Cinemambiente 2021, i film vincitori da guardare in streaming

Dal dramma della scarsità d’acqua ai paradossi dell’industria della moda. Dalle meraviglie del Pianeta all’Italia dei veleni. Tutti i film premiati a Cinemambiente 2021 e disponibili in streaming fino al 13 ottobre.

La siccità, la sete e i cambiamenti climatici che in modo sempre più incalzante minacciano la sopravvivenza dei popoli. Gli enormi paradossi che si celano dietro il mondo della moda. Le grandi responsabilità che i Paesi più ricchi e inquinanti oggi sono chiamati ad assumersi per invertire la rotta suicida di un progresso tossico. Ci sono tutte le urgenza dei nostri tempi nei film premiati a Cinemambiente 2021, il festival organizzato dal Museo del Cinema di Torino che da 24 edizioni porta in sala il meglio del cinema ambientale internazionale, diventando insieme cassa di risonanza e propulsore di conoscenza e buone pratiche.

The Ants and the Grasshopper
The Ants and the Grasshopper, vincitore del premio Dalla Terra alla Terra Biorepack © Cinemambiente

Un’edizione, questa, che per molti è stata anche l’occasione di tornare nelle sale cinematografiche dopo il lungo buio della pandemia e che, come ogni anno, si è trasformata in un’occasione di incontro, dibattito e presa di coscienza sul reale stato di salute del nostro Pianeta e dei suoi abitanti anche nei suoi angoli più remoti. Per sei giorni, dall’1 al 6 ottobre, Torino è tornata così ad accogliere spettatori, registi ed esperti all’ombra della Mole Antonelliana, con appuntamenti e proiezioni che ora continuano anche in streaming gratuitamente fino al 13 ottobre sulla piattaforma OpenDDB (con prenotazione da effettuare attraverso il sito www.cinemambiente.it).

Marcher sur l'eau
Il film Marcher sur l’eau ha ricevuto il premio Asja Energy per il miglior documentario della sezione internazionale a Cinemambiente 2021© Cinemambiente

Cinemambiente 2021, i film vincitori della 24esima edizione

Ecco i film scelti dalle giurie ufficiali del festival della 24esima edizione di Cinemambiente.

Marcher sur l’eau, miglior documentario internazionale

Ad aggiudicarsi il riconoscimento più importante di Cinemambiente 2021, il Premio Asja Energy per il miglior documentario della sezione internazionale, è stato il film Marcher sur l’eau della regista francese di origine maliana e senegalese Aïssa Maïga, ambientato in un villaggio nel nord del Niger, in una delle zone più colpite al mondo dal riscaldamento globale. Qui ogni giorno la quattordicenne Houlaye cammina per chilometri coi suoi coetanei per procurare l’acqua necessaria alla sua famiglia e rinunciando persino al diritto di andare a scuola. La beffa è che sotto i loro piedi scorre una falda acquifera di migliaia di chilometri quadrati che solo grazie al sostegno della Ong Amman Imman: Water is life sarà possibile costruire un pozzo e affidare la gestione della rete idrica alla comunità locale.

Raccontata con empatia e con una “bellissima fotografia del deserto”, Marcher sur l’eau ha convinto i giurati anche per “la narrazione sviluppata nel linguaggio del luogo, l’immedesimazione nella vita dei protagonisti e nella quotidianità di un villaggio vista dagli occhi di una quattordicenne e scandita dal cambio delle stagioni”. Immagini coinvolgenti che hanno richiesto alla regista un lungo periodo di lavoro e permanenza all’interno della comunità, come lei stessa ha raccontato commossa durante il collegamento streaming della premiazione. “Io sono emigrata dall’Africa quando ero molto piccola e ho avuto occasioni che tante persone di lì non avranno mai”, ha raccontato Maïga. “Con questo film ho voluto dare voce alle persone dimenticate per cercare di rendere loro un po’ di giustizia”.

Focalizzato su una storia esemplare per comprendere le enormi criticità del sistema alimentare mondiale Marcher sur l’eau è stato inserito anche all’interno di una selezione del festival dedicata al progetto internazionale Food Wave – Empowering Urban Youth for Climate Action, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i giovani in merito all’importanza di pratiche sostenibili di produzione e consumo alimentare.

