In Italia il settore della gestione dei rifiuti spinge le rinnovabili e crea valore condiviso
Il settore della gestione dei rifiuti in Italia cresce ancora e, per ogni euro di valore aggiunto, ne genera 3,4 di ricadute per il sistema paese.
Il riciclo è la trasformazione di rifiuti e scarti in nuove risorse, attraverso diverse tecnologie che possono essere più o meno complesse. Non va dunque confuso con la raccolta differenziata: quest’ultima, come suggerisce il nome, consiste infatti nella suddivisione dei rifiuti raccolti in diverse categorie (carta, plastica, vetro, frazione umida, alluminio): il riciclo avviene successivamente, quando i rifiuti raccolti vengono trattati dagli impianti. Non va confuso nemmeno con l’economia circolare, perché quest’ultima è un nuovo modello di sviluppo che prevede di ridurre la quantità di materie prime inserite nel sistema, ridisegnare beni e cicli manifatturieri, allungare il tempo di vita del prodotto e garantire la riparabilità dei beni e la loro permanenza nel sistema economico. Il riciclo dunque è uno dei tasselli dell’economia circolare e interviene su quella quota residuale di rifiuti (la minore possibile) che non è possibile evitare in altro modo. Ci sono cose che si possono riciclare e altre che non si possono riciclare, ed è dunque importante che ciascun cittadino si informi scrupolosamente sulle regole previste dal proprio Comune. Per esempio la plastica, attualmente al centro dell’attenzione per il suo disastroso impatto sugli ecosistemi marini, può essere gestita con sistemi di riciclo meccanico e sistemi di riciclo chimico: i primi comportano inevitabilmente una perdita di qualità, mentre i secondi teoricamente possono rigenerare lo stesso materiale per infinite volte. Se messa a confronto con altri paesi, l’Italia risulta particolarmente virtuosa: la sua quota di riciclo complessiva si attesta infatti sul 68 per cento, a fronte di una media europea del 35 per cento. Per leggere altri aggiornamenti sul riciclo in Italia e nel mondo, continua a seguire LifeGate.
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