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L’attivista 73enne impegnato nella lotta alla caccia alle balene è stato ammanettato a Nuuk su un mandato d’arresto emesso dalla Guardia costiera giapponese. Rischia l’estradizione.
L’amianto e il suo smaltimento sono ancora un problema irrisolto e le morti che causa sono ancora troppe. Il dossier di Legambiente in occasione della Giornata delle vittime dell’amianto.
È stato messo al bando 26 anni fa, ma è ancora, purtroppo, diffusissimo. L’amianto, la fibra cancerogena con cui per molti anni sono stati realizzati gli edifici, continua a essere una presenza inquietante nelle nostre città, il suo smaltimento è ancora un problema irrisolto e le bonifiche dei siti contaminati procedono a rilento. Le strutture nelle quali oggi risulta ancora presente sono 370mila (per un totale di circa 58 milioni di metri quadrati di coperture), di cui 50.744 sono di edilizia pubblica, 214.469 abitazioni private e 20.269 all’interno di siti industriali.
A censire la presenza dell’eternit nel nostro paese è il dossier Liberi dall’amianto?, scritto da Legambiente in occasione della Giornata nazionale delle vittime dell’amianto.
La situazione è aggravata dai ritardi legati in particolare ai Piani regionali amianto (Pra), che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, la numero 257 del 1992, oltre che dalle attività di censimento, mappatura e bonifica. Secondo quanto risposto dalle regioni, il piano regionale amianto deve essere ancora approvato dal Lazio e dalla Provincia autonoma di Trento. Indefinita, invece, risulta la situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno dato riscontro. Le attività di censimento sono state completate da 6 regioni su 15 (Campania, Emilia Romagna, Marche – solo per edifici pubblici e imprese –, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta), mentre il 60 per cento (9 regioni su 15) ha dichiarato di non avere concluso le procedure.
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La mappatura, infine, è stata realizzata da 7 amministrazioni (Campania, Emilia Romagna, Marche, Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia autonoma di Trento), mentre è ancora in corso in Basilicata, nella provincia autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Non risulta sia stata fatta nel Lazio. Stando ai dati del 2015, la mappatura risulterebbe completata anche in Liguria, Lombardia, Molise Toscana e Umbria, mentre era in ancora in corso in Calabria e non risultano dati per l’Abruzzo.
Il tallone d’Achille, sostanzialmente in tutte le regioni, resta lo smaltimento, aggravato da un’impiantistica non sufficiente, che impone di esportare all’estero una buona parte del materiale rimosso. Le regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8 (erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi anni fa): in Sardegna e Piemonte ce ne sono 4 (di cui uno per le sole attività legate al Sin di Casale Monferrato in Piemonte), 3 in Lombardia e 2 in Basilicata ed Emilia Romagna. Uno solo l’impianto esistente in Friuli Venezia Giulia, Puglia e nella Provincia autonoma di Bolzano. Secondo i dati di Ispra, nel 2015 nel nostro Paese sono state prodotte 369mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto (71 per cento al nord, 18,4 al centro e 10,6 al sud). Di questi, 227mila tonnellate sono state smaltite in mentre 145mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono stati esportati nelle miniere dismesse della Germania.
Secondo Inail (Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro), in Italia i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012 sono stati 21.463, di cui il 93 per cento a carico della pleura e il 6,5 per cento (1.392 casi) peritoneali. Le morti sono state oltre seimila all’anno. A livello regionale i territori più colpiti sono quelli di Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria (2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311), Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).
Di fronte a questi numeri, Legambiente ribadisce l’urgenza e la necessità per l’Italia di agire attraverso una concreta azione di risanamento e bonifica del territorio, che passa attraverso la rimozione dell’amianto dai numerosi siti che ancora lo contengono. È necessario ripristinare specifici incentivi per la sostituzione dei tetti con amianto con coperture solari, che non sono stati previsti nella bozza di decreto di incentivo per le rinnovabili presentato dal governo. Si tratta di uno strumento molto efficace che in passato ha portato alla bonifica di 100mila metri quadri di coperture e oltre 11 MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta Italia. Un intervento di questo tipo sarebbe vantaggioso per la salute delle persone e per l’aumento della produzione di energia pulita. Al Parlamento Legambiente chiede che si riprenda la discussione del “Testo unico per il riordino, il coordinamento e l’integrazione di tutta la normativa in materia di amianto”, presentato nel novembre del 2016 al Senato e bloccato da due anni a Palazzo Madama.
Ultimo, ma non meno importante, è l’aspetto che riguarda l’informazione ai cittadini, perché su una tema così complesso non si possono lasciare da soli nell’individuazione della possibile presenza di amianto, così come nella scelta del percorso di bonifica da intraprendere o nelle spese da sostenere. Un compito che spetta in primo luogo alle regioni, che ancora stentano a diventare un punto di riferimento. Con qualche eccezione. La Sicilia, nell’ambito del programma di interventi 2016/2017 (Sicilia e consumatori: diritti e tutele), ha promosso insieme a Legambiente una campagna di informazione, sensibilizzazione e assistenza sui pericoli per la salute e l’ambiente derivanti dall’esposizione all’amianto. In Puglia, invece, da alcuni anni è partita la campagna “Puglia eternit free”, promossa da Legambiente Puglia con il patrocinio dell’Assessorato alla qualità dell’ambiente della regione Puglia e la collaborazione di Teorema Spa, mirata alla rilevazione statistica di amianto nelle aree urbane, industriali e agricole. L’obiettivo della campagna è quello di fornire ai cittadini gli strumenti per difendersi dalla fibra killer: per questo è stato attivato un numero verde (800 131 026) a cui cittadini ed enti si possono rivolgersi per richiedere un sopralluogo tecnico gratuito.
Insomma, per essere finalmente liberi dall’amianto, occorre procedere senza perdere altro tempo con le bonifiche, con la realizzazione di nuovi impianti, con lo smaltimento e con la leva economica per incentivare gli interventi di rimozione, sia a livello regionale che nazionale. Un sistema di interventi che per funzionare deve avere la collaborazione dei cittadini, che devono essere informati correttamente e a cui si devono proporre soluzioni praticabili e non troppo onerose.
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