Almeno 500 civili uccisi nel Myanmar, migliaia tentano la fuga

Secondo un’organizzazione non governativa locale sono almeno 500 le persone uccise negli scontri con l’esercito nel Myanmar.

È sempre più pesante il bilancio delle proteste che da due mesi ormai attraversano il Myanmar, dopo il colpo di stato militare del 1 febbraio. Secondo quanto riferito dall’associazione d’assistenza ai prigionieri politici (Aapp), sono 510 i civili uccisi dall’inizio delle ostilità. Ma la stessa organizzazione spiega che si tratta solo dei decessi “confermati. I numeri sono probabilmente molto più elevati”.

Chiesta una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

A ciò va aggiunto il fatto che di centinaia di persone arrestate nelle scorse settimane non si hanno notizie. Nonostante la repressione, in ogni caso, i cittadini del Myanmar continuano a scendere in piazza. Dopo violenti scontri nella giornata di sabato 27 marzo, che hanno provocato la morte di oltre 110 persone, lunedì 29 le strade delle città birmane si sono nuovamente riempite.

Un bagno di sangue che ha comportato la reazione diplomatica degli Stati Uniti, che hanno annunciato la sospensione dell’accordo-quadro sul commercio e gli investimenti che fu siglato con il governo birmano nel 2013. Esso non verrà ripristinato, ha spiegato Washington, finché non verrà ristabilito nella nazione asiatica un governo “democraticamente eletto”. Al contempo, il Regno Unito ha chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che si svolgerà mercoledì 31 marzo, a porte chiuse.

Myanmar
Il 27 marzo è stata la giornata più sanguinosa dall’inizio delle proteste © Stringer/Getty Images

Duemila birmani in fuga respinti alla frontiera con la Tailandia

Quello che si profila è tuttavia un possibile scontro tra i governi: la Cina e l’India per ora non hanno voluto condannare formalmente il colpo di stato militare. E la Russia ha deciso di inviare il vice-ministro della Difesa, Alexander Fomin, alla sfilata annuale delle forze armate birmane, che si è tenuta il 27 marzo. Mosca ha infatti manifestato la propria preoccupazione per il crescente numero di morti, ma ha sottolineato come il Myanmar rimanga “un alleato affidabile e un partner strategico”. Per questo il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha lanciato un appello alla comunità internazionale, affinché sia “più unita” per esercitare pressione sulla giunta militare.

Nel frattempo, secondo quanto riferito dalla Cnn, la Tailandia avrebbe respinto più di duemila persone in fuga dal Myanmar per via di raid aerei effettuati dall’esercito nella porzione sud-orientale della nazione asiatica. L’emittente americana cita il Keren information center, secondo il quale i birmani respinti alla frontiera si sarebbero nascosti nella giungla.

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