Out of sight out of mind (Aus den Augen aus dem Sinn), miglior cortometraggio internazionale

Se il cibo è senz’altro uno dei più potenti fattori di cambiamento, sono tanti i settori che necessitano di un cambio di paradigma radicale. Tra i primi della lista c’è il mondo della moda, e in particolare della fast fashion: la seconda industria più inquinante sul pianeta, nonché tra le prime per consumo energetico e risorse naturali. A raccontarlo in modo insolito e incisivo, portandoci all’interno di un cento di smistamento e riciclo di abiti usati, è il cortometraggio Aus den Augen aus dem Sinn (Lontano dagli occhi lontano dal cuore) della giovanissima regista tedesca Anna-Maria Dutoit che, avvisata della vittoria, è arrivata in auto da Monaco con la mamma per ritirare il Premio Terna per il miglior cortometraggio. A convincere i giurati “l’uso di una sapiente messa in scena che pone la figura umana in secondo piano, riducendola a una mera voce fuori campo” e “una fotografia in bianco e nero che appiattisce gli appariscenti colori della moda” che hanno permesso alla regista di “porre l’accento su un problema ambientale certamente quasi del tutto sconosciuto alla maggioranza delle persone: la non riciclabilità dei prodotti della fast fashion”.

The Ants & the Grasshopper , premio Dalla Terra alla Terra

“Quando vuoi che qualcuno cambi atteggiamento, devi andare da lui e spiegargli il problema”. Con questa convinzione, Anita Chitaya, una tenace attivista del Malawi, lascia il suo Paese, duramente colpito dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, per andare negli Stati Uniti a bussare alle porte di agricoltori e scettici del clima. In uno dei Paesi simbolo della crisi ambientale si scontra così coi paradossi e i problemi mai risolti della società americana: dal divario ricchi-poveri alle disuguaglianze razziali e di genere. È questo il contenuto di The Ants & the Grasshopper inserito nella selezione Food Wave del festival e diretto dal regista e produttore Zak Piper e dall’economista inglese Raj Patel, esperto della crisi alimentare mondiale e riconosciuto come il più autorevole rappresentante della filosofia della condivisione.

A loro è andato il premio Dalla Terra alla Terra promosso da Biorepack dedicato al film in concorso “che meglio illustra le problematiche legate alla terra, al suolo, ai suoi problemi e alle soluzioni possibili per proteggere la salute umana, salvaguardare la biodiversità e garantire la sicurezza alimentare”. Un premio accolto con grande entusiasmo dai registi che hanno deciso di devolvere i tremila euro in palio per aiutare gli agricoltori del Malawi, colpiti dall’emergenza climatica.

Animal, premio Iren del pubblico

Scelto come film di apertura e in gara tra i documentari internazionali, Animal, film del regista scrittore, poeta e attivista francese Cyril Dion, ha conquistato il premio del pubblico, assegnato dagli spettatori del festival. Già presentato all’ultimo festival di Cannes, il film vede protagonisti della pellicola i due giovani attivisti Bella Lack e Vipulan Puvaneswaran, che per sette mesi hanno girato il mondo insieme al regista per cercare di andare alla radice delle cause dei cambiamenti climatici, intervistando esperti, scienziati, economisti e politici. Un viaggio alla scoperta del mondo esterno, che si rivelerà un processo di scoperta di se stessi e dell’essere umano: quell’ “animal” del titolo che i due ragazzi capiranno di dover ancora imparare a conoscere più di tutti gli altri.

Legacy, premio speciale Movies Save the Planet

Un film “dedicato alle nuove generazioni”. Così il fotografo e regista francese Yann Arthus-Bertrand ha presentato a Torino il suo ultimo film, Legacy. Dopo Home, Human e Woman, l’autore, famoso per i suoi meravigliosi reportage aerei che hanno permesso a milioni di persone di guardare i più bei paesaggi della Terra immortalandoli dal cielo, torna con un’opera dal fortissimo impatto emotivo. Partendo dalla sua lunga esperienza in Africa a contatto coi leoni negli anni ’70 e poi in giro per il mondo, con i suoi innumerevoli progetti, Bertrand ripercorre la storia dell’umanità e del suo progresso sul Pianeta. Una storia affascinante raccontata con affetto ed estrema lucidità, per arrivare ai nostri giorni, alle soglie di quell’era geologica che la scienza ha definito Antropocene. Un’era plasmata dalle azioni umane, così incisive da aver innescato processi che stanno trasformando la faccia della Terra. Un film che tutti dovrebbero vedere, per capire dove siamo arrivati e perchè. E così da poter tornare il prima possibile a usare bene quelle armi che da sempre hanno determinato il progresso dell’uomo sulla Terra: l’intelligenza e la cooperazione.

