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Cosa significa oggi progettare e produrre pneumatici più efficienti? Abbiamo intervistato Marco Do, direttore della comunicazione di Michelin Italiana.
Cosa vuol dire sostenibilità per un produttore di pneumatici? La grande sfida della mobilità elettrica, innanzitutto. E al contempo porsi degli obiettivi sfidanti in termini di riduzione delle emissioni, con uno sguardo sempre attento alle tematiche della sicurezza. Ne abbiamo parlato con Marco Do, direttore della comunicazione di Michelin Italiana, il primo fabbricante italiano di pneumatici.
Michelin intende raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, con un obiettivo intermedio che riguarda i processi produttivi: una riduzione del 50 per cento delle emissioni entro il 2030 rispetto al 2010. “In realtà – spiega Do – per quanto riguarda gli stabilimenti produttivi in Italia questo target è stato sostanzialmente già raggiunto grazie a investimenti molto importanti: 318 milioni negli ultimi 5 anni negli stabilimenti di Alessandria e Cuneo”. In quest’ultimo sito produttivo, ad esempio, tutto il reparto presse e stampe è stato sostituito con presse elettriche, che hanno già consentito di risparmiare 4mila tonnellate di CO2; entro il prossimo anno sarà inoltre attivo un nuovo impianto di trigenerazione ad alta efficienza, in grado di produrre contemporaneamente energia elettrica, vapore e acqua per il riscaldamento e il raffrescamento, che consentirà di coprire il 97 per cento del fabbisogno energetico dello stabilimento.
Investimenti importanti che riguardano i processi produttivi, ma anche le persone. Questo perché “la nostra politica di sostenibilità parte dal presupposto che tutto deve essere sostenibile: i prodotti e i processi, gli aspetti finanziari e quelli sociali; e qui entrano in gioco le persone”. Lo scorso anno Michelin Italiana ha ottenuto la certificazione di azienda “Gender equality” rilasciata da Winning Women Institute, un riconoscimento che ha premiato l’impegno di lungo corso nei confronti di importanti tematiche legate alla diversità ed agli aspetti gender; già nel 2019, infatti, l’azienda aveva lanciato il programma “Uniti per fare la differenza”, con l’obiettivo di promuovere la diversità e l’inclusione attraverso una serie di azioni concrete. Michelin occupa circa 3.800 persone (il 99,7 per cento delle quali con contratto a tempo indeterminato) e lo sviluppo continuo delle competenze è una leva importante sulla quale l’azienda investe: solo nel 2022 sono state erogate ben 246.000 ore di formazione.
In questo quadro si inserisce un’enorme sfida, quella della mobilità elettrica. Marco Do evidenzia come “in un mondo che si divide nettamente tra chi è pro e chi è contro, per un fabbricante di pneumatici si tratta di una grande opportunità”. Un veicolo elettrico ha accelerazioni più violente e pesa di più di un mezzo tradizionale; di conseguenza uno pneumatico deve avere quattro caratteristiche fondamentali per risultare performante: longevità per sostenere le accelerazioni, capacità di carico per sorreggere il peso delle batterie, riduzione del rumore (il 70 per cento del rumore generato da un veicolo elettrico proviene dalla guida e non più dal motore) e resistenza al rotolamento, un fattore chiave per l’autonomia del veicolo.
La mobilità elettrica può quindi essere una grande opportunità, ma “per coglierla bisogna essersi preparati per tempo. Già nel 1992 lanciammo sul mercato il primo pneumatico ‘verde’ che lavorava sulla bassa resistenza al rotolamento per ridurre i consumi e quindi le emissioni di CO2”. Quasi 20 anni dopo, nel 2021, diminuendo la resistenza al rotolamento dei propri prodotti, Michelin è arrivata a risparmiare 3,4 miliardi di litri di carburante nel corso della vita degli pneumatici, evitando l’emissione di 8,7 milioni di tonnellate di CO2 rispetto al 2010. Al contempo, l’azienda è stata la prima del settore ad “accompagnare la Formula E, per capire a fondo come funziona un veicolo elettrico estremamente performante”.
Ultimo, ma non in ordine di importanza, il tema della sicurezza. Sicurezza reale e percepita: un tema sul quale l’azienda ha condotto una vera e propria battaglia. “Tra gli automobilisti – spiega Do – c’è la convinzione che la sicurezza degli pneumatici sia associata alla profondità del battistrada. Anche se è possibile usarli fino al limite legale di usura che è di 1,6 millimetri, in realtà la maggior parte degli automobilisti li cambia quando sono intorno ai 3-4 millimetri, pensando che oltre non siano più sicuri. In realtà questo non è vero: uno pneumatico progettato bene ha ottime prestazioni fino al limite legale di usura”.
Michelin ha portato avanti una campagna di comunicazione e una battaglia in sede europea per far sì che vengano introdotti, a partire dal prossimo anno, dei test soglia sugli pneumatici al limite legale di usura, in termini di frenata sul bagnato. “In questo modo – conclude Do – i consumatori disporranno di un’informazione fondamentale: quanto vale il prodotto che ho acquistato mentre lo sto usando? In questo modo si potrà capire se il prodotto è valido e sfruttabile fino al limite legale di usura”.
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