L’Osservatorio LifeGate sull’analisi dei valori, lo stile di vita e le scelte di consumo

Packaging del prodotto, blog, portali di informazione e siti aziendali sono le fonti di informazione più importanti per i consumatori consapevoli.

Packaging, blog, portali e siti come prima fonte di informazione per i consumatori consapevoli, grande importanza della comunicazione nella creazione della green reputation aziendale e attenzione verso la sostenibilità delle aziende, non solo verso i prodotti. Sono questi alcuni dei dati emersi dal primo Osservatorio LifeGate “Analisi dei valori, stile di vita e scelte di consumo” che ha coinvolto un campione di oltre 1.000 consumatori consapevoli, con l’obiettivo di analizzare stili di vita, abitudini di consumo e composizione della “green community” e intercettare trend emergenti nell’ambito di un settore in forte evoluzione come quello della sostenibilità ambientale.

 

Il primo grande fenomeno fotografato dall’indagine è il cambiamento relativo all’attenzione dei consumatori consapevoli: se una volta questi erano maggiormente interessati alla sostenibilità dei prodotti, oggi la green community guarda, in primis, all’approccio sostenibile delle aziende e, solo in un secondo momento, ai prodotti. Un fenomeno che, come spiega Enea Roveda, direttore marketing e comunicazione di LifeGate, è legato alla rivoluzione digitale: “grazie al web e ai social network i consumatori sono in grado di dialogare direttamente con le aziende e hanno gli strumenti per verificare la loro trasparenza, coerenza e veridicità. A differenza di una volta, i consumatori consapevoli oggi non si accontentano più di acquistare prodotti green, ma pretendono che anche le aziende siano altrettanto sostenibili”.

 

L’osservatorio

Consente di analizzare il ruolo della reputazione, della comunicazione e dei mezzi di comunicazione in relazione alla sostenibilità ambientale. Dall’indagine emerge che la fonte di informazione più utilizzata dai consumatori consapevoli per raccogliere notizie in merito alla sostenibilità di un prodotto (o azienda) sia il packaging (64,18%), seguito da blog e portali di informazione (56,52%), siti internet aziendali (54,23%), passaparola (50,25%) e magazine specifici con articoli su questi temi (44.58%). Seguono i social network (Facebook al 19,6% e Twitter al 4,08%, con valori che aumentano sulle fasce più giovani) e i mass media tradizionali (spot radio e tv al 12,14%).

 

Mette in evidenza l’importanza della comunicazione nel processo di creazione della reputazione sostenibile di un’azienda: secondo l’indagine, infatti, per reputare un’azienda sostenibile l’80,78% del campione ritiene fondamentale che “l’azienda comunichi in modo completo e trasparente al consumatore finale”. Reputazione che, al momento della scelta del prodotto da acquistare, diventa per il consumatore consapevole uno degli elementi fondamentali: alla domanda “quando scegli un prodotto da comprare, per te quanto è importante…”, il 44,69% del campione ha indicato molto importante la “reputazione sostenibile dell’azienda produttrice”, valore preceduto solo “dall’utilizzo di materiali riciclabili e/o riutilizzabili” (molto importante per il 50,20%) ma superiore ad altri elementi quali ad esempio la provenienza dal biologico/commercio equo e solidale (44,63%), la quantità di energia rinnovabile usata (30,15%) e acqua (25,77%) impiegata. “Questi dati evidenziano come la comunicazione e la reputazione abbiano un ruolo fondamentale nell’ambito della sostenibilità. L’impegno concreto delle aziende è una condicio sine qua non ma non sufficiente: le organizzazioni devono riuscire a sviluppare un’attività di comunicazione coerente e costruire una reputazione sostenibile adeguata, al fine di valorizzare il proprio percorso di sostenibilità”, spiega Enea Roveda.

 

Permette di tracciare un profilo preciso della green community: con una prevalenza femminile (68.91%), questa community è formata da consumatori consapevoli, attenti e informati, i cui valori e scelte di vita sono al centro delle proprie leve di acquisto. “Pur essendo complessa ed eterogenea, la green community dimostra di essere accomunata da valori ed interessi simili che sembrano attraversare le generazioni, provenienze geografiche e le differenze di genere. Abbiamo lanciato questo osservatorio permanete, al servizio di aziende, società di comunicazione, di consulenza e Istituzioni, per aiutare le organizzazione a intercettare l’evoluzione di questa community e dare loro strumenti concreti per rispondere alle esigenze di un mercato in forte crescita”, conclude Enea Roveda.

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