Diritti umani

Dakota access pipeline, Obama blocca l’oleodotto che minaccia i sioux

Dopo aver perso la battaglia legale contro l’oleodotto Dakota access pipeline, i sioux ottengono ail sostegno di Barack Obama che blocca la costruzione.

È un blocco temporaneo, ma quello ordinato dall’amministrazione americana di Barack Obama segna un passo decisivo per la protesta dei nativi americani sioux contro il progetto di oleodotto Dakota access pipeline (Dapl). Una decisione arrivata subito dopo che il tribunale di Washington aveva optato per la direzione opposta, ovvero rigettare il ricorso presentato dai nativi.

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Nativi americani marciano in difesa di un luogo sacro “disturbato” dalla costruzione del DAPL.
/ Foto di ROBYN BECK/AFP/Getty Images)

La posizione delle tribù, secondo le quali l’oleodotto avrebbe attraversato siti archeologici e sacri, è stata ritenuta piuttosto discutibile dal momento che la maggior parte di questi siti si trovano su terreni di proprietà privata. “Consapevoli delle umiliazioni inflitte alla tribù nel corso degli ultimi secoli, la Corte ha esaminato il processo di autorizzazione con particolare cura. […] La Corte deve tuttavia concludere che la tribù non ha dimostrato che un provvedimento di ingiunzione sia giustificato” aveva concluso il tribunale. Secondo il giudice James Boasberg, infatti, lo United States army corps of engineers – i cui terreni sono attraversati dall’oleodotto e contro il quale era rivolto il ricorso delle tribù di nativi – aveva seguito alla lettera la legge federale in sede di approvazione della pipeline.

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I nativi americani hanno manifestato anche a Washington in solidarietà con il Dakota / Foto di Michael Nigro/Pacific Press/LightRocket via Getty Images

Oleodotto, la costruzione non andrà avanti

E invece con un comunicato stampa scritto congiuntamente tra il dipartimento di giustizia, quello degli interni e l’esercito, il governo regala una dolce sorpresa alla Standing Rock Sioux – la riserva indiana capofila della protesta – evitando quella che si stava profilando come un’amara sconfitta. “La costruzione dell’oleodotto sul terreno dell’esercito o sotto Lago Oahe non andrà avanti in questo momento” si legge nella comunicazione ufficiale. “Chiediamo che l’azienda fermi volontariamente tutte le attività di costruzione entro 20 miglia a est e a ovest del Lago Oahe”.

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Nel tentativo di fermare i bulldozer i manifestanti sono stati attaccati da cani e spruzzati con spray irritante – Foto di ROBYN BECK/AFP/Getty Images

Non solo. Nella nota si legge anche che l’Army corps riconsidererà “la sua precedente decisione”. Per questo il futuro dell’oleodotto sembra farsi più incerto: nonostante la maggior parte della conduttura prevede di passare su di un terreno privato di proprietà della Energy transfer partners, è necessaria l’approvazione dell’Army corps per attraversare i corsi d’acqua federali. Se verrà annullato, sarà il secondo oleodotto bocciato nell’arco di un anno dopo l’altro mega progetto di oleodotto, il Keystone XL, progettato dalla compagnia energetica canadese TransCanada per trasportare, a regime, fino a 830mila barili di bitume al giorno (per ora sono circa 600mila) da convertire in petrolio grezzo presso appositi impianti di raffinazione.

Coinvolgere le tribù native, come i sioux

L’amministrazione Obama ha anche promesso che tutte le tribù saranno ‘consultate’ in modo che d’ora in poi le infrastrutture di interesse nazionale – proprio come la Dakota access pipeline – rispettino i diritti dei nativi. Così verrà esaminata l’eventualità di riformare o addirittura proporre nuove leggi al Congresso in questa direzione.

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Nello stesso giorno in cui Standing rock sioux ha appreso la sconfitta in tribunale è arrivato lo stop all’oleodotto da parte di Obama – Foto di Erik McGregor/Pacific Press/LightRocket via Getty Images

Intanto la Standing rock sioux ha annunciato su Facebook che i loro avvocati sono tornati a studiare le opzioni legali a disposizione: presto una nuova ingiunzione potrebbe costringere l’azienda a fermare del tutto la costruzione del Dakota access pipeline.

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