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Il suo centro storico è un gioiello da scoprire tra chiese, musei e angoli ricchi di storia: Verona è la meta perfetta per un lungo week end estivo durante il quale vivere l’esperienza di uno spettacolo a cielo aperto.
La città di Giulietta e Romeo, la città dell’amore… al di là degli stereotipi, Verona è uno scrigno di bellezze artistiche che va visitata, scoperta e conosciuta per apprezzarne l’unicità. Camminare lungo il fiume Adige e perdersi nel suo raccolto ma prezioso centro storico sono un’esperienza da non perdere. Per un tour perfetto non mancate di assistere a un’opera all’Arena e di vedere un capolavoro Shakespeariano al Teatro romano.
Troppo spesso nei nostri tour delle città, privilegiamo i musei di arte moderna a discapito di quelli classici o archeologici. A Verona il Museo archeologico è attiguo al Teatro romano e si sviluppa all’interno di un convento costruito nel XV secolo dai Gesuati – non si tratta di un errore: la denominazione di “Gesuati” deriva dalle frequenti invocazioni al nome di Gesù da parte di questa congregazione fondata nel 1367. Lo scenario è quindi già di per sé suggestivo e l’allestimento delle opere in mostra – moderno, esaustivo e da poco rinnovato – vale sicuramente una visita. La grande terrazza è uno dei luoghi più attraenti e quindi da non perdere: si affaccia sullo splendido panorama sul fiume Adige che, a dire il vero, è piuttosto maleodorante e melmoso. Il Teatro romano, uno dei meglio conservati dell’Italia settentrionale, tutt’oggi viene utilizzato per rappresentazioni: il cartellone è caratterizzato da rivisitazioni di capolavori shakespeariani e assistere a una delle serate dell’Estate teatrale veronese fino al 28 settembre è una delle attività più consigliate se trascorrerete dei giorni a Verona. Assolutamente una prima scelta nella città scaligera.
Vedere una città dall’alto piace sempre: a Verona il posto dove farlo in pieno centro città – a pochi passi dal caotico balcone di Giulietta e Romeo che potete saltare a piè pari senza alcun rimorso – è la Torre dei Lamberti. Si tratta di una costruzione del 1172 con due campane e un orologio, finita nel 1463 che oggi misura 84 metri. Non è adatta a chi soffre di vertigini, mentre anche gli sfaticati possono godere di una vista a 360° impareggiabile e imperdibile: per raggiungere le terrazze panoramiche e la cella campanaria infatti i visitatori possono scegliere di utilizzare le scale che corrono lungo il perimetro interno verticale (368 scalini) oppure prendere il comodo e trasparente ascensore che permette di ammirare le bellezze architettoniche tipiche del monumento, come a piedi. È visitabile tutti i giorni dell’anno (escluso 25 dicembre) con un biglietto unico cumulativo che comprende anche la visita alla adiacente Galleria d’arte moderna – in questo modo si può ammirare anche la Scala del Palazzo della Ragione, meravigliosa. Per gli appassionati di fotografia la torre dev’essere un must: gli scorci da lassù sono davvero unici, specie nelle giornate limpide.
L’Arena è ancor oggi il simbolo della città ma anche l’anfiteatro antico con il miglior grado di conservazione – probabilmente del I secolo dopo Cristo -, un esempio unico che negli anni è stato il palcoscenico per molti spettacoli diversi (giostre, caccia dei tori, gare equestri, circo di indiani e cow-boy). Ai giorni nostri, durante l’estate ospita il Festival lirico e per le strade di Verona è facile vedere parte delle scenografie utilizzate sparse qua e là, quasi che tutta la città diventi un palcoscenico a cielo aperto. Sembrerà scontato consigliare di visitare l’Arena ma ciò che tutti almeno una volta nella vita secondo noi dovrebbero fare, è assistere a uno spettacolo al suo interno. Un’esperienza che vivono molti milioni di turisti: Verona è infatti, specie d’estate, assediata da visitatori stranieri, attratti irresistibilmente soprattutto dalla sua programmazione lirica. Per i biglietti si va dai posti non numerati a 25 euro sino alle poltronissime da 200. Una serata, magari ad ascoltare l’Aida, la prima opera rappresentata nel 1913 per la quale venne costruito addirittura un tempio a grandezza naturale, è una fantastica idea.
Le chiese di Verona sono un’inaspettata e meravigliosa sorpresa, visitarle sarà un piacere sia dal punto di vista artistico che architettonico. Un possibile tour fa tappa certamente in Sant’Anastasia, una basilica dalla facciata incompiuta che da fuori non fa immaginare la magnificenza e bellezza di ciò che racchiude all’interno, primo tra tutti l’affresco di San Giorgio e il drago del Pisanello. Passiamo poi a San Fermo: qui a stupirvi sarà certamente il soffitto ligneo a carena rovesciato, incredibile, che presenta 461 dipinti di santi. Un capolavoro assoluto e doppio: infatti San Fermo è formata da una chiesetta inferiore, paleocristiana, perfettamente conservata alla quale si accede passando dal chiostro interno, e una superiore (quella del monumento funebre a Brenzoni e del soffitto ligneo) quattrocentesca. San Zeno è certamente la più nota in città: lo stile è il romanico veronese che incornicia una serie di bellezze senza uguali tra cui la Pala d’altare del Mantegna con la Madonna e il bambino in trono e santi, il chiostro e la cripta. Per completare una passeggiata tra i capolavori dell’arte, proseguite al Duomo di Verona – che comprende le chiesette di San Giovanni in Fonte e di Sant’Elena – e a Sant’Eufemia contraddistinta da una slanciata facciata gotica che all’interno però ha un aspetto seicentesco con una mirabile volta a botte unica scandita dalle cappelle laterali.
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Patria del buon vino – nei vigneti poco distanti nasce l’Amarone della Valpolicella, un vino rosso passito secco a Docg prodotto esclusivamente nella Valpolicella in provincia di Verona – Verona è per alcuni aspetti ancora un piccolo centro legato alle tradizioni, come quella di chiacchierare e trascorrere del tempo con gli amici bevendo un buon bicchiere di vino. Qui lo chiamano “ombra” o “cicchetto” e non viene servito se non accompagnato da alcuni assaggi dei piatti tipici. Sono tante le pietanze da assaggiare se si visita la città: i bigoli sono una tipica pasta veronese molto simile agli spaghetti, ma più spessa. e quelli con con le sarde sono i più noti. Il nome deriva dal dialetto bigat che significa bruco, per la loro forma. La pastissada de caval è un brasato di cavallo, carne molto usata in queste zone. Il pezzo forte forse però è, specie nella stagione invernale, il bollito con la pearà preparato con carne e verdure e servito con un purè (più una salsa densa) di pane grattugiato e pepe. Saporitissimo. Menzione d’onore per il pandoro: le sue origini risalgono all’Ottocento, quando il Pan de oro veniva servito alle ricche famiglie venete. Il suo ideatore fu Domenico Melegatti che realizzò per la prima volta questo dolce a forma di stella con otto punte che va tagliato orizzontalmente e non a fette lunghe. In centro a Verona, dove sorgeva la pasticceria Melegatti c’è ancora l’insegna sormontata da una statua raffigurante il famoso dolce.
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