Abitare sostenibile, coltivare sostenibile. Le città che si spopolano e le case che diventano i nuovi uffici. E poi, come creare un’armonia tra aree urbane e natura. Questi i temi affrontati in questa intervista all’architetto italiano Mario Cucinella, tra i più premiati a livello internazionale e riconosciuti per l’impegno in chiave sostenibile con progetti che cercano di mettere al centro l’esigenza di un basso impatto ambientale. Una conversazione realizzata all’interno del progetto editoriale Siamo fatti di terra.

Coltivare il proprio cibo significa ridurre gli sprechi

“Mi piace molto ‘riscalare’ l’idea che l’agricoltura – racconta Cucinella – non sia solo un’azione industriale, ma che le persone possano avvicinarsi al proprio cibo costruendolo, facendolo. Questo è utile anche per creare una coscienza dello spreco perché costa fatica. Quindi l’idea della grande agricoltura, un’idea del Novecento, potrebbe essere affiancata da un sistema di produzione del cibo locale, vicino”.

Nell’intervista l’architetto spiega come l’idea di un’inversione del trend di popolamento delle grandi città e di urbanizzazione selvaggia fosse in realtà già cominciata prima di questo periodo di pandemia che stiamo vivendo. Un periodo che ci ha fatto capire quanto sia importante proteggere e rispettare il territorio in cui viviamo per poter vivere anche noi in salute.

L’Italia è naturalmente smart

E in questo, la struttura del nostro paese ci dà una possibilità unica: essere al passo coi tempi, con la nostra esigenza di vivere e lavorare smart, sempre connessi, con quella di vivere in armonia con ciò che ci circonda. Un’occasione dovuta al fatto di poter abbandonare i grandi centri urbani in pochi minuti per raggiungere aree verdi. “Noi abbiamo una struttura del territorio con culture e luoghi diversi dell’abitare. Tutto cambia velocemente. Questo è il nostro ecosistema. Un territorio come quello italiano può dare un’opportunità di abitare in luoghi dove la green city esiste già.

Una soluzione che ci dà la possibilità di vivere in “luoghi intermedi” come le tradizionali città italiane di medie dimensioni, senza per forza doversi isolare in piccoli borghi. “Luoghi dove la qualità della vita è migliore rispetto a una grande metropoli dove distanza, stress e traffico assediano la quotidianità”.