Bastano 4.500 miliardi di dollari l’anno per fermare il riscaldamento globale

Per l’Agenzia internazionale per l’energia, l’obiettivo 1,5 gradi “è a portata di mano” se si investiranno 4.500 miliardi di dollari l’anno da qui al 2030. 

  • Secondo i ministri riuniti al vertice dell’Agenzia internazionale per l’energia, l’obiettivo di stare dentro gli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale “è a portata di mano”, se si investissero 4.500 miliardi di dollari l’anno da qui al 2030.
  • Il vertice dell’Aie ha ufficializzato l’apertura dei colloqui con l’India in vista della sua adesione all’agenzia, nell’ottica dell’aumentare la collaborazione con le principali economie in crescita.
  • Accanto all’impegno per la transizione, però, quello per la sicurezza energetica riafferma l’importanza dell’approvvigionamento di gas e petrolio, oltre che la ricerca sul nucleare.

L’obiettivo di rimanere entro la soglia di 1,5 gradi Celsius (°C) di aumento delle temperature globali, stabilito con gli Accordo di Parigi del 2015, per rimanere “a portata di mano” ha bisogno di almeno 4.500 miliardi di dollari di investimenti all’anno da qui al 2030, flussi finanziari globali che dovranno andare a incentivare pesantemente le transizioni verso l’energia pulita, soprattutto nelle economie emergenti e in via di sviluppo. Una cifra enorme, che è contenuta nel documento finale firmato dai 31 ministri dell’Energia (per l’Italia, il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin) al termine del cinquantesimo vertice dell’Agenzia internazionale per l’energia, che si è svolto in settimana a Parigi.

Detta così, 4.500 miliardi di dollari l’anno, sembra una cifra enorme. Ma si tratta comunque di meno del doppio di quanto oggi il mondo spende l’anno in armamenti, 2.240 miliardi di dollari, in un pianeta il cui il prodotto interno lordo globale si attesta intorno ai 105mila miliardi: messa in questo modo, 4.500 miliardi di dollari rappresentano il 4 per cento del pil globale, qualcosa di sicuramente più rassicurante.

L’impegno dell’Agenzia internazionale per l’energia su “sicurezza energetica e transizione”

Un vertice, e un documento, che ha ribadito anche il “forte impegno” a salvaguardare la sicurezza energetica a livello globale, messa in crisi sia dal conflitto in Ucraina che dalla nuova instabilità in tutto il Medio Oriente, sancendo così definitivamente l’inscindibilità dei due concetti: sicurezza energetica e transizione. Un connubio sicuramente giusto da mantenere in linea di principio, ma dietro al quale talvolta paiono celarsi le resistenze dell’industria fossile, che infatti anche al termine di questo vertice esce rafforzata.

L’incontro dell’Agenzia internazionale per l’energia, co-presieduto dal ministro irlandese dell’Ambiente, del clima e delle comunicazioni Eamon Ryan e dal ministro francese dell’Economia, delle finanze e della sovranità industriale e digitale Bruno Le Maire, ha inoltre conferito all’agenzia per l’energia un forte mandato per approfondire la cooperazione con le principali economie emergenti: in questo senso la vera notizia è l’avvio delle discussioni con l’India, una delle principali potenze mondiali e uno dei paesi più inquinanti, sulla sua richiesta di adesione a pieno titolo all’Aie e l’annuncio della creazione di un centro di cooperazione regionale a Singapore per estendere l’impegno dell’Agenzia nel sud-est asiatico e oltre.

Il vertice, tra l’altro, ha avuto luogo pochi mesi dopo la Cop28 di Dubai, la conferenza sui cambiamenti climatici in cui quasi 200 governi hanno raggiunto un accordo chiave, in linea con l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C, sul progressivo abbandono dei combustibili fossili, sul triplicare la capacità di energia rinnovabile, raddoppiare i progressi nell’efficienza energetica e ridurre le emissioni di metano. In particolare, i leader riaffermano “l’importanza di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra, provenienti dalle catene di approvvigionamento internazionali di combustibili fossili, compreso almeno il 75 per cento delle emissioni di metano, in linea con lo scenario net zero emissions entro il 2050. In particolare, l’Agenzia internazionale per l’energia è convinta che sia possibile, con lo sforzo adeguato, riuscire a triplicare a livello globale la capacità installata di energia da fonti rinnovabili entro il 2030.

