città alle campagne capita frequentemente di trovarsi al buio. Il ministro delle Infrastrutture e dello Sviluppo regionale, Andrei Spînu, ha sottolineato che “Ogni bomba che cade sull’Ucraina colpisce anche la Moldova e la nostra gente. Chiediamo alla Russia di fermare la distruzione ora”.

Profugni in Moldavia
Profughi ucraini entrano in Moldavia © Michael Nigro/Pacific Press/LightRocket via Getty Images

Infine il paese sta facendo fronte a un’ingente ondata di profughi ucraini. I dati di dicembre 2022 parlano di oltre 600mila persone che hanno varcato il confine per fuggire dalla guerra, un numero molto grande per un paese che ha 2,6 milioni di abitanti. “Immaginate cosa significa per un paese come la Moldavia organizzare il trasporto, il transito e l’accoglienza del 20 per cento della sua popolazione! È come se alla frontiera francese fossero arrivate 13 milioni di persone”, ha evidenziato Marie-Pierre Caley, amministratore delegato dell’organizzazione non governativa Acted.

L’escalation di tensione

Negli ultimi giorni la tensione tra Russia e Moldavia ha raggiunto nuovi picchi. La presidente Maia Sandu ha detto che i servizi segreti hanno scoperto un piano del Cremlino per sovvertire il governo e instaurare un esecutivo fantoccio di Mosca. Una versione confermata anche dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che in visita a Bruxelles ha parlato di “piani della Russia per distruggere la Moldavia”.

Nel dettaglio, il timore è di attentati, azioni di sabotaggio e attacchi contro le istituzioni da parte di figure con addestramento militare ma camuffate da civili e provenienti dalla Russia, ma anche da paesi vicini a Mosca come la Serbia. Di fronte a questa situazione la Moldavia ha già preso le dovute precauzioni. Nella giornata del 12 febbraio è stato chiuso lo spazio aereo sul paese per diverse ore per questioni di sicurezza. Nella giornata del 16 febbraio a Chișinău c’è stata la partita di calcio di Conference League tra la squadra moldava del Sheriff Tiraspol e quella serba del Partizan Belgrado. Per evitare l’infiltrazione di figure serbe vicine al Cremlino che potessero fingersi tifosi, le autorità moldave hanno imposto le porte chiuse per la partita e diversi serbi sono stati bloccati al confine. La premier Natalia Gavrilita si è dimessa ed è stata sostituita da Dorin Recean, segretario del Consiglio di sicurezza del paese, ex ministro dell’Interno e particolarmente esperto sul tema securitario.

La Russia finora ha respinto le accuse provenienti dalla Moldavia. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, le ha definite “infondate” e ha aggiunto che “la Russia non interferisce mai negli affari interni di altri Paesi e, in particolare, della Moldavia”. Esternazioni che rassicurano fino a un certo punto, visto che è la storia a parlare: fino a pochi giorni prima dell’attacco all’Ucraina, il Cremlino negava ogni velleità bellica. Non è un caso che la Nato abbia già annunciato di essere pronta a dare assistenza militare alla Moldavia.

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