“Cosa significa davvero sostenibilità?”, si è chiesta Serena Giacomin, presidente di Italian climate network. “Questo concetto si regge su un principio fondamentale: equità intergenerazionale”, ci spiega. In breve, dobbiamo lasciare alle generazioni future un Pianeta tanto ricco di risorse come quello che abbiamo ricevuto noi. È una nostra responsabilità, un nostro dovere a cui dobbiamo adempiere ogni giorno, malgrado i mercanti del dubbio che negano o minimizzano la portata dei cambiamenti climatici. È una responsabilità che si riflette anche nell’alimentazione e nell’utilizzo del suolo, due settori che oggi più che mai stanno minacciando la salute umana e quella del Pianeta, che alla fine sono la stessa cosa.

Abbiamo parlato con Giacomin all’interno del progetto editoriale Siamo fatti di terra, realizzato in collaborazione con Alce Nero. Giunti a questa ultima tappa si capisce più che mai quanto sia fondamentale fare scelte consapevoli quando si decide quali cibi mettere in tavola. Non solo in termini di alimenti e di quantità, ma anche in termini di provenienza dei prodotti.

deforestazione
Una foresta indonesiana rasa al suolo per coltivare palme da olio © Ulet Ifansasti/Getty Images

Agire sul settore dell’alimentazione per rallentare la crisi climatica

“Il settore dell’alimentazione è uno dei settori più importanti su cui agire per rallentare la crisi climatica in atto dato che è un settore estremamente impattante anche per le abitudini assunte”, spiega Giacomin.

Ogni giorno diventa sempre più chiaro quanto le emergenze che stiamo vivendo, quella climatica e quella sanitaria, si alimentino a vicenda: “L’utilizzo del suolo non fa altro che portare una frammentazione degli habitat e una perdita di biodiversità che tende ad aumentare la possibilità di contatto con specie animali capaci di trasmettere virus ai quali l’essere umano non è abituato. L’emergenza climatica e quella sanitaria possono sembrare crisi separate, ma non è così – precisa –. È importante sottolineare le concause, legate anche al settore dell’alimentazione: trovare delle soluzioni come reazione positiva a un’emergenza, quella climatica, potrebbe portare a delle soluzioni molto importanti e significative anche per l’emergenza sanitaria”.

Leggi anche:

I cambiamenti climatici sono qui e ora

Malgrado l’urgenza, malgrado gli avvisi della comunità scientifica che da anni avverte sui rischi legati all’avanzamento della crisi climatica, la comunicazione in questo settore non ha ancora trovato la chiave per comunicarne la gravità in modo efficace.

“È difficile comunicare i cambiamenti climatici, un po’ per le loro caratteristiche che li rendono globali e lontani da noi – ci racconta Giacomin, che ha affrontato in prima persona questo problema nel suo ultimo libro Pinguini all’Equatore, scritto insieme a Luca Perri, dove smascherano le bufale legate al clima –. Per la natura dell’homo sapiens facciamo fatica a preoccuparci di problemi che riguardano un ipotetico futuro o che potenzialmente non riguardano la nostra sfera famigliare. Facciamo fatica a far rientrare i cambiamenti climatici nei problemi quotidiani. Questa lontananza ci porta a negarli. Ma l’errore principale è proprio legarli al concetto di futuro: non sono un problema futuro, sono estremamente presenti”.

La ricetta per una buona comunicazione infatti non esiste. “È opportuno però fare un bagno di umiltà – prosegue –. Sono trent’anni che parliamo di cambiamenti climatici e di forti reazioni non se ne sono viste a sufficienza”.

L’essere umano si è scoperto vulnerabile

Durante questo anno di emergenza sanitaria, una sensazione che ci eravamo dimenticati di provare è tornata nelle nostre vite: l’incertezza. L’essere umano si è scoperto vulnerabile quando l’incertezza ha bussato alla sua porta, riflette Giacomin. Questo momento ha annullato anni in cui l’uomo si è rifiutato di accettare concetti come l’incertezza o il rischio, ma dopo un primo momento di shock, potrebbe essere la spinta giusta per migliorare il nostro posto sul Pianeta.

Sostenibilità vuol dire equità intergenerazionale

Serena Giacomin

“Questa emergenza sanitaria ci sta insegnando questo e potrebbe essere il motore verso un cambiamento migliorativo nell’utilizzo delle risorse. Collaborare verso la sostenibilità non vuol dire rinunciare alla nostra qualità della vita, anzi, vuol dire avere un pensiero evolutivo, propositivo, riflettere sui nostri errori per migliorare nel futuro”.