Un’analisi allarmante del Pesticide action network Europe ha rivelato la presenza di Tfa, derivato dei Pfas, in moltissimi alimenti.
Il materiale più diffuso tra i rifiuti che infestano il mar Mediterraneo è la plastica. Lo denuncia il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e lo conferma l’attività di monitoraggio di Legambiente nel Mediterraneo. Attività che negli anni ha coinvolto otto paesi costieri (Algeria, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Turchia e Tunisia) nella raccolta
Il materiale più diffuso tra i rifiuti che infestano il mar Mediterraneo è la plastica. Lo denuncia il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) e lo conferma l’attività di monitoraggio di Legambiente nel Mediterraneo. Attività che negli anni ha coinvolto otto paesi costieri (Algeria, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Turchia e Tunisia) nella raccolta dei rifiuti nei mari e sulle spiagge evidenziando, in particolare, la presenza delle buste di plastica che costituiscono il 16 per cento di tutti i rifiuti individuati. Ulteriori stime internazionali parlano addirittura di 25 milioni di sacchetti ogni mille chilometri di costa.
Per questo motivo, durante l’ultima conferenza sul clima (Cop 22) di Marrakech, in Marocco, Legambiente ha lanciato l’appello, a cui hanno aderito Kyoto club e Alleanza per un Mediterraneo sostenibile, con l’obiettivo di estendere la messa al bando delle buste di plastica già in vigore in Italia, Francia e Marocco – che lo ha introdotto proprio quest’anno tra le decisioni di politica ambientale in vista della conferenza internazionale sul clima – a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Ancora oggi, solo in Europa, si utilizzano 100 miliardi di sacchetti di plastica all’anno, con un consumo equivalente di 190 milioni di tonnellate di petrolio per produrli. Una loro messa al bando, quindi, potrebbe ridurre di molto il loro utilizzo, i consumi di greggio e le conseguenti emissioni di CO2. Lo dimostrano i dati relativi all’Italia, primo paese in Europa a mettere il bando ai sacchetti di plastica nel 2011, dove, nonostante il bando non sia ancora del tutto rispettato, ha comunque consentito in cinque anni una riduzione nel consumo di sacchetti di plastica del 55 per cento (da 200mila a 90mila tonnellate all’anno) e una diminuzione in termini di CO2 di circa 900mila tonnellate.
Se il bando fosse esteso a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, i risultati in termini climatici sarebbero molto più rilevanti grazie alla consistente riduzione del consumo di greggio e alla diminuzione delle emissioni di CO2, con notevoli vantaggi anche per l’ambiente marino e costiero.
L’impegno di Legambiente insieme a Kyoto club e Alleanza per un Mediterraneo sostenibile non si esaurisce, quindi, con la richiesta di messa al bando delle buste di plastica. Nel mirino degli ambientalisti ci sono anche le micro particelle di plastica utilizzate nei cosmetici e nei cotton fioc non biodegradabili e compostabili. Per questo, a Marrakech è partita, insieme al bando, la proposta della definizione di un piano per ridurre e riciclare la plastica in tutti i settori e una campagna internazionale per incrementare la raccolta differenziata.
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