Tragedia al Regency hotel

New York, 11 Giugno 1996. Il Regency è l’hotel di Manhattan dove alloggiano i membri degli Smashing Pumpkins, la band di Chicago che, fin dagli esordi nel 1988, ha conquistato il pubblico dell’alternative rock. Alle 23 il batterista Jimmy Chamberlin e il tastierista Jonathan Melvoin sono nella stessa camera per farsi una dose d’eroina. Entrambi collassano

New York, 11 Giugno 1996. Il Regency è l’hotel di Manhattan dove alloggiano i membri degli Smashing Pumpkins, la band di Chicago che, fin dagli esordi nel 1988, ha conquistato il pubblico dell’alternative rock.
Alle 23 il batterista Jimmy Chamberlin e il tastierista Jonathan Melvoin sono nella stessa camera per farsi una dose d’eroina. Entrambi collassano dopo pochi secondi. Alle 3 del mattino, Jimmy si sveglia e ancora in stato confusionale prova a scuotere il compagno. Niente da fare: Jonathan non dà segni di vita.

 

 

Decide di chiamare il manager degli Smashing Pumpkins che lo raggiunge nel giro di pochi minuti. Insieme, i due trascinano il tastierista sotto la doccia ma neanche questa mossa funziona. Accorsi in aiuto i paramedici del 911, dichiarano Melvoin ufficialmente morto. 

Sul posto nel frattempo è giunta anche la polizia che porta via Chamberlin, che il 13 Agosto deve presentarsi in tribunale, e interroga l’intero entourage del gruppo.
Il giorno dopo viene indetta una conferenza stampa in cui il leader della band Billy Corgan spiega che gli Smashing Pumkins hanno deciso di interrompere il loro rapporto professionale con Jimmy Chamberlin per gli insostenibili problemi di dipendenza da droghe e alcool.
Un anno dopo, Laura Melvoi (moglie del tastierista) a nome del figlio che all’epoca dei fatti aveva solo 4 mesi, cita in giudizio la band.

 

La vedova Melvoin sostiene che tutti i membri degli Smashing Pumpkins hanno contribuito alla morte di Jonathan invogliandolo all’uso di eroina.  Billy Corgan e soci sono costretti a sborsare 10mila dollari. Si chiude così la tragica e triste vicenda, i cui effetti, soprattutto l’assenza di Chamberling, si ripercuoteranno non poco nell’album Adore, che non riesce a eguagliare il precedente Mellon Collie and the Infinite Sadness.

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