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A Londra entra in funzione la zona car-free più grande al mondo
Dal 18 maggio le strade più trafficate del centro di Londra saranno dedicate a pedoni e ciclisti e interdette alle auto. E la mobilità cambia a causa della pandemia.
“Vogliamo che nella nostra capitale ci si possa muovere in modo più sicuro, più pulito e più verde”. E così che il sindaco di Londra Sadiq Khan ha lancia la “car-free zone” più grande al mondo. Dallo scorso 18 maggio nelle aree più centrali della città le auto non potranno più circolare. Si potrà circolare su alcune delle vie più trafficate, come ad esempio London Bridge e Shoreditch, Euston e Waterloo, Old Street e Holborn, solamente in bici, a piedi o con i mezzi pubblici o taxi a zero emissioni.
La decisione del sindaco di Londra arriva evidentemente in un momento in cui è necessario ripensare parte della mobilità cittadina in un’ottica di crisi sanitaria, in cui si dovrà garantire il distanziamento tra le persone ed evitare il sovraffollamento dei trasporti pubblici, come bus e metropolitana.
JUST ANNOUNCED: our plans to make central London one of the largest car-free zones in any capital city in the world, increasing walking and cycling and improving our air quality.
London’s road to recovery cannot be clogged with cars. https://t.co/31Ym0OBF9q
— Sadiq Khan (@SadiqKhan) May 15, 2020
A Londra più spazio alle bici
Ai londinesi che non possono lavorare da casa e che possono solo andare a lavorare in treno si consiglia ora di camminare o andare in bicicletta piuttosto che usare la metropolitana o l’autobus. “Stiamo lavorando per rimettere in piedi la città gradualmente in modo sicuro e sostenibile in collaborazione con Transport of London (Tfl)”, ha detto Alastair Moss, presidente del comitato per la gestione del trasporto pubblico londinese. “Questo è il motivo per cui stiamo dando la priorità allo spazio per pedoni e ciclisti poiché qualsiasi aumento significativo nell’uso di auto o taxi porterebbe ad una congestione, all’aumento dell’inquinamento atmosferico e degli incidenti stradali”.
Leggi anche: La richiesta di mobilità ciclabile aumenta durante la pandemia
Come spiega Tfl, durante la pandemia la società è stata in grado di garantire fino al 60 per cento dei servizi della metropolitana e oltre l’80 per cento dei servizi dei bus. Ma con l’obbligo nazionale di mantenere una distanza di 2 metri dove possibile significa che TfL sarà in grado di trasportare solamente il 13-15 per cento del numero normale di passeggeri sulle reti della metropolitana e degli autobus anche quando tutto il servizio sarà pienamente operativo.
Per il post pandemia serve ripensare anche la mobilità
“Il Covid-19 ha segnato uno stop all’economia e la ripartenza non può permettersi di essere ostruita dal traffico che, solo in Italia, nell’era pre-covid comportava inefficienze per 50 miliardi di euro l’anno”, spiega Paolo Pinzuti, fondatore di BikeItalia. “La scelta di Londra va nella direzione di ridurre le inefficienze e offrire spazio alle persone che sono l’anima degli spazi urbani: togliere spazio alle auto è il primo modo per tornare a dare valore alle città che devono essere piacevoli ed efficienti”.
Un modello di vivibilità che dia spazio ad una mobilità dolce, più salubre sia dal punto di vista della riduzione degli inquinanti che della forma fisica. Anche pochi chilometri al giorno possono aiutare a mantenersi in salute, e questo è dimostrato. Inoltre è un modo per rilanciare “il commercio al dettaglio, ridurre i tempi degli spostamenti, aumentando il valore degli immobili e permettendo di aumentare la resilienza delle città al cambiamento climatico che è la prossima sfida che abbiamo davanti”, conclude Pinzuti. “Siamo di fronte a un trend inarrestabile e l’augurio è che l’Italia non resti indietro nella corsa per rendere efficienti le città”.
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