La Cop28 è finita, ma bisogna essere consapevoli del fatto che il vero test risiede altrove. Dalla disinformazione al ruolo delle città, ciò che conta avviene lontano dai riflettori.
La scelta degli sponsor per la Cop 21 scandalizza le ong francesi
Tra le aziende partner della conferenza mondiale sul clima Cop 21 figurano multinazionali che inquinano e investono in energie fossili. Insorgono le associazioni.
La conferenza mondiale sul clima Cop 21, che si terrà a dicembre a Parigi, costerà 170 milioni di euro, ovvero venti milioni in più rispetto alla precedente edizione di Copenaghen. Per questo, il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha chiesto ad un gruppo di imprese di diventare sponsor dell’evento, coprendo così il 20% dei costi.
La lista di quelli che lo stesso responsabile della diplomazia transalpina ha definito “amici del clima” è tuttavia colma di imprese accusate di inquinare fortemente l’ambiente. Scorrendo l’elenco dei partner presentati ufficialmente dal governo, si leggono infatti i nomi di Engie (nuovo marchio di Gdf Suez), Edf, Renault, Suez Environnement, Air France, Erdf, Axa, Bnp Paribas, Lvmh, Ikea. Il che ha fatto gridare allo scandalo le associazioni ambientaliste, secondo le quali “ora i negoziati sono in mano a chi inquina”. Da parte sua, Fabius si è difeso parlando della necessità di “ridurre il costo per i contribuenti” e ha sottolineato come ad esempio la Renault fornirà per l’occasione cento vetture elettriche, Edf installerà nuove paline per la ricarica delle batterie e Suez Environnement si occuperà di realizzare un piano di gestione ecologica dei rifiuti.
Un impegno che, però, non convince affatto le Ong: alcune di esse, in un comunicato congiunto, si sono scagliate contro la scelta di multinazionali giudicate “incompatibili con la difesa dell’ambiente”. Célia Gautier, di Réseau Action Climat ha puntato il dito, ad esempio, contro Bnp Paribas “prima banca in Francia in termini di finanziamenti alle energie fossili”, sottolineando che si sarebbe potuto puntare invece su Crédit Agricole, che ha di recente annunciato di voler abbandonare il business del carbone.
“La maggior parte di queste imprese – spiega l’attivista di Les Amis de la Terre Malika Peyraut – è responsabile di massicce emissioni di gas ad effetto serra, che alimentano il cambiamento climatico. È il caso di Edf e di Engie, le cui centrali a carbone disseminate in tutto il mondo disperdono da sole nell’atmosfera un quantitativo di CO2 pari alla metà delle intere emissioni della Francia. Scegliere le loro sponsorizzazioni per la più importante conferenza sul clima del decennio non lascia ben sperare”. Sulla stessa linea anche Oxfam, che ha denunciato quella che considera “una vera e propria operazione di greenwashing”.
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