Cannabis, il governo ha inserito il Cbd tra gli stupefacenti. Ma non lo è

La mossa inattesa del ministero della Salute classifica il Cbd tra le sostanze stupefacenti, nonostante i pareri dell’Oms. Una spallata proibizionista che potrebbe svantaggiare un settore economico.

L’Italia contro la cannabis, capitolo ennesimo. Il ministero della Salute ha appena deciso di reinserire tra le sostanze stupefacenti il cannabidiolo, una sostanza ottenuta dalle foglie di cannabis meglio conosciuta con la sigla Cbd e venduta, tra gli altri, nei negozi di cannabis legale. Lo scorso 21 agosto, in Gazzetta Ufficiale, è infatti comparso un decreto del ministero che revoca la sospensione di un altro decreto, risalente al 2020, che inseriva il Cbd nella tabella dei medicinali allegata al testo unico sulle droghe. Di fatto il nuovo provvedimento condiziona la vendita della sostanza ad una prescrizione medica, nonostante l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non la inserisca nella lista delle sostanze stupefacenti. Una decisione da molti interpretata come una stretta proibizionista ed un colpo politico assestato dal governo ad un settore economico che è sempre stato inviso ai governi di destra.

Cos’è il Cbd?

Il cannabidiolo o Cbd è un cannabinoide presente nella cannabis sativa, così come il Thc, la principale componente psicotropa della cannabis. Nonostante abbiano la stessa composizione chimica, il Cbd non è psicoattivo; per questo negli ultimi anni in molti paesi si è deciso di impiegarlo nella preparazione di una vasta gamma di prodotti. In molti casi l’olio di Cbd è utilizzato per supportare il corpo in caso di dolore, ansia, stress e disturbi del sonno. Ad oggi, infatti, costituisce uno dei principali ingredienti nei trattamenti a base di cannabis terapeutica.

Il Cbd non è un pericolo per la salute, stando alle indicazioni dell’Oms. Nel 2017 l’istituto specializzato dell’ONU per la salute non lo ha inserito nella lista delle sostanze controllate, cioè quelle per cui si corre il rischio di sviluppare dipendenza o danni alla salute dettati dal suo impiego. A sottolineare la non pericolosità del cannabidiolo ci aveva pensato nel 2020 anche la Corte di giustizia europea, mediante una sentenza che ha escluso prodotti a base di Cbd dalla lista di quelli da considerare come stupefacenti.

Un colpo al circuito della cannabis light

Si tratta insomma di pronunciamenti sufficientemente autorevoli da indicare una e una sola direzione, cioè quella di un accesso sicuro e esteso alla cosiddetta “cannabis light” e ai suoi effetti positivi. Ma ciò che sta prendendo forma in questi giorni ha più le sembianze di una strizzata d’occhio ad un settore economico specifico e l’affossamento di un altro, di cui più volte abbiamo evidenziato i nessi con un’idea di sviluppo sostenibile. Al momento, infatti, il divieto interessa esclusivamente la vendita senza ricetta di prodotti ingeribili a base di Cbd. Viene quindi escluso l’intero settore dei negozi di cannabis light – che negli ultimi anni era cresciuto velocemente – consentendo la vendita solo presso le farmacie. Il provvedimento rende di fatto illecita ogni applicazione non farmacologica degli estratti di cannabis, compresi gli utilizzi nella preparazione degli alimenti precedentemente consentiti dalla normativa italiana ed europea sulla canapa. Secondo quanto riportato dal ministero, l’idea alla base non sarebbe quella di andare verso un progressivo divieto della sostanza, bensì una sua regolamentazione, considerando di fatto il Cbd un farmaco in tutto e per tutto. Cosa che non è.

Le reazioni al provvedimento 

La decisione ha suscitato la pronta risposta di Federcanapa, che riunisce la filiera della produzione industriale, che ha sottolineato come “il ministero della Salute ha riesumato un assurdo provvedimento sulla canapa emesso tre anni fa dall’allora ministro Speranza. Tanto assurdo che decise di sospenderlo a meno di un mese dalla sua emanazione”. I produttori hanno poi sollevato un altro punto, che da sempre accompagna le pulsioni proibizioniste del governo e rischia di svantaggiare la produzione nazionale in un sistema di libera circolazione di merci. Il provvedimento nazionale, infatti, non potrà alcunché nell’impedire l’ingresso nel nostro mercato di quei prodotti – molti dei quali impiegati nella cosmesi – a base di Cbd prodotti legalmente in altri Paesi.

La voce dell’opposizione è arrivata dai Radicali, che hanno sottolineato come “il tavolo di lavoro sulla cannabis terapeutica doveva essere attivo in questi anni, ma è stato convocato poche volte solo per una questione di forma. Il governo e i Ministeri non possono prendere decisioni così importanti senza chi lavora in questo settore”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati
Olio di cbd per il benessere, proprietà e uso del cannabidiolo 

Il cannabidiolo o cbd è uno degli oltre cento composti chimici naturali chiamati fitocannabinoidi presenti in percentuali variabili nella pianta di Cannabis sativa. È dimostrato che assumere l’olio al cbd può alleviare disturbi come ansia, stress e insonnia. Ricco di omega 3 e 6, viene utilizzato anche come antiossidante, antinfiammatorio e nella cura di pelle