Ci sono ancora diamanti insanguinati, vengono dal Centrafrica

Continua il commercio di diamanti da parte del Paese che, in quanto escluso dal Kimberley Process, sono illegali, perché collegati a guerre civili e stragi.

Sta proseguendo il commercio  di diamanti dalla Repubblica Centrafricana nonostante il fatto che questo Paese, nel maggio 2013, sia stato sospeso dal Kimberley Process, il sistema di certificazione internazionale. A denunciarlo è il Consiglio Mondiale del Diamante (Cmd), che lancia anche un avvertimento per ricordare che chi non rispetta il divieto “sarà oggetto di sanzioni”. Il Kpcs è un accordo di certificazione volto a garantire che i profitti ricavati dal commercio di diamanti non vengano usati per finanziare guerre civili.

 

La Repubblica Centrafricana, situata sotto il Ciad tra il Camerun e il Sud Sudan, è tra l’altro in preda a una crisi politica che ha in questi giorni causato l’arrivo nella capitale Bangui di 12.000 profughi, in fuga dai ribelli islamici. Il Cmd, con sede a New York, ha avuto prove in base alle quali la produzione diamantifera va avanti mentre pietre preziose di provenienza dal Centrafrica raggiungono mercati esterni. “Il commercio illegale di diamanti ipoteca gli sforzi della comunità internazionale per ristabilire la pace, mettendo anche a dura prova il sistema di certificazione e gli sforzi di governi, società civile e dell’industria per eliminare dal commercio le pietre insanguinate” ha detto Edward Asscher, presidente del Cmd.

 

Anche se il governo di transizione di Bangui ha già chiesto la rimozione dell’embargo, nei fatti l’insicurezza persistente rende impossibile l’invio di una missione di valutazione del Kimberley Process. Lo scorso aprile le autorità del confinante Camerun hanno rafforzato il proprio dispositivo di sicurezza per “fermare il flusso illegale di diamanti verso il nostro paese, il cui ricavato potrebbe essere utilizzato per acquistare armi”.

 

Al decimo posto della classifica mondiale per la quantità di diamanti estratta, il Centrafrica è invece tra il quarto o il quinto posto per la qualità delle sue pietre, con una produzione che oscilla tra i 350.000 e i 400.000 carati l’anno. Le sanzioni in vigore da più di un anno vietano le esportazioni ma non la produzione: da allora il valore stoccato viene stimato in 100.000 carati, con il rischio sempre maggiore che alla fine i diamanti vengano contrabbandati.

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