Covid-19

Coronavirus. “I numeri sono più stabili, ma non sappiamo ancora quando inizieranno a scendere”

I dati sulla crisi del coronavirus in Italia diramati dalla Protezione Civile il 2 aprile mostrano una stabilizzazione dei numeri. Ma la Protezione Civile invita alla cautela: “Basta un nulla perché si creino situazioni che innescano un rinvio del contagio”.

Il dipartimento della Protezione civile ha diramato i dati quotidiani sull’epidemia di coronavirus in Italia, aggiornati al 2 aprile. Il totale dei positivi è arrivato a 83.049 (+2.477 rispetto a ieri). Sono 760 le persone decedute nelle ultime 24 ore, contro le 727 del giorno precedente. I nuovi guariti sono 1.431 (contro i 1.118 di ieri), il che porta il totale di chi ha superato la patologia a 18.268, come ha comunicato il capo della Protezione civile Angelo Borrelli. I ricoverati sono 28.540, 4.053 in terapia intensiva, mentre sono 50.465, quindi il 61 per cento del totale, le persone in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Questo ultimo numero è cresciuto, riducendo quindi il numero degli ospitalizzati.

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“Stiamo assistendo a una serie di valori che ci stanno stabilizzando. Ad esempio, per la terapia intensiva oggi si ha un numero contenuto, un incremento di sole 18 persone”, ha affermato Borrelli. “Ma non sappiamo quando inizierà la fase decrescente. Quindi dobbiamo mantenere alte le misure, le attenzioni e i comportamenti. Basta un nulla perché si creino situazioni che innescano un rinvio del contagio. Preferisco stare con i piedi per terra e guardare i dati giorni per giorno”.

Borrelli ha inoltre ricordato l’impegno delle forze in campo: 16.506 sono i volontari impiegati per questa emergenza in Italia. Le tende di pre-triage al di fuori dagli ospedali sono ad oggi 790 e il secondo nucleo della task force dei medici è in partenza per rafforzare gli sforzi nelle regioni del nord più colpite.

Allo stesso modo, Sergio Ianicoli, direttore del dipartimento di Medicina del lavoro Ispesl, durante la conferenza stampa ha concentrato l’attenzione sul tema del rapporto tra lavoro e salute in questa emergenza. Un punto importante è la tutela dei lavoratori, dagli operatori sanitari (che ricorda che rappresentano il 9,7 per cento dei contagiati, “un numero importante”), alle forze dell’ordine, la pubblica amministrazione, i lavoratori della filiera alimentari, e anche le società private che grazie allo smart-working hanno continuato ad offrire lavoro, facendo un salto in avanti garantendo l’occupazione. Aggiungendo che: “L’intero sistema sanitario è stato sottoposto a una grande prova di stress e ha dato prova di essere uno dei migliori sistemi sanitari”.

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Il ministro Costa su ambiente e coronavirus

Notizia di ieri sera è che a causa dell’epidemia di coronavirus la ventiseiesima Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, Cop 26, prevista a Glasgow dal 9 al 19 novembre, è stata rimandata al 2021, anche se l’Unfccc non ha ancora comunicato nuove date.

Il ministro dell’Ambiente italiano Sergio Costa ha commentato, in diretta su Instagram con LifeGate, che i lavori stanno continuando: “Questo non è un tempo abbandonato. È un tempo in cui si costruisce qualcosa di nuovo. Le negoziazioni stanno continuando. Lo spirito di una Cop è assicurare la massima partecipazione dei paesi e degli auditori. E come ricorda l’accordo di Parigi bisogna “camminare tutti insieme”. La partecipazione è ricchezza in questi accordi”.

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sergio costa
Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa alla Cop 25 di Madrid © Camilla Soldati/LifeGate

Ha poi continuato facendo una riflessione proiettata al futuro: “Il pianeta Terra può fare a meno dell’uomo, ma l’uomo non può fare a meno della Terra. La natura quando si ribella, ci sta mandando un messaggio. Come già ce lo dava prima con i cambiamenti climatici, e come ce lo dicono gli scienziati. Se il post-covid sarà uguale al pre-covid abbiamo fallito tutto. Il post deve rilanciare la tutela dell’ambiente“.

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