
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
L’azienda statunitense ha ridotto l’impatto ambientale dei propri jeans utilizzando cotone sostenibile, acqua riciclata ed educando i consumatori.
Nel mondo tutt’oggi milioni di persone non accesso all’acqua potabile, bene primario strettamente legato allo sviluppo umano. La Giornata mondiale dell’acqua che si è appena conclusa ha posto l’accento sull’importanza dell’acqua per lo sviluppo sostenibile.
Levi’s, il grande marchio di abbigliamento specializzato nel settore dei jeans, ha intrapreso una serie di misure per ridurre l’impronta idrica in tutta la catena di produzione compreso l’impiego di acqua riciclata e l’adesione alla Better Cotton Initiative (Bci), iniziativa che mira a migliorare l’impatto sociale e ambientale della coltivazione del cotone nel mondo, per renderla più sostenibile.
Secondo Stephen Leahy, autore del libro “Your Water Footprint”, occorrono mediamente 7.600 litri d’acqua per coltivare il cotone necessario per la produzione di un paio di jeans. Secondo il nuovo rapporto sul consumo idrico pubblicato da Levi’s per realizzare un paio di jeans 501 l’azienda utilizza 2.835 litri di acqua effettuando un notevole risparmio.
Secondo il rapporto di Levi’s il secondo aspetto più energivoro dopo la coltivazione di cotone è l’uso che i consumatori fanno dei jeans. Vengono infatti utilizzati circa 860 litri di acqua per lavare ogni paio di jeans dopo l’acquisto. Per provare a migliorare anche questo aspetto la società ha lanciato un’iniziativa per educare gli acquirenti ad adottare tecniche di lavaggio che impieghino meno acqua ed energia.
Levi’s vuole promuovere l’idea che un paio di pantaloni può essere indossato almeno dieci volte prima di essere lavato e aiutare le persone a capire meglio l’impatto delle loro scelte di lavaggio. Dal rapporto emergono notevoli differenze per quanto riguarda le abitudini di lavaggio a seconda dei paesi. Negli Stati Uniti le persone tendono a indossare i jeans due volte prima di lavarli, in Francia e nel Regno Unito la media aumenta ed è di 2,5 volte, mentre in Cina i pantaloni vengono utilizzati quattro volte prima del lavaggio.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Già 13 Regioni hanno emesso ordinanze anti-caldo basate sulla piattaforma Worklimate: “siesta” dalle 12.30 alle 16. E i musei diventano rifugi climatici.
A Vicenza il maxiprocesso per contaminazione da Pfas si è concluso con 140 anni di reclusione per 11 dirigenti dell’azienda Miteni, per disastro ambientale, avvelenamento delle acque e reati fallimentari. Una sentenza storica, dopo 4 anni di procedimento.
È Moha Tawja l’attivista che sta lottando per il diritto all’acqua in Marocco. Il water defender ci parla dei danni causati dallo sfruttamento dell’industria mineraria.
Il caldo non è uguale per tutti: servono soluzioni accessibili come i rifugi climatici. A Bologna ne sono stati attivati quindici in biblioteche, musei e spazi pubblici.
Riduzione delle emissioni in agricoltura, mobilità sostenibile, efficientamento degli edifici e sensibilizzazione i i pilastri. Ma ora servono i fatti.
Un nuovo murales al Gazometro sarà l’ulteriore tassello di un processo di rigenerazione che sta interessando uno dei quadranti più dinamici della Capitale.
Accordo in Senato: a decidere non sarebbe il paziente, ma un “Comitato etico”. Ma spunta una controproposta popolare che punta all’eutanasia legale.
Le forze armate pesano globabilmente per il 5,5 per cento delle emissioni, e il riarmo Nato può provocare un disastro anche dal punto di vista ambientale.
La campagna per il riconoscimento del reato di ecocidio arriva in Sardegna, dove è stata proposta una legge regionale.