Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Da Roma a Milano, il consumo di suolo non si ferma nemmeno con la pandemia
Una ricerca dell’Ispra evidenzia come il consumo di suolo rappresenti ormai un’emergenza nazionale: nelle due città persi oltre 4mila ettari in 14 anni.
Neanche la pandemia arresta il consumo di suolo. Se nei mesi più duri dell’emergenza sanitaria si erano registrate ricadute positive sulla qualità dell’aria, non si è riscontrata alcuna frenata per un fenomeno in costante ascesa. E che, soprattutto nelle grandi città, rappresenta ormai una vera emergenza. A raccogliere i dati è stato l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), nell’ambito del progetto europeo Soil4life che vede coinvolti Legambiente come capofila, Cia, Ccivs, Crea, Ersaf, Politecnico di Milano, Roma Capitale e Zelena Istra, con l’obiettivo di promuovere l’uso sostenibile del suolo in quanto risorsa strategica e non rinnovabile.
Aree edificate al posto delle campagne e del verde urbano
L’analisi ha confrontato l’area metropolitana di Milano e il comune di Roma. Tra il 2006 e il 2020, nella prima sono stati consumati 2.153,2 ettari di territorio, mentre nella capitale fenomeno ha riguardato 2.023,66 ettari. Negli ultimi 14 anni il tema ha assunto una notevole importanza non solo sotto il profilo scientifico e ambientale, ma anche dal punto di vista sociale e politico. E gli ettari di suolo consumati per far posto alla crescita delle aree edificate delle due principali città italiane non sono mancati, neanche con l’emergenza Coronavirus: sono stati oltre 123 gli ettari consumati nella capitale tra il 2019 e il 2020, mentre nell’area metropolitana del capoluogo lombardo sono stati impermeabilizzati 93,54 ettari.
Complessivamente la percentuale di suolo ormai perso nel comune di Roma è pari al 24 per cento del totale, con un consumo pro-capite di 108 metri quadrati per abitante; nella città metropolitana di Milano, invece, il dato sale fino al 32 per cento. La scelta del confronto tra comune di Roma e area metropolitana è nata da due considerazioni di fondo: le due principali città italiane sono molto diverse tra loro, in termini di storia, sviluppo urbanistico e confini amministrativi. Il comune di Milano è molto più piccolo di quello di Roma, sia per superficie che per popolazione: per avere un aggregato simile a quello della capitale, almeno in termini di dimensioni, occorre guardare all’area metropolitana di Milano, almeno così come è definita all’interno dei confini dell’ex provincia.
La legge sul consumo di suolo non è più rinviabile
C’è poi un’altra considerazione importante, come ha spiegato Michele Munafò, dirigente di ricerca e responsabile scientifico per Ispra del progetto Soil4Life: “Guardando i dati emerge chiaramente come la gran parte del consumo di suolo degli ultimi 15 anni si concentri, nel caso della città metropolitana di Roma, all’interno dei limiti del comune centrale (quasi la metà, con una tendenza alla crescita negli ultimi anni), mentre la situazione opposta si verifica a Milano, dove il 90 per cento del consumo dello stesso periodo avviene nei comuni di cintura e non nel comune capoluogo (che negli ultimi due anni ha un consumo di suolo bassissimo, con un’evidente tendenza alla riduzione). Nei due comuni le percentuali di superfici già consumate sono molto diverse – Milano 58 per cento contro il 23,5 per cento di Roma – per questo nel comune lombardo il poco suolo naturale rimasto andrebbe tutelato con molta attenzione. Basti pensare che a Milano ogni residente ha oggi a disposizione poco più di 50 metri quadrati di aree non consumate, a fronte dei 350 metri quadrati per abitante disponibili invece nella capitale”.
La legge contro il consumo di suolo – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente che è capofila del progetto Soil4Life – è una riforma non rinviabile, prevista anche dal Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr) e l’Italia la aspetta da troppi anni. Ora occorre impedire che la ripresa post-pandemica inneschi dinamiche speculative ai danni dei suoli liberi, cosa che stiamo già osservando nelle nostre campagne con la proliferazione di capannoni per la logistica e l’e-commerce. Il suolo è centrale per la transizione ecologica: occorre introdurre una speciale tutela per i suoli intatti, siano essi di foresta, di pascolo o zone umide, perché oggi sappiamo che questi sono i più preziosi giacimenti di carbonio organico e biodiversità del nostro paese”. Nella video-inchiesta si raccontano le diverse problematiche che investono il tema della gestione e del contenimento del consumo di suolo nelle due città italiane: dalla pianificazione agli impatti della logistica nei territori coltivati, fino alla necessità di una legge che freni il fenomeno e favorisca la rigenerazione urbana.
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