C’erano alberi in corso Buenos Aires. Immagini di una Milano sparita
Imbocco di corso Buenos Aires, anni Trenta.
È il simbolo dello shopping, corso Buenos Aires, a Milano, ben prima della rincorsa di corso Vercelli. È il simbolo del traffico, è sempre congestionata. È il simbolo delle piste ciclabili di Aspettando Godot, che non arrivano mai. È il simbolo delle associazioni di negozianti che si oppongono a ogni suo miglioramento (salvo poi, come è successo in
Imbocco di corso Buenos Aires, anni Trenta.
È il simbolo dello shopping, corso Buenos Aires, a Milano, ben prima della rincorsa di corso Vercelli. È il simbolo del traffico, è sempre congestionata. È il simbolo delle piste ciclabili di Aspettando Godot, che non arrivano mai. È il simbolo delle associazioni di negozianti che si oppongono a ogni suo miglioramento (salvo poi, come è successo in via Dante, ricredersi). È il simbolo della speculazione edilizia, della cementificazione e dell’automobilizzazione che la metropoli – come forse tutte le città italiane – ha subìto dal primo Dopoguerra a Tangentopoli, grazie ai tanti assessori Zanchetta che si sono susseguiti. È il simbolo dello sradicamento della mobilità lenta dei tram, i cui tre binari sono stati divelti e dimenticati.
Ciò, nei fatti, non ha portato al miglioramento della qualità della vita, dato che nessuno oggi oserebbe affermare che corso Buenos Aires è vivibile.
Evidentemente fino agli anni Quaranta era impensabile un viale non alberato. Oggi, è il contrario
La riflessione, alla luce dell’emergenza smog che attanaglia Milano come tutte le grandi città del Nord in inverno, viene dalla contemplazione dell’atmosfera che le vecchie cartoline di una Milano sparita trasmettono, e non solo di corso Buenos Aires: gente che passeggia, tram paciosi, filari immancabili di alberi, piazze ariose, ordinate e verdi. Anche se in bianco e nero.
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