Casa della farfalle. A Padova si toccano con mano

Un angolo di foresta tropicale dove vivono libere migliaia di farfalle. Non siamo in piena foresta amazzonica, ma alle pendici dei Colli Euganei, in Italia. Un progetto ventennale che ha fatto di un hobby per pochi uno importante strumento di conservazione.

Un progetto ventennale che ha fatto di un hobby per pochi uno importante strumento di conservazione

Il giardino dell?Eden, così viene chiamata la prima
?stanza? del giardino delle farfalle. Tra fiori e quadri
raffiguranti farfalle coloratissime, il solo rumore che si avverte
è quello del loro battito d?ali.

Sì, perché le farfalle sono libere di volare in
tutta l?area di quest?angolo di
foresta
tropicale.

Sono numerose le farfalle di origine tropicale
che nascono, crescono e muoiono in questo museo vivente, chiamato
“La Casa delle Farfalle”. Non è uno zoo, perché
l?habitat è stato ricreato ad hoc. Temperatura e
umidità elevate per tutto l?anno, svariate piante e fiori
tipici delle zone tropicali.

I bruchi arrivano direttamente dai Paesi d?origine dove vengono
coltivati dalla
popolazione del luogo
, in quella che può essere
definita una filiera corta.

Le crisalidi (così è definito lo stadio ultimo che
assume la farfalla prima di divenire tale), vengono poi fatte
crescere in apposite nursery visibili al visitatore. Una volta

completato il ciclo
la farfalla è poi libera di
svolazzare per il giardino per tutta la durata della sua ?breve?
vita (in media due settimane).

Colori sgargianti, dal rosso al blu, aposematici (di
avvertimento per i predatori in quanto velenosi), mimetismi
perfetti (la farfalla civetta, così chiamata per avere sul
dorso delle ali una colorazione e due occhi dipinti tipici di
questo uccello).

In poche parole, natura e biodiversità in tutta la loro
eleganza.

Ultimo progetto, aperto al pubblico da Marzo
2008, sarà Esapolis, un grande museo
vivente dedicato agli insetti, alle porte di Padova. Si tratta
della ristrutturazione della Stazione Bacologica Sperimentale,
fondata nel 1872, all’interno della quale si operavano ricerche
scientifiche sul baco da seta e da gelso.

Da sottolineare che gli interventi previsti a livello
architettonico ed ingegneristico, saranno ambientalmente
compatibili: si privilegerà l’uso di materiali che
richiederanno bassi consumi sia nella produzione che nello
smaltimento e che ottimizzeranno l’efficienza energetica della
struttura.

Sia per il riscaldamento che per la climatizzazione dei locali
verrà utilizzata, inoltre, l’energia
geotermica
, di cui questa zona termale è ricca.
Mentre una superficie di 500 mq di
pannelli fotovoltaici
, produrrà parte
dell’energia elettrica necessaria all’intera struttura.

Un progetto unico che, oltre a preservare il patrimonio storico
e naturalistico, darà un forte contributo per la
salvaguardia dell’ambiente, grazie all’utilizzo di
energie rinnovabili.


Rudi Bressa

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