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Gli scatti di Brassai, definito “l’occhio di Parigi”, in mostra a Milano
Gyula Halasz è il suo vero nome, ma per tutti è solo Brassai. Il fotografo naturalizzato francese — che in realtà francese non è — è stato definito l’occhio di Parigi, perché qui visse a lungo, considerandosi a pieno un suo cittadino e lasciando come testimonianza del suo profondo legame con la città, alcuni reportage
Gyula Halasz è il suo vero nome, ma per tutti è solo Brassai. Il fotografo naturalizzato francese — che in realtà francese non è — è stato definito l’occhio di Parigi, perché qui visse a lungo, considerandosi a pieno un suo cittadino e lasciando come testimonianza del suo profondo legame con la città, alcuni reportage in bianco e nero che descrivono con un’intensità e una poetica unica le peculiarità della capitale francese. La mostra “Brassaï. L’occhio di Parigi” ci porta tra le sue strade partendo da Palazzo Reale a Milano.
Non solo un fotografo: chi è Brassai
Quando si racconta di questo fotografo, i luoghi sono molto importanti. A tal punto che egli stesso decise di farsi chiamare per gran parte della propria vita con un nome che non è altro che quello della sua città natale: l’artista infatti è originario di Brasov — oggi in Romania ma a fine Ottocento ancora Ungheria — e Brassai altro non significa che “di Brasov”. Curioso anche perché quella terra Brassai la abbandonò da giovanissimo per trasferirsi a Parigi e di certo è per lo più considerato un fotografo francese. Questa città l’ha cambiato e ha dato riconoscibilità alla sua arte, non solo a quella fotografica grazie alla quale ha raggiunto la notorietà. Brassai infatti si cimentò in diversi ambiti a livelli altissimi: un suo film venne premiato nel 1956 con il Grand prix speciale della giuria come pellicola più originale al Festival di Cannes; pubblicò ben 17 libri, uno con la prefazione di Henry Miller; si dedicò anche al disegno. Tutto o quasi gli riusciva parecchio bene. Ma nell’arte fotografica eccelse. Il suo massimo lo raggiunse nel periodo tra le due Guerre che fu anche quello artisticamente “occupato” dai surrealisti ai quali però Brassai non aderì mai convintamente. La sua fotografia e l’immagine di Parigi che ci restituisce nei suoi scatti non è infatti quanto di più reale e concreto ci possa essere?
La Parigi di Brassai: luoghi e soggetti nei suoi scatti
Il bell’allestimento a Palazzo Reale ci fa credere di essere a Parigi, di passeggiare per le sue strade lastricate e talvolta bagnate dalla pioggia. Le luci sono soffuse, sono quelle dei lampioni cittadini accesi al calar del sole, le ombre che si creano sono soggetti perfetti per gli scatti di Brassai che non ne perde una di sagoma sul selciato. I giochi di luce tra monumenti e passanti sono tra gli attimi preferiti del fotografo ma non i soli. Girando di notte, infatti, gli incontri sono i più insoliti: innamorati appartati, artisti a fine turno, donne di strada. Un popolo vario che non rappresenta che la gente dell’epoca. Brassai si spingerà nei teatri, nelle sale da ballo e gli scatti che ne nascono sono dei veri e propri racconti: spesso gioca con gli specchi e ci fa vedere non solo ciò che è manifesto a tutti ma anche qualcosa in più, nascosto alla vi(s)ta superficiale. Talvolta le immagini sembrano cinematografiche, quasi dei set, dei fotogrammi. In tutti l’atmosfera è tangibile, il tratto riconoscibile. “La notte non mostra le cose, le suggerisce. Ci disturba e ci sorprende con la sua stranezza. Libera dentro di noi le forze che durante il giorno sono dominate dalla nostra ragione”, questo disse Brassai sul suo momento forse prediletto per scattare.
Esposte sono anche foto “altre” che ci portano altrove: bellissima una delle prime sale dove troverete scatti di natura morte dove è evidente la capacità tecnica del fotografo. O quanto di più vivo e carnale ci possa essere in un corpo di donna nudo e nelle sue rotondità. Notevole anche la sezione dedicata ai ritratti di artisti e intellettuali: Picasso per esempio chiese a Brassai di documentare il suo lavoro grazie alla macchina fotografica e non è il solo grande personaggio che immortalò: Salvador Dalì, Jean Cocteau, HeNri Miller, Samuel Beckett e molti altri.
Per noi la chicca in mostra sono certamente i suoi autoritratti disegnati e dipinti: cercateli e ammirateli. Hanno qualcosa di Lucian Freud che verrà.
La mostra “Brassaï. L’occhio di Parigi” è aperta sino al 2 giugno 2024 e il biglietto costa 15 euro.
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