Prendendo atto del “significativo contributo dell’Agenzia alla politica globale sull’energia e sul clima” e nell’approfondire le relazioni dell’Aie (che oggi rappresenta quasi l’80 per cento del pil mondiale, e dunque anche la gran parte delle emissioni e del consumo energetico) con le economie in via di sviluppo, i ministri nel documento finale hanno invitato l’Aie a “continuare a mettere il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile insieme alla sicurezza energetica al centro delle sue attività e analisi”. Il testo finale invita inoltre l’Agenzia internazionale per l’energia ad assumere un ruolo guida nel garantire l’attuazione degli obiettivi fissati dalla Cop28: “Chiediamo all’Aie di continuare a monitorare e segnalare i nostri risultati rispetto agli impegni chiave, identificando gli ostacoli al progresso e fornendo ai membri e alla più ampia comunità globale raccomandazioni su come accelerare le nostre transizioni nazionali sicure e pulite verso l’energia”.

I colloqui per l’adesione dell’India

Altro risultato fondamentale è l’avvio ufficiale delle discussioni con l’India, in risposta alla richiesta avanzata dal governo indiano nell’ottobre 2023, per la futura adesione a pieno titolo all’Agenzia internazionale per l’energia da parte del gigante asiatico. I ministri hanno riconosciuto “l’importanza strategica” dell’India nell’affrontare le sfide globali sull’energia e sul clima. L’India è entrata a far parte della Famiglia IEA come Paese associato nel 2017. “L’India è la grande economia con la crescita più rapida del mondo. Una crescita sostenuta ha bisogno di sicurezza energetica e sostenibilità”, ha affermato il primo ministro indiano Narendra Modi in un discorso video ai partecipanti alla riunione ministeriale. “Sono sicuro che l’Aie trarrà beneficio quando l’India svolgerà un ruolo più importante al suo interno”.

In linea con gli sforzi dell’Aie per approfondire il proprio impegno con le economie emergenti e in via di sviluppo, i ministri dell’Energia e il governo di Singapore hanno annunciato la creazione di un nuovo centro regionale dell’Agenzia internazionale per l’energia a Singapore per aumentare l’impegno e l’impatto  nel Sudest asiatico. Seppur ancora lontana, la sola idea di una adesione dell’India va nella direzione auspicata, sempre nel documento finale, di aumentare gli investimenti nell’energia pulita nelle economie emergenti e in via di sviluppo, dove gli elevati costi di finanziamento e le difficoltà di accesso ai capitali stanno di fatto frenando le transizioni energetiche

Un altro punto su cui i leader si impegnano è quello di sviluppare un programma – su base volontaria, dunque non vincolante per i Paesi membri – per la sicurezza dei minerali critici, che cercherebbe di aumentare la sicurezza delle catene di approvvigionamento dei minerali cruciali necessari per le tecnologie energetiche pulite.

I (lunghi) paragrafi su gas, petrolio e nucleare

Tra i risultati del vertice hanno trovato però ancora ampio spazio i combustibili fossili: due lunghi paragrafi del documento finale infatti sono dedicati rispettivamente alla sicurezza del gas ella sicurezza petrolifera. L’Agenzia internazionale per l’energia ha sottolineato ancora una volta l’importanza della sicurezza dell’approvvigionamento petrolifero per l’economia globale e il ruolo chiave svolto dal sistema di stoccaggio del petrolio dell’Aie. I sistemi di cattura e stoccaggio (Css) di CO2 però non sono altro che una sorta di scorciatoia tecnologica, che piace all’industria fossile, perché permetterebbe di continuare a produrre energia senza rinunciare a estrarre e bruciare gas e petrolio. Del resto, il documento finale ammette che da qui al 2050 “sono necessari progetti convenzionali nel settore del petrolio e del gas”.

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Una raffineria di petrolio © Zuzana Gogova/Getty Images

Naturalmente, c’è anche il capitolo dedicato al nucleare, ormai sdoganato ufficialmente tra le energie pulite: il testo finale afferma che “quei paesi che scelgono di utilizzarlo ne riconoscono il potenziale come fonte di energia pulita che può ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, affrontare la crisi climatica e migliorare la sicurezza energetica globale. Questi paesi riconoscono l’energia nucleare come fonte di energia di carico di base, fornendo stabilità e flessibilità alla rete e ottimizzando l’uso della capacità della rete”. Su questo punto, non a caso, ha insistito il ministro italiano Pichetto Fratin, nella sua dichiarazione al termine dell’evento, dicendosi “particolarmente soddisfatto per aver insieme raggiunto un accordo su un testo condiviso sull’energia nucleare: sostenere la ricerca e l’innovazione in questo settore è un aspetto su cui l’Italia sta investendo con forza, anche in ambito G7. Crediamo infatti che il nucleare, attraverso le sue future incarnazioni come i piccoli reattori modulari e la fusione, potrà offrire un contributo significativo alla transizione energetica e per un futuro energetico sostenibile”. Non a caso infatti l’Italia ha istituito la piattaforma per il nucleare sostenibile: oggi come oggi, l’Italia collabora con il progetto francese Iter per la fusione ed è impegnata negli studi per la realizzazione di mini reattori.

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