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Si riqualifica l’odontoiatria in senso medico. La bocca e i denti occupano un ruolo centrale in molti sistemi terapeutici non convenzionali
Del resto, già nel 700 a. C. il medico assiro Arad-Nan scriveva al proprio re Asarhaddon: “Il mio signore soffre d’infiammazioni delle mani e dei piedi causate dal cattivo stato della sua bocca. Bisogna perciò eliminare i denti malati: dopo spariranno i dolori e il suo stato di salute sarà soddisfacente”.
Ma cos’è che conferisce al cavo orale questa centralità? Innanzitutto la sua prossimità con il sistema nervoso centrale e con le sue vie vegetative afferenti ed efferenti e con i suoi vasi arteriosi, venosi e linfatici, che in parte condivide. Inoltre, è il primo centro immunitario del nostro organismo e il primo filtro per batteri e virus. Secondo l’agopuntura cinese, poi, è l’unica zona del corpo in cui passano tutti i meridiani energetici e l‘articolazione temporo-mandibolare è il secondo centro regolatore dell’energia dell’organismo (il primo è la loggia del rene).
Partendo da questi concetti, l’odontoiatria olistica tende a valutare e a salvaguardare l’essere umano nella sua totalità, ricercando e risolvendo, ove presenti, le interdipendenze tra patologie della bocca e patologie di altri distretti dell’organismo, senza trascurare gli aspetti legati alla psiche. Per fare ciò, pur fondandosi sul bagaglio tecnico-scientifico dell’odontoiatria classica, rivalutato criticamente, utilizza di preferenza metodiche, discipline e conoscenze mediche non convenzionali.
Cosa aspettarsi, in pratica, da una visita da parte di un odontoiatra olistico? In primo luogo, si dà una grande importanza all’anamnesi, con un’accurata raccolta dei dati riguardanti lo stato di salute e di malattia del paziente per tutto l’arco della sua vita, senza trascurare le informazioni salienti per quanto concerne i parenti. Si passa quindi all’esame dei denti e del cavo orale, senza ignorare la lingua, che ha una sua precisa topografia, per cui l’alterazione di certe sue zone può essere il segnale di patologie riguardanti altri organi. Anche l’osservazione del viso, secondo i principi della patofisiognomica, ha la sua importanza. Se il caso lo richiede, si esamineranno anche radiografie di singoli denti o panoramiche. A questo punto, l’odontoiatra, oltre a porre la diagnosi per quanto riguarda carie e malattia parodontale, può stabilire delle relazioni e farsi una prima idea (che deve essere confermata) della possibile presenza:
La conferma di tali sospetti verrà da metodiche, quali l’elettroagopuntura secondo Voll, il Vega test o la kinesiologia applicata, che forniscono anche altri dati, tra cui la scelta dei materiali meglio tollerati da quel singolo paziente.
Terminata la fase diagnostica, si stila il piano di trattamento, che comprende, oltre alle cure odontoiatriche classiche, eseguite sempre con i materiali biocompatibili meglio tollerati dal paziente, l’eliminazione dei materiali tossici causa di campi di disturbo e il trattamento delle focalità, preceduti e sostenuti da un’adeguata terapia di accompagnamento.
Tranne che nei limitatissimi casi in cui sono indispensabili, si evita l’uso dei farmaci allopatici. I farmaci più usati in odontoiatria olistica sono quelli omeopatici, omotossicologici e fitoterapici. Molto importante è la neuralterapia e anche l’agopuntura può avere applicazioni, soprattutto nell’anestesia e nell’analgesia.
Si può dire che la visita odontoiatrica olistica integra e arricchisce quella classica, da cui però non può prescindere.
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