
In Piemonte, a pochi chilometri dal confine francese, la Valle Maira offre tutto ciò che chi ama l’autenticità dei territori montani cerca.
Itinerario ideale per organizzare piacevoli passeggiate in bassa stagione, riscaldare i muscoli e apprezzare gli umori dell’inverno
Ci troviamo a sud di Vicenza, in una terra verde dai tratti dolci,
sfuggita all’industrializzazione del vicino capoluogo.
L’itinerario proposto vuole farci conoscere questo ambiente
collinare attraverso i suoi luoghi più rappresentativi in
un’escursione di febbraio con tempi e limiti appropriati di circa
4.15/4.40 ore.
Il borgo di Costozza è allo stesso tempo origine
della nostra camminata e motivo d’interesse con le sue ville
nobiliari immerse in giardini da fiaba. Villa da Schio, Villa
Trento Carli, Villa Eolia, Cà Molino sono ancora qui da
visitare e ammirare in tutta la loro magnificenza. Dopo questa
parentesi storico-artistica raggiungiamo la scalinata che sale alla
chiesa di S. Mauro. Dal piazzale antistante l’edificio si gode un
ampio panorama a sud-est sui Colli Euganei, in provincia di
Padova.
Ora dobbiamo affidarci a una strada carrabile, scendere alla chiesa
di Sant’Antonio Abate e alla cava omonima e quindi dirigerci con un
tragitto di 2 chilometri alle porte di Lumignano (30
minuti), dove il trekking trova il suo spazio ideale sullo
sterrato. In alternativa possiamo raggiungere questo paesino in
auto o autobus di linea; così facendo si eviterebbe una
scarpinata sull’asfalto con il rischio però di perdersi la
magia di un ingresso sommesso e graduale nel nostro ambiente. Prima
dell’abitato, ci inerpichiamo sulla destra sino a Contrà
Broiòn (15 minuti), quindi si prosegue in costa fra
vigneti e prati terrazzati guidati da segnavia bianco-rosso.
Il profumo antico della borgata sale a noi in lente volute di fumo
di legna, mentre lo sguardo indugia su muri e porte pesanti di
anni. Il viottolo prosegue e incontra un bivio. Il ramo di sinistra
regala in poco tempo la sorpresa di ritrovarsi davanti un antro
aperto nella roccia, la Grotta di Broiòn, appunto (1
ora e 15 minuti). Fa un certo effetto sapere che qui sono stati
rinvenuti reperti preistorici del paleolitico. Ritornati sul
sentiero principale attraversiamo in salita un pascolo e ci
portiamo a sinistra sul versante opposto di una valletta, in un
ambiente dalla forte valenza emotiva. Le rocce calcaree rivestite
da fitti boschi assumono un aspetto tormentato inasprito da salti e
fratture. Le stesse colline dai contorni delicati che vedevamo da
Costozza, qui mostrano la loro identità nascosta, sembrano
richiudersi sopra di noi dopo averci introdotto a cospetto dei loro
misteri. L’acqua sotterranea e di superficie nei millenni ha eroso
il calcare, come un abile artista ha scolpito e creato a suo
piacimento burroni e soprattutto nicchie e anfratti (chiamati dai
locali “covoli”). L’uomo dal canto suo non ha tardato a sfruttarli
come ricoveri e luoghi di culto e ancora oggi rimangono notevoli
testimonianze del suo passaggio. La più eloquente a riguardo
è la grotta in cui sorge l’Eremo rupestre di S.
Cassiano.
Le prime notizie arrivano dall’XI secolo quando fu adattata a
dormitorio e poi a monastero con opere di muratura sfruttando
alcune rientranze naturali della roccia. Oggi, grazie a puntuali
iniziative di mantenimento, resta uno dei luoghi più
significativi del Veneto. Il nostro sentiero punta proprio qui, si
mantiene comodo e sicuro e incontra nell’arco di pochi minuti i
rudimentali gradini che salgono all’Eremo (30 minuti dalla Grotta
di Broiòn). L’edificio si sviluppa su un pian terreno e due
rialzati appoggiati alla roccia viva. Ogni prima domenica del mese
è possibile anche entrare all’interno in visita guidata e
vedere di persona la cappella con l’altare, la Sala Grande dove si
raccoglievano i pellegrini per le funzioni religiose e le altre
stanze. Sopra alla costruzione poi risaltano nella roccia altri
covoli. Alcuni sono precipiti sugli strapiombi e quasi
irraggiungibili; in altri sono ancora visibili tracce di affreschi
probabilmente paleocristiani e medievali, resti di travature e muri
interni anneriti dal fumo. La frequentazione umana ha lasciato,
oltre a segnali tangibili, anche una presenza energetica che
l’istinto personale non tarda a captare.
La nostra escursione ha raggiunto l’apice emotivo e ora ci
riaccompagna a ritroso verso Lumignano (1,30 ore) per un’ultima
proposta. Sopra al paese si eleva con i suoi modesti 243 metri di
altitudine il Monte della Croce. Siamo in una zona dove
semplici ondulazioni della terra regalano esperienze e scenari
d’effetto e anche questo colle non delude le aspettative. I vigneti
anticipano forre e squarci della terra, l’ordine dei campi confina
con severe pareti di roccia calcarea. A questi elementi d’interesse
si aggiunge il vasto panorama d’insieme sulla zona che si apprezza
dall’alto. Per raggiungere la limetta basta portarsi nella piazza
del paese, quindi dirigersi a ovest lungo via Rialto. In 20 minuti
circa le pareti di roccia in località Mulin sono a
portata di mano. Il luogo è molto suggestivo, trasmette una
sensazione di fragilità dinanzi alla potenza della natura.
Gli amanti dell’arrampicata invece non si fanno intimidire dalle
vertigini e hanno trasformato queste rocce in una palestra a cielo
aperto su cui allenarsi. Il nostro sentiero entra nel bosco e in un
quarto d’ora raggiunge la sommità dell’altura. E’ un luogo
adatto per riposare in tranquillità e raccogliere ricordi e
impressioni su queste piccole grandi montagne.
Yalmar Tuan
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