21 rinvii a giudizio: amianto al petrolchimico di Ravenna

Una storia lunga, quella del petrolchimico Anic di Ravenna. Tre decenni. 75 tra morti e malati. 21 rinvii a giudizio. Chiesta la prescrizione, ma c’è il precedente Eternit.

La Procura di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio di 21 ex-dirigenti nell’ambito del procedimento aperto per le morti e le malattie da amianto di 75 persone tra lavoratori del petrolchimico di Ravenna, loro familiari ed eredi.

 

 Questo è il più ampio fascicolo mai aperto a Ravenna sugli effetti dell’amianto negli ambienti di lavoro. Abbraccia il periodo tra gli anni Sessanta e la fine del 2012. Le persone indagate erano cinquanta, tra amministratori e dirigenti dell’Anic-Enichem nel corso degli ultimi decenni: quasi la metà di questi è stata cancellata dall’elenco di imputati, in quanto deceduti.

 

L’accusa: gli indagati avrebbero violato o ignorato per decenni le norme a tutela della salute dei lavoratori. Per sette imputati, in apertura della terza udienza preliminare, le difese hanno chiesto il non luogo a procedere sulla base di accordi stipulati a metà anni Ottanta tra  l’Anic, allora proprietaria degli stabilimenti, e le varie società che gestivano le 28 isole produttive del polo chimico (Syndial Spa, gruppo Eni, citata quale responsabile civile). Al non luogo a procedere si è opposto il Pm Roberto Ceroni, titolare del fascicolo. Il Gup Piervittorio Farinella si è riservato la decisione almeno fino al 27 febbraio, quando verranno concluse le arringhe difensive e si discuterà anche della prescrizione o meno del disastro colposo.

 

L’importanza del precedente Eternit di Torino. Per quanto riguarda proprio la prescrizione del reato, è molto importante il precedente del processo Eternit condotto e vinto da Raffaele Guariniello a Torino. Secondo le difese, il reato sarebbe prescritto perché collocabile ai primi anni Novanta (dopo, i lamentati deficit di sicurezza erano stati sanati). Le parti civili – una settantina, tra sindacati, Inail, Ausl, Legambiente, l’associazione Esposti amianto, dipendenti ammalati o eredi di defunti – hanno invece rimarcato che, secondo studi recenti, l’apice degli effetti indotti dall’amianto si riscontrerà attorno al 2020-2022 e per questo il reato sarebbe ancora in corso (citata la sentenza amianto della Corte d’Appello di Torino del giugno 2013).

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

Articoli correlati