Perché la Thailandia vuole vietare la cannabis a scopo ricreativo, di nuovo

Il ministro Sanità Cholnan Srikaew ha annunciato che la Thailandia tornerà a limitare la cannabis e i suoi derivati, arrestando una fase di deregolamentazione che aveva permesso la nascita di un’economia in rapida espansione.

La Thailandia vieterà l’uso ricreativo della marijuana entro la fine di quest’anno, mantenendone l’uso per i soli fini medici. Lo ha annunciato pochi giorni fa il ministro della Sanità thailandese Cholnan Srikaew, che per la prima volta ha fissato un obiettivo temporale entro cui il governo intende portare a termine la più volte annunciata stretta sulla cannabis e sui suoi derivati. L’introduzione di misure limitative alla vendita e al consumo della marijuana segna la repentina inversione di tendenza del paese rispetto alle politiche progressiste portate negli ultimi 6 anni, che avevano reso la Thailandia un unicum fra i paesi del sudest asiatico e avevano contribuito al nascere di una vera e propria industria in rapida ascesa.

Le posizioni del governo thailandese sulla cannabis

Il 10 gennaio scorso, il governo thailandese aveva annunciato l’intenzione di ritirare le politiche progressiste sulla cannabis portate avanti dal precedente esecutivo guidato da Prayut Chan-o-cha. Quel processo di progressiva deregolamentazione, iniziato nel 2018 con la legalizzazione della cannabis a scopi terapeutici, era stato possibile soprattutto grazie alla presenza del Bhumjaithai, partito conservatore e allora seconda forza politica e parte di una coalizione di governo. A spingere sull’esigenza di rendere la cannabis e i suoi derivati un’occasione economica per il paese era soprattutto Anutin Charnvirakul, ex ministro della Sanità.

La Thailandia legalizza il commercio di cannabis ma scoraggia l'uso personale
La Thailandia legalizza il commercio di cannabis ma ne scoraggia l’uso personale © Lauren DeCicca/Getty Images

Ad agosto del 2023, dopo oltre 100 giorni di incertezza politica, Srettha Thavisin era stato nominato primo ministro di un governo di coalizione tra il Peu Thai, il partito conservatore, e le forze politiche legate all’establishment, anch’esso conservatore e filo-militare. A Charnvirakul è dunque subentrato Srikaew, che ha quasi immediatamente manifestato l’intenzione di fare un passo indietro sulla cannabis. Per sostenere la propria tesi il nuovo ministro della Sanità ha riesumato i dubbi sulla salute pubblica e, soprattutto, sull’esposizione alla cannabis dei più giovani che avevano caratterizzato le prima fasi della deregolamentazione: “Senza una legge che regoli la cannabis, essa verrà utilizzata in modo improprio”, ha affermato Cholnan pochi giorni fa riferendosi all’uso ricreativo, aggiungendo che l’abuso di cannabis ha un impatto negativo sui bambini thailandesi”.

A questo proposito il governo ha presentato un disegno di legge che mira a limitare l’uso della cannabis esclusivamente a scopi medici. Secondo quanto riportato da Reuters, il primo ministro Srettha si è impegnato a “rettificare” le leggi sulla cannabis entro sei mesi, per frenare il picco nell’utilizzo di droghe ricreative favorito dalle recenti politiche. I critici della deregolamentazione hanno anche fatto leva sullo scarso quadro normativo prodotto dal governo precedente, che avrebbe stabilito un panorama troppo frammentario per favorire la crescita del settore economico legato alla cannabis senza mettere in pericolo la salute pubblica.

Cosa contiene il nuovo disegno di legge

La bozza del disegno di legge andrà al gabinetto di governo il mese prossimo per essere approvata. Nel testo sono previste multe fino a 60.000 baht – oltre 1.500 euro – per chi utilizza la marijuana a scopo ricreativo, mentre coloro che vendono cannabis per tale uso e partecipano a pubblicità o commercializzazione di cime, resina, estratti o dispositivi per fumare rischiano pene detentive fino a un anno, o una multa fino a 100.000 baht – oltre 2.500 euro. La legge, inoltre, inasprisce inoltre le pene per la coltivazione di cannabis senza licenza, con pene detentive che vanno da uno a tre anni e multe da 20.000 baht – 514 euro – a 300.000 baht – oltre 7.700 euro.

Anche l’importazione, l’esportazione, la coltivazione e l’uso commerciale della cannabis richiederanno nuovi permessi. Per favorire l’adeguamento alla nuova legislazione da parte delle tante attività commerciali sorte negli ultimi mesi, il governo ha concesso alle aziende di operare fino alla scadenza delle licenze attualmente in vigore per poi convertirsi a esercizi autorizzati.

Gli effetti economici della legalizzazione della cannabis in Thailandia

In Thailandia la cannabis e i suoi derivati non sono un prodotto nuovo, bensì un ingrediente consolidato della medicina tradizionale, che fu vietato durante la prima metà del Novecento. Negli obiettivi iniziali del ministro Charnvirakul la legalizzazione della cannabis avrebbe permesso al paese di rimettere mano a quell’eredità storica, avviando una vera e propria industria in rapida espansione capace di rendere la Thailandia uno dei player principali dell’intera regione. Per questa ragione grazie alla deregolamentazione erano nate numerose attività commerciali più o meno direttamente legate alla produzione della cannabis. Secondo uno studio condotto nel 2022 dalla Thai Industrial Hemp Trade Association, il valore del mercato nazionale della marijuana nel paese si aggirava intorno ai 40 miliardi di baht – oltre 1 miliardo di euro – con la previsione di raggiungere i 70 miliardi entro il 2024.

Nel 2022 il governo tailandese aveva distribuito 1.000 piante di cannabis alla popolazione di Buriram, una provincia nella Thailandia orientale, in occasione dell’evento di lancio della legalizzazione della marijuana chiamato “Unlock Marijuana”. In quel modo intendeva includere anche gli abitati delle aree più rurali e povere nel decollo di un’economia dai presupposti ambiziosi. Nello stesso periodo il governo aveva favorito l’apertura di tantissimi negozi, specie nelle grandi città turistiche del paese come la capitale Bangkok e Chiang Mai. Qui molti imprenditori avevano colto l’opportunità per aprire bar, centri benessere e tante altre iniziative commerciali. Le attività ricettive di queste città avevano potuto beneficiare dei primi festival a tema cannabis organizzati in Thailandia, che in poco tempo hanno attirato turisti da tutto il mondo e contribuito rinvigorire il valore culturale di questa pianta.

Le implicazioni legali che la futura normativa produrrà sulla neonata industria della cannabis nazionale saranno da monitorare, soprattutto per quanto riguarda l’impatto sulle comunità rurali che avevano iniziato la coltivazione della cannabis. A questo proposito, gli attivisti del Future Cannabis Network – un’organizzazione internazionale che fa advocacy sui temi legati alla legalizzazione della cannabis – ha definito la decisione del nuovo governo come “una reazione istintiva”, che potrebbe danneggiare l’economia thailandese e impoverire soprattutto le piccole iniziative economiche in via di sviluppo.

 

 

 

 

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