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Annarita Serra e Marillina Fortuna, le artiste italiane che trasformano gli scarti in arte

Annarita Serra e Marillina Fortuna sono due artiste italiane che lavorano con linguaggi diversi in territori affini, entrambe con l’obiettivo di dare una nuova identità a materiali di scarto indistruttibili come la plastica o i rifiuti elettronici. La loro ricerca si colloca nel vasto filone degli artisti internazionali che denunciano il problema dei rifiuti attraverso le loro opere d’arte. Dalla spazzatura

Annarita Serra e Marillina Fortuna sono due artiste italiane che lavorano con linguaggi diversi in territori affini, entrambe con l’obiettivo di dare una nuova identità a materiali di scarto indistruttibili come la plastica o i rifiuti elettronici. La loro ricerca si colloca nel vasto filone degli artisti internazionali che denunciano il problema dei rifiuti attraverso le loro opere d’arte.

Dalla spazzatura alle gallerie d’arte

Durante l’inverno Serra e Fortuna trasportano a Milano grandi quantità di scarti di plastica raccolti durante le loro lunghe passeggiate solitarie sulle spiagge della Sardegna come fossero preziosi reperti archeologici. Nei loro atelier, più simili a magazzini di discarica che agli studi degli artisti tradizionali, selezionano, archiviano e assemblano in un nuovo ordine i frammenti di spazzatura. Poi inchiodano, incollano, trapanano. Qui non ci sono colori o pennelli, ma strumenti da officina che hanno poco a che fare con la visione romantica del fare dell’artista. Così prendono forma opere energiche, intense, dove gli scarti trovano una nuova vita in luoghi fuori contesto: nelle gallerie d’arte.

Annarita Serra
Annarita Serra, Frida, plastica dal mare, 100×100 cm

Annarita Serra, gli scarti e le icone contemporanee

Tra gli artisti vincitori del concorso indetto per la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti (Serr) 2013, Serra ricrea con gli scarti icone contemporanee, sia personaggi famosi che immagini simbolo della nostra società dei consumi, che ricostruisce con precisione iperrealista. Le opere finite assumono un aspetto fuori dal tempo, le persone e le immagini appaiono come cristallizzate, testimonianza di quanto tutto sia effimero, anche la fama e il successo.

“Lavoro da quindici anni con l’obiettivo di rendere visibile agli occhi dei più prima il dolore del mare e poi del pianeta intero,” dice l’artista. “Ho attirato l’attenzione usando icone di grandi artisti e volti di personaggi conosciuti che si fanno notare da lontano. Poi, guardando queste immagini da vicino, si scopre l’utilizzo di ogni sorta di scarto e spazzatura. A volte, per molte persone, è un vero e proprio choc”.

Arte, riciclo e rifiuti hi-tech

Le opere recenti di Serra esplorano un altro aspetto, i rifiuti di apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) – che sono sempre di più e il cui smaltimento pone problemi particolari di inquinamento e biodegradabilità – oltre che il recupero di materiali rari o preziosi. Realizzate con i tasti dei computer e le schede madri non più in uso, alcune delle sue ultime opere sono state esposte nel 2015 all’interno della mostra personale Il riciclo è un’arte a Palazzo Ducale a Genova, in occasione della presentazione del progetto europeo Weenmodels per la gestione dei rifiuti hi-tech.

Annarita Serra
Annarita Serra, Non ti amo piu’, 90×90 cm, Tasti Pc

Marillina Fortuna, i paesaggi surreali di Junk collections

La ricerca di Marillina Fortuna, invece, è orientata verso l’esplorazione del paesaggio e dei suoi elementi: le sue Junk collections, letteralmente “collezioni spazzatura”, propongono visioni di città, territori, isole, giardini, fiori, che nascono assemblando creativamente i frammenti raccolti, catalogati e poi utilizzati senza togliere o aggiungere nulla. L’effetto è surreale, le immagini diventano virtuali, elementi di una natura artificiale, ideale e immaginaria.

“I miei ultimi lavori nascono da una personale ricerca sul paesaggio, in particolare dalla lettura delle opere del paesaggista francese Gilles Clément e dei saggi sulla teoria evoluzionistica di Telmo Pievani,” racconta l’artista. “Rimandano a elementi originari: la terra, l’aria, l’acqua, la luce. Sono scorci, affioramenti di memoria, ricordi, viaggi immaginari, ma possibili”.

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Per riflettere sul problema dei rifiuti

Nel libro Le città invisibili Italo Calvino scriveva nel 1972: “Sui marciapiedi, infilati in scintillanti sacchetti di plastica, i resti della Leonia di ieri aspettano il carro raccolta dei rifiuti. Piuttosto che da ciò che viene prodotto, venduto e acquistato, giorno dopo giorno, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che vengono gettate via quotidianamente in modo da fare spazio a quelle nuove”.

In questo scenario, l’arte ha una forte capacità di denuncia e si rivela un mezzo potente per sensibilizzare e far riflettere su uno dei macro problemi contemporanei.

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