L’Italia dei veleni, verità scomode di cui non si può più fare finta di niente

Una grande novità dell’edizione 2021 di Cinemabiente è stata la sezione Made in Italy, una vetrina di 40 film con cui gli autori italiani ci offrono uno specchio sfaccettato del nostro presente, scavando una superficie sotto la quale difficilmente siamo abituati a guardare. Particolarmente interessante è la docu-inchiesta Io non faccio finta di niente, con cui la giornalista Rosy Battaglia ricostruisce, con una sorta di instant movie, sei anni di lotte portate avanti dalla comunità di attivisti bresciani per cercare di fare luce e trovare soluzioni all’enorme problema degli sversamenti illegali che per decenni hanno contaminato terreni e falde della loro città e provincia e in particolare l’indagine che ha portato al sequestro dell’azienda Caffaro, colpevole di aver riversato nei terreni bresciani Pcb, cromo, mercurio e altri veleni.

“Quello che mi colpì subito di questi movimenti e associazioni fu vedere che invece di lasciarsi schiacciare dalla situazione, trovavano la forza di reagire e di richiamare con estrema sollecitudine gli enti di controllo, per cercare di tutelare la salute di tutta la collettività”, spiega la giornalista che da quel momento inizia a seguire questi cittadini reattivi per tutto il Paese, firmando il documentario La rivincita di Casale Monferrato (altro esempio di comunità resiliente che non si è arreso al dramma dell’eternit) e dando vita all’associazione e al progetto di civic journalism Cittadini reattivi. Un vero e proprio crowdmapping per indagare sui siti inquinati in Italia e mappare le buone pratiche.

Con l’aiuto di questo strumento e con telecamera sempre pronta, Rosy Battaglia per anni ha filmato in presa diretta incontri e manifestazioni, seguendo i protagonisti di queste lotte civiche, che hanno fortemente contribuito ad accendere i riflettori su una storia rimasta a lungo sepolta. “Io non sono una regista”, ha raccontato emozionata la giornalista alla presentazione del film a Cinemambiente. “Il documentario era stato pensato come restituzione alle comunità e senza l’ambizione di essere proiettato al cinema”. Ma il ruolo che svolge questo film va al di là dei suoi meriti tecnici, capace com’è di raccontare con linearità una storia che non ha trovato (quasi mai) posto sui media nazionali. Una storia coperta da un velo di omertà con cui il Paese preferisce non infangare la reputazione di un nord virtuoso, ma che evidentemente non è poi così lontano dalla Terra dei fuochi.

Con questa docu inchiesta Rosy Battaglia mostra come ognuno di noi possa davvero portare il cambiamento nella società, in contrapposizione con quell’immobilità ancora diffusa nel nostro Belpaese. Un Paese che conta ufficialmente (ad oggi) 42 siti nazionali contaminati e dove le operazioni di bonifica vanno spesso a rilento, ostacolate da burocrazie e interessi.

Una situazione affrontata anche un altro documentario presentato nella sezione Made in Italy, Il fiore in bocca di Andrea Settembrini, Valeria Civardi che hanno puntato le loro telecamere su un Salento inedito e lontano da quell’immagine da cartolina cui siamo abituati. Una terra bellissima che nel suo sottosuolo cela 270 siti di rifiuti di ogni genere e discariche abusive, dove le sostanze tossiche hanno portato ad avere un tasso d’incidenza tumorale che è tra i più alti d’Italia e d’Europa. Una verità troppo “scomoda e pericolosa per un’area che vive e sopravvive grazie al turismo estivo”, come spiegano i registi, ma che suscita un profondo interrogativo anche morale. I registi in questo caso lo affrontano non attraverso un’inchiesta, ma raccontando le conseguenze di questa situazione, attraverso storie personali di sofferenza e malattia.

Due opere tra loro molto lontane, ma che scoperchiano un problema enorme per il nostro Paese, di fronte al quale non è più possibile fare finta di niente.

Tutti i film sono disponibili in streaming fino al 13 ottobre.

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